Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Un messia per la guerra

Un messia per la guerra

di Marco Della Luna - 09/07/2025

Un messia per la guerra

Fonte: Italicum

Trump stamane ha bombardato l'Iran, in aiuto a Israele.  Moltissimi ebrei hanno poco o punto interesse per i loro miti nazionali di popolo eletto, altri praticano la religione in senso formale oppure spirituale; ma vi sono alcune forti  fazioni "nere", devianti, fortemente suprematiste, razziste verso tutti i gentili, orientate allo sterminio e al sacrificio umano, e soprattutto operanti per far accadere quanto prima la guerra definitiva, Armageddon, che dovrebbe portarle al dominio sul mondo intero. Queste fazioni messianiche (Lebovitzer, Chabadaisti, Frankisti e altre) guidano i governi Netanyahu, Merz, Starmer, Macron, Ursula, e hanno forte presenza anche dentro la famiglia Trump. Stanno lavorando per la terza guerra mondiale, che adesso si sta facendo un pericolo molto concreto. Il loro è un messianesimo apocalittico, distruttivo. Per molti sionisti religiosi, la fondazione dello Stato di Israele nel 1948 e gli eventi successivi, come la Guerra dei Sei Giorni del 1967 (con la riconquista di Gerusalemme), sono passi fondamentali verso la redenzione messianica. Essi credono che questi eventi siano un adempimento delle profezie bibliche relative al ritorno del popolo ebraico nella sua terra ancestrale e all'era del Messia. Il Talmud promette ad ogni israelita 2800 servi gentili. La Bibbia descrive la conquista della terra promessa e la fondazione del primo stato ebraico come una serie di campagne di conquista e genocidio su ordine del loro Elohim (leggete il Pentateuco, se ne dubitate). Oggi si tratterebbe solo di bissare quell’operazione, sempre in linea con Elohim. Ma. siccome gli israeliti sono circa 15 milioni e i gentili circa 8 miliardi, per rispettare quella proporzione gli israeliti dovrebbero purtroppo ridursi a 2,8 milioni.
Questa prospettiva messianica si lega a visioni della "guerra finale", un concetto che ha radici nell'escatologia ebraica, in particolare nelle profezie bibliche di Gog e Magog (contenute nel Libro di Ezechiele e nell'Apocalisse). Queste profezie descrivono una grande battaglia che avverrà alla fine dei tempi, in cui le nazioni del mondo si raduneranno contro Israele, per poi essere sconfitte da Dio, aprendo la strada all'era messianica di pace universale e alla ricostruzione del Tempio di Gerusalemme. Alcuni gruppi israelitici credono che azioni militari o conflitti possano "accelerare" l'arrivo del Messia e l'instaurazione dell'era messianica. In questa visione, la guerra non è solo un evento inevitabile, ma può essere un mezzo divino per purificare il mondo e portare alla piena rivelazione della sovranità di Dio. La percezione di un "accerchiamento" o di una minaccia globale contro Israele può essere interpretata come un segnale dell'avvicinarsi della guerra di Gog e Magog, rafforzando la convinzione che gli eventi attuali siano parte di un piano divino più grande. Il controllo completo e indiscusso sulla Terra di Israele, inclusi i territori contestati, è spesso visto come un prerequisito per l'arrivo del Messia e la costruzione del Terzo Tempio. Questo può portare a posizioni estreme riguardo all'espansione territoriale e alla gestione dei conflitti. Al contrario, gli ebrei autenticamente ortodossi sostengono che sia stato un sacrilegio ricostituire lo Stato ebraico prima dell’avvento del Messia, e che tale stato perciò debba perire – di nuovo la guerra.
In generale, quando prometti a un popolo, a un gruppo, anche a un singolo, di farli diventare speciali e superiori agli altri per conoscenza, per potenza o per valore, ti seguiranno in ogni disvalore, non capendo che, al contrario, poiché si sono resi debitori verso di te del loro stesso valore, si sono resi inferiori. Ti pagheranno gli interessi col sangue degli altri. E’ la psicologia dei popoli eletti.
Alcune voci nemiche di Israele, oggi rinfocolate dalla denuncia fatta nella Beth Knesset da una parlamentare ebrea di torture rituali sui bambini, accusano i giudei di praticare sacrifici di bambini. Siffatti sacrifici erano comuni a tutti i popoli del Vicino Oriente, compresi i punici di Cartagine, e anche in Israele si praticarono, ma vi furono banditi circa 3.000 anni fa, ufficialmente. Salvo che in tempi cristiani si è detto che li praticavano ancora, su bambini cristiani. E qualche conferma si trova nel saggio di Ariel Toaff, figlio dell’allora rabbino capo di Roma, “Le Pasque di sangue” (Il Mulino, 2007), che li attesta fino a tempi dolorosamente recenti. A Trento si ricorda Simonino, un bambino cristiano della cui uccisione sacrificale furono accusati gli ebrei locali. Per fermare la strage di bambini in Palestina suggerisco quindi di smettere di parlare di genocidio e invece ripristinare il culto di San Simonino martire, di Trento, culto abolito dal papa nel 1965 per fare amicizia con l'ebraismo. Poi si dovrebbe porre i bambini palestinesi sotto la protezione di Simonino.
Il rischio di guerra mondiale è aumentato dall’instabilità finanziaria e morale degli USA. L'Impero del Dollaro produce montagne di dollari, ma non il valore ad essi corrispondente, necessario per comperare all'estero ciò che non produce, quindi va in giro per il mondo a prenderlo da altri paesi. Dai Paesi "amici" lo prende attraverso il controllo politico e la minaccia di dazi se non comprano vendendogli armi e gas a prezzo multiplo rispetto a quello russo, oppure mandando al potere i governi di collaborazionisti. Dagli altri paesi lo prende con la minaccia o la forza delle armi. Una notevole differenza tra i democratici e Donald Trump è che i primi usano i paesi vassalli per conquistare le risorse di altri paesi, mentre il secondo vuole mangiare direttamente le risorse dei paesi vassalli quali il Canada, il Messico, l'Unione Europea. Quando Trump dice che moltiplicherà i dazi e l'estrazione di shale gas e imporrà agli alleati di spendere di più per le armi, intende proprio questo. Dal punto di vista USA, i paesi liberi sono quelli che si aprono ai capitali USA e permettono al dollaro di agire liberamente.
La più grande economia del mondo è molto pericolosa: per sostenere le sue enormi spese militari, il disavanzo commerciale, il debito interno, la montagna di titoli tossici, essa crea moneta per un valore nominale multiplo della ricchezza reale che produce, quindi deve coprire la differenza andando a prendere ricchezza reale nel resto del mondo: l'oppio in Afghanistan, il petrolio in Iraq, le risorse agricole e minerarie dell'Ucraina. Ora che queste ultime gli scappano, propone di prendere sotto la sua moneta il Canada e il Messico. Ma sono solo soluzioni provvisorie. Occorre prendere qualcosa di più sostanzioso. Il problema dell’indebitamento sarebbe risolvibile diversamente, alla radice, con una riforma monetaria e contabile, ma, come il clero del Dio fonte di ogni bene non può rinunciare all'inferno, così il clero delle banche fonte di ogni denaro non può rinunciare all’uso dell’indebitamento. Pertuttociò, Trump può essere spinto alla guerra dall'esigenza di far passare in secondo piano i problemi interni di inflazione, impoverimento, debito pubblico ed estero fuori controllo. Vuole sostituire il presidente della Fed per abbassare il tasso di interesse, ma ciò accrescerebbe l'inflazione e il rendimento del debito pubblico. Motivo ulteriore per scatenare la guerra e cavalcare un'economia di guerra.
I recenti sviluppi nel Medio Oriente, la sconfitta dell'Iran e della Russia, segnano una ulteriore vittoria non degli Stati Uniti o dell'Occidente, bensì del conglomerato di potere finanziario transatlantico, che ancora una volta ha allontanato il multipolarismo. Quest'ultimo è stato respinto perché ha sbagliato, attaccando gli Stati Uniti e Israele, cioè se l'è presa con stati nazionali geografici, anziché contro il suddetto conglomerato, che non consiste in entità materiali, ma essenzialmente in un metodo di governo attraverso la signoria monetaria e finanziaria, ma anche culturale. E che ora ha trasformato la Siria e in un paese  liberista aperto al pieno sfruttamento.
Non esiste una pace giusta, così come non esiste un fisco giusto: esistono un fisco e una pace del più forte. E non esistono soluzioni diplomatiche quando lo scontro è su questioni esistenziali e di sicurezza. Non sono cose negoziabili. Vince il più forte, scrive la storia a modo suo, e la sua vittoria è la nuova legalità internazionale. Come sempre.
Affamare i palestinesi, attirarli da sotto le rovine con offerte di cibo e fare il tiro al piccione quando escono e si avvicinano per mangiare: ecco il nuovo sport. Anche i Giapponesi facevano cose simili nella guerra del 1937 contro la “subumana” popolazione civile della Cina. Adesso non ci proverebbero più.
La lotta israelo-palestinese è una lotta incondizionata e bilaterale (seppure molto asimmetrica) di sterminio etnico; quindi non ha senso accusare di crimini; notevole differenza tra le due parti, è che una ha innervato il terrorismo dell'altra, mentre l'altra non lo fa. A un livello più profondo, il conflitto israelo-palestinese, con tutti i suoi eccessi, è una chiara dimostrazione della intrinseca conflittualità suprematista propria del monoteismo. Una conflittualità che si manifesta più intensamente quando accade il conflitto appunto è tra due incarnazioni del monoteismo. Israele continua a vincere sul piano tattico, almeno fino a questo scontro con l'Iran, ma a non risolvere il suo problema strategico di sicurezza quindi di qualità della vita per gli abitanti. Il governo israeliano ha prescritto alle compagnie aeree di ostacolare gli israeliani che vogliono lasciare il paese, e che pare che siano il 40 per cento della popolazione rimasta. I monoteismi si combatteranno a colpi di missili, e i loro dei, da creatori del mondo, si volgeranno nei suoi distruttori. La soluzione che molti israeliani adottano è, per l’appunto, quella logica di emigrare, e il governo cerca di trattenerli: infatti, se questa soluzione venisse adottata in massa, non avrebbe più senso mantenere lo stato ebraico pagando il prezzo che esso costa, e si dovrebbe restituire il suo territorio ai discendenti dei suoi vecchi occupanti palestinesi. Ma strategicamente l'avamposto Israele è irrinunciabile per il sistema di potere occidentale.
Consiglio, tutto sommato, di non giudicare moralmente i due popoli o due °ismi che si combattono in Terra Santa. In primo luogo perché è una lotta tra ottenebrati che non comprendono ciò che fanno e perché lo fanno. Ottenebrati innanzitutto dai loro miti e dai valori simbolici di quella terra. In secondo luogo perché la comprensione sociologica, politologica, psicologica avviene solo fuori dal giudizio morale, e non ha senso applicare categorie morali ai fatti di politica internazionale o nazionale, o a quelli commerciali.
Con oltre 50.000 civili uccisi a Gaza e nuovi entusiasti arruolati in Hamas che superano i militanti eliminati da Israele, e con il nuovo fronte della Cisgiordania, la soluzione di due popoli e due stati appare oggi più assurda che mai. I due popoli staranno in guerra finché saranno a contatto. Chi la propugna è uno sciocco o finge di esserlo. Il territorio dell’ipotetico palestinese non ha fonti di acqua, non ha continuità territoriale, e sarebbe controllato da organizzazioni terroristiche strumentalizzabili da Israele per creare le condizioni (mediante qualche clamoroso attentato) invaderlo e annetterlo definitivamente.
Se nel dopoguerra lo Stato di Israele fosse stato costituito nel Sud America, come era stato proposto, ad oggi esso, grazie alla trascurabile capacità di resistenza di quei popoli alla superiore capacità pratica degli Ebrei, avrebbe sottomesso il mondo intero. Invece, insediatosi in un territorio dove è stretto tra popoli islamici ostili, che gli resistono anche a costo di estremi patimenti, al massimo riuscirà ad estendersi sino all' Eufrate e al Sinai.
L'operazione più perfidamente antisemita della storia è il modo in cui è stato costituito il moderno Stato di Israele, un modo che ha condannato i suoi abitanti a un perpetuo stato di allarme, di insicurezza e di conflitto. All’indomani dell’Olocausto, gli promettevano un rifugio, e gli hanno invece costruito una trappola. “Venite, cari fratelli ebrei, dopo tanto patire, a fondare il vostro stato nazionale nella terra promessa! Sarete finalmente al sicuro!” Solo gente ipnotizzata dalla superstizione poteva credere che avrebbe mai vissuto in sicurezza dopo aver scacciato gli arabi dalla Palestina usando la forza delle armi e il terrorismo (Irgun). Infatti sono ancora in guerra dal 1948, e molti di loro stanno emigrando per cercare la sicurezza altrove. Se Lord Rothschild, capo del movimento sionista per la ricostituzione dello stato ebraico, avesse voluto dare loro una terra in cui vivere in pace, avrebbe usato le sue immense risorse finanziarie non per pagare le guerre di conquista e pulizia etnica, bensì per comperare la sovranità politica su quella terra pagandola ai Palestinesi. Ma egli voleva e pianificava uno stato ebraico permanentemente in guerra, attraverso cui Washington controllare il Canale di Suez, il Mar Rosso, i campi petroliferi, il Mediterraneo Orientale. E lo ha costruito.
Oggi dobbiamo fare i contri con la realtà pragmatica: la situazione israelo-palese è antinomica, in quanto da un lato lo stato ebraico è stato costituito su un territorio tolto illegittimamente ai palestinesi, precedenti occupanti (e la risoluzione dell’ONU è solo una proposta, priva di effetti vincolanti), dall'altro lato è proprio così che spesso si costituiscono gli stati, sicché se si dovesse annullare lo stato ebraico per quella ragione, bisognerebbe annullare anche altri stati, come gli USA.
Sionisti e palestinisti paiono proprio masochisti nel loro ostinarsi a vivere nella guerra e nei disagi per aggrapparsi a una terra di pessima qualità e povera; in realtà, sono pedine sacrificali di un gioco ordito sopra le loro teste. Chi accusa Israele di crudeltà e di massacrare i bambini (cosa che Israele effettivamente fa), dimentica i genitori palestinesi che mandavano i loro bambini con la cintura esplosiva a farsi saltare in aria assieme ai bambini ebrei, per la fede. Non erano sacrifici umani ad Allah? E chi assolve Israele, dimentica che i suoi estremisti condividono la demonìa cananea dei loro colleghi palestinesi e le obbediscono. Trump, dicendo che se Hamas non libera tutti gli ostaggi, Israele deve scatenare l'inferno, si esprime con esattezza: l'inferno è quello in cui entrambi hanno dentro, nella la psiche. Tempo fa, la RAI, dopo il filmato dei soldati israeliani che mitragliano i 15 medici e paramedici sulle autoambulanze, ha mandato in onda l'intervista a un colono ebreo della Cisgiordania, gongolante perché la popolazione palestinese era stata scacciata, così che gli ebrei potevano finalmente prendersi la terra che gli aveva assegnato il loro Dio, il quale forse è anche il nostro, ma non è chiaro. Quella terra è arida, brulla, pietrosa: un inferno. Bella conquista! Complimenti! Scannarsi per essa è da manicomio.
Quanto segue non viene riportato, ovviamente, ai nostri mass media, per non scatenare sentimenti politicamente scorretti e intralcianti, ma l’83% degli israeliani è favorevole alla pulizia etnica in quanto resta della Palestina, e in Israele si fanno apertamente discorsi e programmi razzisti e genocidiari. I fanciulli vengono educati a percepire gli arabi come subumani (meno noi europei siamo sempre inferiori, ma meno inferiori degli arabi), quindi il passo psicologico per sterminarli come parassiti è brevissimo. E, realisticamente, dopo quanto è successo, se lo Stato di Israele non rinuncia ad esistere, non può far altro che quello!
Il problema dei Palestinesi si ridurrà, nel tempo, a dove collocare quelli che Israele non riuscirà ad uccidere durante la già decisa, completa annessione della striscia di Gaza e della Cisgiordania. Nessuno li vuole, anche perché saranno inviperiti dalle stragi e dallo sloggiamento, e penseranno solo a vendicarsi organizzando operazioni terroristiche. Si proverà a pagare qualche governo dittatoriale affinché li prenda sul suo territorio, ma sarebbe una presenza destabilizzante dal punto di vista politico (come già sperimentato in Libano e nel Kuwait), quindi anche quel governo cercherebbe di eliminarli. Intanto, i palestinesi assediati dagli israeliani a Gaza stanno forse provando ciò che provavano gli ebrei assediati dai nazisti nel ghetto di Varsavia. Chissà se anche gli assedianti israeliani stanno provando ciò che provavano gli assedianti nazisti.
Ricostruire? Se ricostruiamo Gaza con i palestinesi dentro, sarà un invito irresistibile per Israele a distruggerla nuovamente. Se volete che i palestinesi lascino Gaza, semplicemente lasciateli vivere un annetto là, tra le rovine, con scarsità di acqua, viveri, servizi, scuole, e abbondanza di raids israeliani, vedendo i loro bambini morire di stenti; poi offrite loro un ricollocamento buono e dignitoso e sicuro. Non è legale per il diritto internazionale, ma il diritto internazionale è subordinato ai rapporti di potenza, la quale lo interpreta e poi fa le sentenze. Io comprendo il governo Netanyahu. Al punto in cui sono arrivate le cose, la scelta per gli ebrei di Israele è allontanare i palestinesi e tutti gli arabi intorno, oppure andarsene loro stessi dalla regione. La seconda opzione è strategicamente inaccettabile soprattutto per gli Stati Uniti, perciò Trump ha tolto le sanzioni contro i coloni ebrei colpevoli di terrorismo a danno dei palestinesi.
I Palestinesi già oggi avrebbero tutto l’interesse pratico a farsi ricollocare in un luogo lontano, un luogo meno infelice, dotato perlomeno di acqua e di un porto. A farsi costruire infrastrutture e abitazioni decenti. Del resto, anche se si ricostruisse Gaza per loro, chi pagherebbe per la ricostruzione di Gaza, già ricostruita con i nostri soldi in passato, in modo che possa essere distrutta un'altra volta? Se si optasse per ricostruire Gaza, io farei firmare a Israele una promessa scritta di ricostruire a propria spese quanto eventualmente in futuro distruggerà nuovamente. Promessa assistita da fideiussione a prima richiesta del governo tedesco. Scherzo, naturalmente. Perché Israele, non potendo ribombardare, userebbe invece i gas – lo suggerisce la stessa assonanza con "Gaza."
Rising Lion: così ufficialmente si chiama la guerra di Israele contro l'Iran: il leone di Giuda, rampante con le grinfie e la lingua rosse. Rosse come le chiome di re David e degli altri del suo particolare aplogruppo. Come l'intervento dell'Unione Europea a sostegno di Kiev ostacola le trattative per la pace tra Washington e Mosca, così l'attacco di Israele all'Iran ha frustrato le trattative per il nucleare tra Washington e Teheran.
 Le vicende degli ultimi tempi hanno il merito di aver reso visibile dove sta il centro di comando del mondo democratico. Israele è per gli Stati Uniti ciò che la City è per il Regno Unito. La messianica élite di Tel Aviv ha il pieno controllo su Washington, su Bruxelles e sulla NATO, sull'euro e sul dollaro; è pronta all'olocausto mondiale.  In Occidente non si governa se non si asseconda Israele.
Le intelligences statunitense e francese, in linea con l’AIEA, ammettono che l'Iran non stava preparando la bomba atomica, quindi l'attacco di Netanyahu era ingiustificato; ciò non di meno Trump, dichiarando che stavano per fare la bomba atomica in due settimane, manda in zona i suoi superbombardieri e intima all'Iran di arrendersi, pena distruzioni molto maggiori: ha gettato la maschera, c'è Washington dietro il Rising Lion di Netanyahu. La guerra mondiale si avvicina.
Ogni stato che si rispetti pratica il terrorismo, il giustizialismo e il moralismo. Gli Stati fanno tutte le cose illecite e immorali che gli tornano utili, di nascosto; usano la legalità e la moralità per legittimare sé stessi e le proprie azioni, e per delegittimare gli altri e le loro azioni.
Il Sudafrica porta Israele in tribunale per il genocidio dei palestinesi, gli Stati Uniti accusano il Sudafrica di genocidio dei bianchi e fornisce a Israele le armi per fare ciò che sta facendo. Da sempre, qualsiasi cosa Israele faccia, anche le più mostruose, Washington lo appoggia incondizionatamente (solo John Fitzgerald Kennedy si era opposto, ed è stato eliminato). Israele e USA hanno una matrice decisionale comune, sottostante, molto sottostante, che ha congegnato l'attuale struttura federale degli USA , lo stesso sionismo, la rivoluzione russa, e per nostra disgrazia anche l'Unione Europea con l'Euro. Chiunque critichi lo Stato di Israele viene a sua volta accusato di antisemitismo, seguendo la vincente direttiva di Abba Eban, mentre proprio lo Stato di Israele è il massimo strumento di antisemitismo in quanto con esso si sono condannati milioni di ebrei a vivere male, accerchiati, sempre minacciati e attaccati da popoli ostili circostanti. Da Washington a Buenos Aires, da Roma a Berlino e a Budapest, l'acritico ossequio che Netanyahu riceve nonostante tutto ciò che fa, dimostra che egli è parte di una vera superpotenza mondiale. Il prudente presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato che è disumano affamare un popolo, ma niente ha dichiarato sul fatto che continuiamo a fornire le armi a chi lo  affama, perciò anche noi siamo disumani, a meno che quel popolo sia composto di esseri subumani. Dobbiamo decidere: se non vogliamo essere disumani anche noi, dobbiamo convincerci che quelli che muoiono di fame sono subumani, magari demoni.
La precondizione per essere indipendenti è avere un deterrente nucleare intercontinentale. Cioè missili e persone ci entri continentali con testata nucleare. Gli stati che lo hanno godono di una certa indipendenza, gli altri sono sotto schiaffo, specialmente se cedono il controllo della propria Cyber Security ai servizi segreti stranieri. Il governo israeliano ha in pugno lo Stato Italiano da quando Giorgia, nel 2023,  gli ha affidato con un appalto la Cyber Security nazionale. Adesso deve obbedire in tutto (forse glielo ha imposto Trump come condizione per “proteggerla” dai nemici europei e giudiziari). Comunque sia andata, ora noi siamo una base di Netanyahu l'invincibile. Netanyahu, avendo in mano la Cyber Security italiana, è in grado di ricattare tutti quelli che contano in Italia, inclusi certi uffici giudiziari. Quindi non aspettatevi alcuna debolezza verso i palestinesi o gli iraniani, aspettatevi invece dura repressione nelle piazze e nell'informazione, e continue forniture di armi. Sì, l’Italia è un paese colonialista: pratica con coerenza il colonialismo passivo.
Anche gli Ayatollah sono stati perfetti per il piano di Netanyahu: hanno dichiarato subito che avviavano l’arricchimento dell’uranio e hanno addirittura messo nella Costituzione che l’Iran deve distruggere Israele. Così hanno legittimato l’attacco di Israele. Se vuoi davvero distruggere Israele, non lo dichiari per 45 anni, ma arricchisci l'uranio in silenzio, simulando indifferenza verso Israele, e quando sei pronto colpisci. L'ultimo Shah, Reza Pahlevi, in una intervista disse che era stata la Lobby sionista a organizzare la sua cacciata da parte degli Ayatollah.
La politica internazionale è come una partita di pallanuoto che viene decisa non dai lanci di superficie ma dai calci sott'acqua. E tutti fanno finta di non vedere che l'acqua è rossa di sangue. I presidenti Woodrow Wilson e Franklin Delano Roosevelt vinsero le elezioni promettendo di tenere gli USA fuori dalle guerre europee mentre già tramavano per coinvolgerli. Trump ha vinto promettendo la pace in Ucraina entro un giorno e di tenere gli USA fuori da ogni guerra . Vuole battere Wilson e Roosevelt in doppiezza?. Non è però che siano stati tutti e tre in malafede, bensì è che i presidenti USA sono uomini di facciata, che millantano di avere potere decisionali che invece hanno altri, sopra di loro. Altri, a cui i presidenti debbono obbedire.
Letto su un muro: “I milioni di ebrei sterminati dal nazismo erano brava gente, a differenza dei pochi ebrei che finanziavano il nazismo.” E anche: “Alla fine rimarranno solo due. Ma non due highlanders, bensì due popoli, a contendersi il dominio esclusivo del mondo in una guerra terminale: i due popoli invincibili: cinesi ed ebrei”.  E noi altri, che fine faremo? Già nel 2019 il sito di studi geostrategico australiano Deagel pronosticava per la fine del 2025 un calo della popolazione italiana di 20 milioni di unità e maggiori cali percentuali per Gran Bretagna, Germania, Francia e USA. Abbiamo dapprima pensato che sarebbe stato l’effetto della pandemia, poi che ci avrebbero pensato i vaccini. Ma Deagel evidentemente prevedeva una guerra nucleare con la Russia, in cui la Russia perdeva pochissima popolazione. Cioè vinceva la guerra. Però ultimamente mi fanno presente che una guerra nucleare, oggi, ucciderebbe poche persone, perché si servirebbe di missili chirurgici.  Finalmente una guerra mondiale è di nuovo possibile! Lo si deve ai missili ipersonici ad effetto asteroide, che non hanno testate esplosive ma fanno una distruzione di scala nucleare però pulita, semplicemente con la forza cinetica dell'impatto al suolo. Ma anche alle armi nucleari sono tanto precise e intelligenti, da distruggere solo i bersagli che devono colpire, minimizzando i danni collaterali e il fallout. Insomma, la guerra nucleare mondiale non è più quella fine del mondo che ci figuravamo nel secolo scorso, ma, grazie al progresso, si è fatta eco-sostenibile. Forse per grazia del Messia che sta arrivando.
P.S. Tra i due simulanti il terzo non gode. Si è subito diffusa la voce che le bombe di Trump abbiano fatto poco danno, che egli abbia eseguito la missione perché era pianificata da tempo e perché doveva accontentare Netanyahu e la lobby sionista statunitense, che controlla la maggioranza in ambo i rami del parlamento, oltre ai massmedia (quindi all'opinione pubblica). Trump ha fatto quanto gli chiedevano: ha bombardato l'Iran - sia pur con effetti dubbi ma non gravi. Poi ha fatto una grande propaganda vantando le portentose capacità militari degli USA e ha detto che si ferma qui. Teheran ha ricambiato con qualche tiro di mortaio e di missile preannunciato contro due basi USA, senza far danno ma montando in patria un grande battage propagandistico. E continuando a colpire Israele, che pare stia esaurendo i suoi missili, perché Donald ha tagliato i rifornimenti. Poi Donald dice che devono smetterla entrambi, Israele e Iran. Quando BiBi ha pregato per lui al muro del pianto, forse gli ha mandato qualche accidente; però poi, privato del sostegno di Washington, ha dovuto accettare la deescalation: per questa volta, l'Apocalisse gli è sfuggita di mano.