Spettacolarizzazione dell'abominio
di Riccardo Paccosi - 25/05/2025
Fonte: Riccardo Paccosi
SPETTACOLARIZZAZIONE E AUTOCOMPIACIMENTO DELL'ABOMINIO IN ISRAELE E NEI SUOI SOSTENITORI
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La prima volta che partecipai a una manifestazione pro-Palestina, fu nel 1987. Da allora, sono sempre stato dalla parte di quel popolo che subiva uno condizione di apartheid, ma senza mai metterci troppo entusiasmo.
Mi infastidivano, infatti, certi discorsi sul "distruggere l'entità sionista" e, nei primi anni duemila, iniziai a provare un sentimento di distanza a causa della trasformazione del movimento palestinese in senso islamista a discapito dell'impronta socialisteggiante delle origini.
Se oggi, dunque, perfino una persona come me, che sull'argomento ha avuto sempre posizione moderata, prova immediata repulsione nel vedere una bandiera israeliana o la kippah in testa a un politico, evidentemente tutto è andato molto, troppo oltre.
E non si tratta solo del numero di bambini morti in quanto tale, ma anche della narrazione neo-barbarica che sta accompagnando e rivendicando la mattanza genocida.
Nel corso del Novecento, l'Occidente ha realizzato o promosso massacri su massacri, ma sempre dissimulandone il senso dietro una patina formale di "civiltà".
In questa fase che ho definito altrove Era Hyboriana del Capitalismo, invece, sudetta patina sfuma via disvelando un approccio neo-barbarico, improntato alla brutalità conclamata e autocompiaciuta.
E così, abbiamo sentito i tifosi di calcio israeliani inneggiare all'uccisione di bambini palestinesi, la tv israeliana ospitare compassati dibattiti sul tema se sia stato il caso o meno di sodomizzare i prigionieri, parlamentari di quello stesso paese affermare che ogni bambino palestinese è un nemico.
A quest'orgia di istinti abominevoli ostentati in bella mostra, non potevano non associarsi gli esponenti del Partito Repubblicano americano: il deputato Lindsey Graham e il senatore Randy Fine hanno in questi giorni enunciato la necessità di utilizzare la bomba atomica contro Gaza. Il secondo dei due - la faccia da maiale che vedete nella foto - ricevendo su Twitter l'immagine d'un bambino neonato morto e col corpo straziato sotto le macerie, ha commentato: "Molto ben fatto. Grazie della foto".
Ora, posso anche ricordare che in questi giorni a Tel Aviv gruppi di cittadini israeliani stanno manifestando contro il massacro impugnando cartelli con su scritto "Palestinian lives matter": certamente a loro va ogni solidarietà, ma non si può non tenere conto anche del fatto che il 70% dell'opinione pubblica israeliana si stia dicendo favorevole al genocidio.
A gettare benzina sul fuoco dell'antisemitismo - quello vero, non quello di cui si lagna Netanyahu - che per forza di cose prima o poi esploderà, è anche il doppiopesismo del mainstream intorno alla morte della giovane coppia di funzionari israeliani assassinata negli Stati Uniti. Si sottolinea, infatti, che i due "stavano per sposarsi" come dimenticando che anche i bambini palestinesi morti avevano una vita davanti a loro.