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Sulle reazioni all'omicidio di Charlie Kirk: una prospettiva

di Antonio Catalano - 13/09/2025

Sulle reazioni all'omicidio di Charlie Kirk: una prospettiva

Fonte: Antonio Catalano

Non è un caso, il mondo liberal globalista è una voce unanime sull’assassinio di Kirk. Siccome questi era antiabortista, a difesa dei valori cristiani, della famiglia, critico dell’ideologia green, di quella gender e addirittura “no vax” be’ se l’è cercata, come ripetono quasi un coro Odifreddi, Michele Serra, Ferrari (“Avvenire”), Saviano… della serie chi semina vento raccoglie tempesta. Insomma, il mondo che viene classificato come sinistra lo ritiene il prezzo più o meno giusto da pagare per chi osa mettere in discussione la dottrina del neoliberismo progressista. 
Rimane impossibile per costoro capire che Charlie Kirk non è un caso isolato, non è l’escrescenza cancerosa che basta recidere, Kirk è la risposta al rullo compressore del totalitarismo liberal globalista che prevede la disintegrazione di qualsiasi forma di identità che ne metta in discussione i suoi dogmi. La questione non è quindi condividere o meno il pensiero del giovane uomo brutalmente assassinato, ma capire che Kirk è solo una risposta alla degradazione sociale, alla distruzione di qualsiasi legame “tradizionale”. Seminava male? Giusto quindi eliminare il seminatore, che aveva la cattiva abitudine di tenere incontri pubblici nei quali invitava tutti a intervenire, a dir la propria, a contestarlo, poi lui replicava? Viene il dubbio che chi pensa di seminare bene non ha la forza argomentativa, oltre che morale, di sostenere una dialettica del genere. Non gli rimane quindi che l’eliminazione, anche fisica, del fastidioso “nemico”.  
Oltre i “moderati”, quelli del se l’è cercata, ci sono i duri e puri, quelli che rivendicano orgogliosamente l’eliminazione fisica del 31enne americano, i quali esultano e addirittura pubblicano una foto in cui Kirk è messo a testa in giù, con la macabra scritta “-1”. Secondo questi miserabili «oggi è un giorno meno buio».
Questi sono quelli di “Cambiare rotta”, organizzazione giovanile afferente all’adulta “Rete dei comunisti”. A leggerne il programma, ci si rende facilmente conto come di comunismo in senso classico non rimane che l’autocertificazione, per il resto è fuffa riciclata del volgare pensiero globalista. E fa un certo che vedere come il comunismo sia diventato l’orpello del fronte capitalistico più aggressivo e guerrafondaio che grazie a questi “antifa” insofferenti a qualsiasi dialettica politica e sociale, che preferiscono la tacitazione anche fisica delle voci ritenute inammissibili (dalla loro agenda fluid-gender-green…), concede loro spazi di visibilità nelle campagne funzionali al sostegno della propria visione del mondo.
Il comunismo di costoro coincide con il globalismo, per cui, al di là dei toni usati, le finalità sono le stesse: distruzione di qualsiasi resistenza che possa metterne in discussione i suoi fanatici, e distopici, presupposti ideologici. Non c’è un tema, che sia uno, in cui costoro si differenziano nella sostanza dalla l’agenda globalista: cambiamento climatico su base antropico, sostegno al regime psico-pandemico, gender, attacco alla famiglia “tradizionale” e alla mascolinità tossica, demonizzazione dell’eterosessualità se poi bianca non ne parliamo, propaganda dell’immigrazionismo… il tutto condito da una retorica buonista e antifascista per cui ciò che non si riconduce a quell’agenda tout court è fascista. Ecco perché possono permettersi di fare un po’ il comodo loro in tante circostanze, godendo per questo di protezioni altolocate che tollerano con compiacimento anche certe “esagerazioni”. 
Verrebbe da dire: povero comunismo! Specialmente considerando le sterminate masse di proletariato internazionale che in nome di questo hanno lottato e sparso il sangue: per la dignità del lavoro, per la dignità della propria famiglia, per l’affrancamento dallo sfruttamento, per la liberazione delle proprie patrie (“patria o morte!”). Comunque la si pensi, questa è la Storia del secolo scorso. In nome del comunismo si sono ottenuti dei grandi balzi sul piano della dignità sia sociale che nazionale. Ma i processi storici non sono lineari, e spesso si concretizzano in eterogenesi dei fini. 
Per cui oggi si rende necessario mettere a punto, elaborare, una teoria sociale che sappia far tesoro di tutto il Novecento e si concretizzi nell’affermazione della sovranità popolare, qualcosa di simile a quel che diceva Lenin più di un secolo fa: autodeterminazione dei popoli. Il globalismo è dall’altra parte, dalla parte della decomposizione, della disintegrazione, della guerra. È trans e post umano.