Sul piano metapolitico, al cuore della crisi spirituale del nostro tempo
di Matteo Mazzoni - 29/06/2025
Fonte: Matteo Mazzoni
La civiltà 'europea' si salva attraverso due assi. L'asse materiale Berlino - Mosca, e l'asse spirituale Roma - Teheran. Il primo si muove su un principio al 'rosso', il secondo su un principio 'bianco'.
L' unità di intenti tra Germania e Russia è lo spettro che terrorizza gli anglosassoni dai tempi di MacKinder.
È vero che oggi la Germania si avvia verso un riarmo che fa paura, perché ci prepara tutti a guerre più o meno fredde e ci espone a future difficoltà economiche. Ma esiste anche l'eterogenesi dei fini. Oggi la Germania è governata da un cancelliere partorito direttamente dal sistema finanziario. Ma domani?
L' inversione degli ordini è esemplificata da questo dominio del finanziario. Da un principio di autorità - sia esso guelfo o ghibellino - avente le proprie radici in una dimensione spirituale, si passa alla parodia aristocratica, rappresentata da questa casta di super-mercanti, che abbiamo visto sfilare a Venezia.
Sul piano metapolitico, al cuore della crisi spirituale del nostro tempo si manifesta una frattura profonda e spesso occultata: quella tra l’ebraismo tradizionale, fedele alla propria dimensione metafisica, e l’ebraismo sionista, intriso di attivismo secolare e messianismo deviato.
Al centro di questa opposizione vi è un antico monito talmudico, denso di significato iniziatico e ordine sacrale: le Tre Promesse o Shevuot, tratte dal Talmud babilonese (Ketubot 111a).
Questo passo, apparentemente oscuro per il lettore moderno, rappresenta in realtà una delle colonne portanti della spiritualità ebraica nella sua forma più autentica, e al tempo stesso una condanna implicita delle derive moderne.
Tre giuramenti:
-che Israele non torni in massa nella Terra Promessa con la forza,
-che non si ribelli alle nazioni del mondo,
-che le nazioni stesse non opprimano Israele oltre misura (monito, questo, agli altri popoli).
Queste tre disposizioni costituiscono, nel loro insieme, una barriera simbolica posta a protezione dell’ordine sacro: l’uomo non può prendere con la forza ciò che appartiene solo alla Grazia; la redenzione non può essere anticipata per via politica o militare; il ritorno in Terra Santa è subordinato al compimento del disegno divino, non all’iniziativa mondana.
Il sionismo moderno, sia nella sua variante laica che in quella pseudo-religiosa, rappresenta una violazione esplicita di queste promesse. La fondazione dello Stato di Israele nel 1948, lungi dall'essere un compimento profetico, si presenta piuttosto come una parodia della redenzione, costruita sull'azione umana, sulla forza delle armi e su un nazionalismo che nulla ha a che fare con la spiritualità vera. Gli esponenti dell’ebraismo tradizionale - in particolare le correnti chassidiche come Satmar, e i gruppi rabbinici come Neturei Karta - hanno denunciato fin dall’inizio questo sovvertimento come un attentato contro l’ordine divino, un tentativo blasfemo di imporre alla Shekhinah un ritorno prematuro.
La definizione è stata data ed è chiara: lo stato di Israele è una bestemmia del nome di Dio.
In tale prospettiva, le Tre Promesse non sono semplici ammonimenti morali o precetti legali, ma sigilli iniziatici che delimitano il confine tra fede e idolatria politica, tra attesa e usurpazione. Esse esprimono la verità profonda che il ritorno alla Terra non è un diritto da rivendicare, ma un dono da accogliere; che la sovranità spirituale non può sorgere da una fondazione umana.
Contrapposto a questo orizzonte sacrale è il sionismo, che assume dunque la forma di una controiniziazione.
Diciamolo di nuovo: il sionismo religioso si pone nel campo della controiniziazione.
La quale infatti va definita come l'uso improprio dell' iniziazione a fini materiali o comunque oscuri, degeneranti in una 'rottura ontologica di livello' verso il basso.
Va da sé che, per agire in campo controiniziatico, si deve avere un crisma iniziatico. Per questo organizzazioni come Chabad Lubavitch e affini, sono più colpevoli degli esecutori materiali stessi degli esiti violenti della controiniziazione.
Qui si intende parlare di un processo spirituale invertito, che si maschera di simboli sacri per condurre verso la disintegrazione interiore e la sovversione dell'ordine.
La controiniziazione finge la trascendenza, ma conduce alla dispersione, alla confusione e alla dominazione mondana. Essa si serve dei linguaggi religiosi, ma li piega ad uno scopo inferiore: l'instaurazione di un potere umano al posto di un regno spirituale.
Il wahabismo, nato nel XVIII secolo con Muhammad ibn Abd al-Wahhab, rappresenta una rottura radicale con la Tradizione islamica ortodossa. Si fonda su una interpretazione letteralista e giuridica del Corano e della Sunna, rigettando ogni forma di esoterismo, compreso il sufismo, e perseguitando ogni culto dei santi, delle tombe e delle vestigia sacre.
Ma ciò che ne accrebbe la potenza non fu solo la carica iconoclasta, bensì l'alleanza con il potere temporale. Fu infatti il colonialismo britannico a favorire l'ascesa del wahabismo come strumento di destabilizzazione dell'Impero Ottomano e di neutralizzazione del potenziale spirituale dell'Islam tradizionale.
Un sospetto ancor più inquietante grava su tale alleanza: la possibilità che i Sahud, monarchi dell' Arabia appunto detta Saudita, alleati di al-Wahhab, appartenessero ai Donmeh.
I Donmeh erano seguaci di Shabbetai Tzvi, un falso messia del XVII secolo che, dopo essere stato costretto a convertirsi all'Islam, creò un sincretismo segreto in cui i suoi seguaci si professavano esteriormente musulmani, ma internamente aderivano ad una gnosi ebraica di stampo antinomico. Molti storici e analisti ritengono che queste reti abbiano agito come agenti dissolutivi all'interno del mondo islamico, distruggendone dall'interno la verticalità iniziatica. Scholem cita l'esempio dei Giovani Turchi, infiltrati dai Donmeh. Lo stesso genocidio armeno è da imputarsi in ultima analisi a loro.
Ripetiamolo: la controiniziazione si riconosce dai suoi esiti. Non solo nel campo individuale, ma anche sul piano storico-politico.
Gaza è la rappresentazione plastica dello stato attuale dell' ebraismo.
Per quel che riguarda il cristianesimo, il dispensazionalismo, sviluppato nel XIX secolo da John Nelson Darby, si diffuse rapidamente nel mondo anglosassone, soprattutto negli Stati Uniti. La sua dottrina suddivide la storia in "dispensazioni" divine e prevede una lettura millenaristica e letterale dell'Apocalisse. Il ritorno degli ebrei in Palestina è considerato una condizione necessaria per la seconda venuta di Cristo, alimentando un sostegno ideologico e finanziario pressoché incondizionato allo Stato di Israele. Ma questa visione è una parodia della speranza cristiana: trasforma l'attesa orante in una strategia geopolitica, l'interiorità sacramentale in un programma di accelerazione storica. Anche qui, come nel wahabismo e nel sionismo, la spiritualità è sacrificata sull'altare dell'efficacia.
Questa triade (wahabismo e simili, sionismo ed evangelismo) rappresenta i tre centri a partite dai quali il male si irradia nel mondo. Che nello scacchiere odierno si esplicano geopoliticamente nell' alleanza tra anglo-americani, monarchie del Golfo, entità sionista.
A fronte di queste derive contro-tradizionali, si erge il nucleo autentico delle tre religioni abramitiche, sia nella loro forma ortodossa, sia nelle loro forme più propriamente iniziatiche.
L'ebraismo tradizionale, che riconosce l'esilio come condizione spirituale ed il ritorno alla terra promessa come un evento miracoloso, non politico o militare.
Il cristianesimo tradizionale, che attende la seconda venuta di Cristo nella quiete orante.
L'islam tradizionale, soprattutto nella sua forma sciita e nelle confraternite sufi, che attendono il Mahdi come restauratore dell'ordine divino.
Esse condividono un' antropologia spirituale fondata sul sacrificio e sull'interiorità, contrapposta al culto moderno economicistico dell'efficienza, della conquista e della redenzione politica.
Sono quanti? Dieci? Dodici anni che lo scrivo?
Le tre religioni abramitiche, nella loro forma più regolare, rappresentano un argine alla Sovversione. E dovrebbero perciò fare fronte comune. Avendo a grandi linee le stesse concezioni in campo etico, oltre che condividendo una visione metafisica della vita e dell' universo.
Il tradizionalismo integrale può essere uno strumento tra i tanti possibili. Non necessariamente il prescelto.
Qui sorge il problema. Il fatto che le tendenze controiniziatiche hanno probabilmente già parassitizzato a livello eggregorico le forme più ortodosse.
L' ebraismo sembra irrimediabilmente perduto, fatta eccezione per pochi nuclei. Eppure ha ancora a disposizione i più profondi sistemi per la trascendenza. Ma quante larve oggi sono pronte a parassitizzare chi si inoltra per quelle vie?
Il cristianesimo, salvo forse l'ortodossia, ha espulso le forze iniziatiche dal corpo essoterico. E questo ne determina una crisi maggiore rispetto alle controparti, e sicuramente anche il ruolo maggiormente deleterio a livello metapolitico sembra affidato proprio a quelle forze che un tempo furono cristiane. Ne risentono anche di più le organizzazioni iniziatiche stesse, alle quali è mancato di sotto ai piedi il terreno essoterico.
L' Islam non se la passa meglio, ed è sotto attacco sia dall' esterno che dall' interno.
Avanza inoltre un quarto mostro, figlio del nichilismo inteso nella sua accezione peggiore: il transumanesimo.
Il transumanesimo è un'altra forma di escatologia distorta. Mira all' oltre-uomo, e all' adorazione di una pura potenza, che però agisce in sostituzione della potenza divina.
È il mostro di domani, che sorge da quel laicismo che è la putrefazione larvale delle tradizioni regolari.
Questo il fondo delle lotte più che metapolitiche che si dispiegano intorno a noi.
Sono lotte escatologiche, nel senso etimologico del termine.
Il cristiano, quando è ancora cristiano - puramente e semplicemente - dovrebbe essere consapevole di tutto questo. Dovrebbe essere consapevole del fatto che il cristianesimo è in essenza 'apocalittica'.
Il cristianesimo è apocalittico o non è. Semplicemente.
Naturalmente il cristiano non deve forzare la fine dei tempi, compiendo malamente il salto della barricata, ma deve molto più semplicemente prepararsi ad essa, purificandosi. Le stesse forme iniziatiche regolari non sono altro che un processo di dignificazione e di purificazione.
Ci sono due forme escatologiche che debbono essere trattate. L'escatologia universale e l'escatologia individuale. Queste corrispondono alla piccola Guerra Santa e alla grande Guerra Santa dell'Islam.
Su questi due fronti è necessario battagliare.