Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Zbigniew Brzezinski: “esportare rivoluzione” e cambio di regime

Zbigniew Brzezinski: “esportare rivoluzione” e cambio di regime

di Caleb T. Maupin - 01/06/2017

Zbigniew Brzezinski: “esportare rivoluzione” e cambio di regime

Fonte: Aurora sito

Le osservazioni del presidente Barack Obama all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 28 settembre 2015 affrontavano in maniera difensiva i critici della politica estera statunitense: “Non è una cospirazione di ONG sostenute dagli Stati Uniti a denunciare la corruzione e alzare le aspettative delle persone nel mondo; sono tecnologia, social media e irriducibile desiderio di decidere su come si viene governati”. Eppure non è un segreto che CIA e National Endowment for Democracy finanzino dissidenti e violente proteste nel mondo negli ultimi cinque decenni, sperando di creare instabilità e cambi di regime. E anche se Zbigniew Brzezinski non veniva nominato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’ombra dello stratega globale si proiettava sui processi dell’ente. Mentre Stati Uniti ed alleati tentavano di difendere o chiarire la politiche ereditate da Brzezinski, gli oppositori degli Stati Uniti nel mondo le denunciavano con forza. Il Presidente Vladimir Putin confrontava la politica estera statunitense dell’amministrazione Obama a quella dell’ex-Unione Sovietica dicendo: “Sembrano comunque non aver appreso dagli altrui errori, continuando a ripeterli, e così continua l’esportazione delle rivoluzioni, questa volta della cosiddetta democrazia“, descrivendo i risultati del sostegno statunitense ai cosiddetti “rivoluzionari” in Libia e Siria: “Invece del trionfo della democrazia e del progresso, abbiamo avuto violenze, povertà e disastri sociali. Nessuno bada ai diritti umani, compreso il diritto alla vita. Non posso fare a meno di chiedere a chi ha causato ciò: capisci cos’hai fatto? Ma temo che nessuno risponderà“.

Droghe, soldi sauditi e rivoluzioni della CIA
L’ascesa al potere di Zbigniew Brzezinski da ideatore della politica estera statunitense va attribuita soprattutto alla sconfitta statunitense da parte del Fronte Nazionale di Liberazione del Vietnam. Dopo anni di bombardamenti e guerra che uccisero milioni di vietnamiti, oltre a 58000 militari statunitensi, gli Stati Uniti furono costretti a ritirarsi dall’Asia del Sud-Est. Alla luce di questa storica sconfitta, fu riconsiderata la strategia della guerra totale con i bombardieri B-52, il napalm e il dispiegamento di truppe nei conflitti coreano e vietnamita. Durante la sua presidenza, Jimmy Carter perdonò chi fuggì in Canada per evitare la coscrizione militare, accolse il Presidente cinese Deng Xiaoping con un lungo viaggio nel Paese e tentò di presentare una nuova immagine della società statunitense. Durante la campagna presidenziale, Carter si definì seguace di Brzezinski, e successivamente accolse il famoso stratega polacco-americano alla Casa Bianca come suo primo consigliere. La strategia di Brzezinski consisteva nell’utilizzare la CIA al posto del Pentagono creando instabilità e caos per abbattere i governi che sfidavano Washington. Come ha recentemente notato il Presidente Putin, Brzezinski agì consapevolmente copiando lo stile retorico della politica estera dell’Unione Sovietica e ritrasse gli Stati Uniti non come imperialisti, ma come “filo- rivoluzionari” che combattevano per i “diritti umani”. Brzezinski diresse l’amministrazione Carter nell’adottare le strategie che respinsero l’amministrazione Johnson e altre nella guerra fredda. Si vantò in un’intervista del 1998 di aver creato “la trappola afgana” dell’Unione Sovietica, finanziando i violenti insorti religiosi per combattere il Partito democratico popolare quando prese il potere in Afghanistan. Al fine di rendere meno evidente il sostegno statunitense a tali forze l’Arabia Saudita fu usata come mediatrice. Il ricco imprenditore Usama bin Ladin fu l’organizzatore chiave dei mujahidin in Afghanistan, prendendo in silenzio soldi e armi statunitensi, denunciando con forza la “decadenza” della società occidentale e chiedendo il ritorno al salafismo. A differenza della guerra del Vietnam, gli sforzi statunitensi per destabilizzare e far cadere il Partito Democratico Popolare dell’Afghanistan si diffusero nel mondo. Ciò va accreditato ai media statunitensi. Fu documentato da New York Post e Columbia Journalism Review che la CBS News diffuse immagini fasulle per rafforzare l’immagine dei mujahidin. Paul Fitzgerald e Elizabeth Gould, i primi giornalisti statunitensi che ebbero il permesso di entrare in Afghanistan dopo il 1979, descrissero la copertura della guerra afgana nei media occidentali come “lotta alla Rambo dei santi guerrieri contro l’impero malvagio“. Gli aspetti meno romantici e glamour della guerra, come 2 milioni di morti e 6 milioni di profughi furono ignorati. La maggior parte della sinistra che protestò contro la guerra del Vietnam negli Stati Uniti e in Europa fu attratta dalla romantica immagine alla Che Guevara dei “guerrieri santi” nei monti afghani. Nel frattempo, la minoranza radicale che denunciava i mujahidin fu etichettata “stalinista” e “sovietofila”. Con la scusa dell'”aggressione sovietica all’Afghanistan“, Carter riprese la coscrizione dei giovani negli Stati Uniti, boicottò le Olimpiadi del 1980 e aumentò la spesa militare. Parlando a MintPress News, Sara Flounders, co-direttrice dell’ex-Centro di azione internazionale del procuratore generale Ramsey Clark, osservava che l’intervento statunitense in Afghanistan non fu, come creduto ampiamente, una risposta all’azione sovietica: “va ricordato che Brzezinski si vantò che l’intervento statunitense avrebbe anticipato l’assistenza sovietica al governo afgano nel 1979”. Quando gli fu chiesto se deplorava l’alleanza con bin Ladin, Brzezinski rispose: “Quell’operazione segreta fu un’idea eccellente. Ebbe l’effetto di trascinare i russi nella trappola afgana e vuole che mi rammarichi? Il giorno in cui i sovietici attraversarono il confine scrissi al presidente Carter: ora abbiamo l’opportunità di dare all’URSS la sua guerra del Vietnam. Infatti, per quasi 10 anni Mosca condusse una guerra insopportabile per il governo, un conflitto che provocò demoralizzazione e infine la caduta dell’impero sovietico“.
Brzezinski ebbe la medaglia presidenziale della libertà nel 1981 e continuò a svolgere un ruolo importante nella definizione della politica estera statunitense dell’amministrazione Reagan. Durante tale periodo, gli Stati Uniti continuarono la politica afghana di Carter e sostennero anche gli insorti che combattevano i sandinisti. I media statunitensi presentavano le forze addestrate dalla CIA in Nicaragua come “combattenti per la libertà” mentre massacravano interi villaggi. L’Arabia Saudita era ancora il “mediatore”, trasferendo soldi e armi ai combattenti antigovernativi filo-Stati Uniti in Nicaragua. “L’estensione delle politiche omicide di Brzezinski per la destabilizzazione massiccia, armando mercenari religiosi reazionari e signori della guerra ed infiammando le fratture settarie, tribali e culturali in Afghanistan, sono ora politica standard statunitense”, osserva Flounders. Un’altra tattica utilizzata nei piani di Brzezinski in Nicaragua e Afghanistan era il narcotraffico. I campi di papavero germogliarono in Afghanistan e la cocaina attraversava l’America Centrale. È ampiamente dimostrato che l’intelligence statunitense garantì agli alleati la partecipazione al narcotraffico per trarre altri finanziamenti e destabilizzare ulteriormente Afghanistan e Nicaragua. L’impatto di Brzezinski su America centrale e Afghanistan non fu affatto piccolo. Se i campi di papavero furono soppressi dai taliban alla fine degli anni ’90, dall’invasione statunitense l’Afghanistan è diventata la capitale dell’eroina mondiale. I Paesi invasi dagli Stati Uniti in America Latina come Messico, Guatemala e Honduras sono afflitti dai “narcos” e dalla violenza che circonda il traffico di droga, possibile esclusivamente con le armi degli Stati Uniti. Inoltre, Flounders osserva: “Negli ultimi 35 anni queste divisioni e tattiche di regola hanno creato milioni di rifugiati in Asia centrale e occidentale e in Africa settentrionale“.
Oltre America Latina e Asia Centrale, Brzezinski consigliò la CIA e la sua NED ad operare nell’Europa orientale corteggiando giovani alienati. Il National Endowment for Democracy fu creato nel 1983, come spiega Gerald Sussman dell’Università di Stato di Portland nel suo studio sull’organizzazione: “A differenza della CIA, le estese operazioni del NED all’estero creano opportunità per gli operatori politici che non devono assumere vite e identità finte“. Il NED è un ente privato anche se le sue azioni sono dirette dalla CIA per promuovere gli interessi economici delle corporazioni statunitensi. Sotto la direzione di Brzezinski, giovani artisti e scrittori che criticavano i governi socialisti del Patto di Varsavia furono finanziati e promossi, esaltando l’alienazione nell’ambito del processo che culminò nella caduta dei governi. Il risultato fu la rovina economica dell’Europa orientale, poiché i regimi marxisti-leninisti furono sostituiti dalla criminalità organizzata e dal traffico di droga e sesso dei nuovi regimi filo-occidentali. Sotto il controllo delle istituzioni bancarie occidentali, il livello di vita crollò nell’Europa orientale degli anni ’90. Instabilità e miseria derivanti dalle politiche di Brzezinski non finiscono con la distruzione dello Stato “aggressivo” preso di mira, ma continuano all’infinito, garantendosi che non emerga una stabile opposizione al dominio economico occidentale.

Brzezinskismo nel XXI secolo?
La tattica di Brzezinski nel finanziare e armare le forze antigovernative e promuoverle nei media internazionali con la retorica sui “diritti umani” è ormai un elemento permanente della politica estera statunitense. I governi che devono mantenere l’indipendenza economica e politica dagli Stati Uniti e dal Fondo Monetario Internazionale sono regolarmente bersagliati da “organizzazioni per i diritti umani” e ONG, come Freedom House Inc. e l’Albert Einstein Institute, mentre le associazioni sindacali negli Stati Uniti s’indeboliscono ed hanno meno protezioni legali, i finanziamenti degli Stati Uniti proiettano i sindacati antigovernativi contro i regimi avversari nel mondo. Come ampiamente documentato da WikiLeaks, gli Stati Uniti spesero miliardi di dollari per finanziare i combattenti anti-governativi in Siria, così come i regimi filo-Stati Uniti nella regione. Gli estremisti religiosi provenienti da posti come la Malesia arrivavano in Siria e aderivano alle fazioni antigovernative. Il risultato è la crisi globale dei rifugiati e un disastro umanitario che ha lasciato oltre 250000 morti, da quando soldi e armi scorrono da Turchia e Giordania. La Libia è in rovina da quando Stati Uniti e NATO bombardarono il Paese per sostenere un gruppo di “rivoluzionari” finanziato e armato dagli Stati Uniti. Si scoprì che l’intelligence statunitense collaborò con i terroristi di Jundallah per destabilizzare l’Iran, Oltre al rapporto esistente tra agenti degli Stati Uniti e mujahidin del popolo iraniano (noti come MEK, recentemente tolto dalla lista del dipartimento di Stato USA delle organizzazioni terroristiche). Come il presidente russo, il Presidente cubano Raul Castro denunciava il brzezinskismo alle Nazioni Unite, dicendo: “La militarizzazione del cyberspazio e l’uso illegale e criminale delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni per attaccare altri Stati è inaccettabile, così come la distorsione della tutela dei diritti umani viene usata in modo discriminatorio per giustificare e imporre decisioni politiche”. Probabilmente si riferiva alla copertura finanziata dagli Stati Uniti per creare la versione cubana di twitter per coordinare le proteste antigovernative. Visitando gli Stati Uniti, il Presidente cinese Xi Jinping difese le nuove leggi cinesi che limitano le attività delle ONG straniere, dicendo: “Finché le loro attività sono vantaggiose per il popolo cinese, non le limiteremo o vieteremo… Da parte loro, le ONG straniere in Cina devono obbedire alla legge cinese e svolgere attività conformemente alla legge“. Nelle osservazioni alle Nazioni Unite, il Presidente venezuelano Nicolas Maduro seguiva il predecessore Hugo Chavez con l’audace condanna del cambio di regime statunitense: “La Libia è un Paese più stabile economicamente, socialmente? È un Paese unito? È un Paese? È un Paese in pace? E chi pagherà per i crimini in Libia, Iraq e Afghanistan? Chi li riconoscerà? E la Siria? Sembra uno di quei film horror realizzati a Hollywood. Una politica di terrore, un film horror: il terrore della guerra“. L’attacco unilaterale del presidente George W. Bush all’Iraq nel 2003 fu nettamente impopolare nel mondo. Negli ambienti dominanti degli Stati Uniti molti speravano chiaramente che un cambio con “colpi morbidi” in stile Brzezinski sotto il comandante in capo “Barack Hussein Obama”, ristabilisse la credibilità degli USA. Tuttavia, oltre all’Europa occidentale, il mondo appare ugualmente oltraggiato da tali politiche. Mentre la presidenza Obama finisce, il brzezinskismo come il bushismo è odiato in tutto il mondo. Nel discorso alle Nazioni Unite, Maduro continuava ad esprimere ciò che sentono milioni di persone nel mondo: “Nessuno in questo mondo ha il diritto, dalla Carta delle Nazioni Unite o qualsiasi diritto, di giudicare, pregiudicare il regime politico di un altro Paese o di rovesciare il regime di qualsiasi governo o sistema nel mondo. Nessuno ne ha il diritto“.Caleb Maupin è un giornalista di MintPress e analista politico di New York interessato a politica estera statunitense e sistema globale del capitalismo e dell’imperialismo monopolistico.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora