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Il Palantir o del TG della sera

di Nando Dicè - 11/04/2007





Ho visto attraverso il Palantir.

Con molto coraggio mi sono avvicinato a lui, mi sono fatto forza e mi sono affacciato nel suo mondo, e come sempre mi aveva quasi convinto che era la realtà. Ma no, non è la realtà, non può essere.

Ho visto e ascoltato il Palantir. C’era uno che andava con i travestiti, e che parlava a nome di un governo e sapete una cosa? Mi sembrava normale.

La voce sussurrava “il consiglio di amministrazione di una società privata è sacro”. Ma come sacro, avrei dovuto rispondere, ma come si fa a rispondere al Palantir?

Ho visto fra immagini a frammenti un comunista col Rolex dire che la stessa società privata rappresentava la mia identità nazionale, e un altro che diceva che per almeno 8 anni questa società di aerotrasporti doveva conservare il “primato” nazionale, come se la mia identità fosse a termine, a termine di otto anni. Ma non ho potuto dirlo al Palantir, ed alla fine non l’ho detto neanche a me stesso

Le immagini sempre meno confuse mi raccontavano che chi privatizzò la società in questione, cioè vendette agli amici suoi quello che i miei antenati hanno pagato con sudore delle proprie tasse, era preoccupato che la stessa società ora andava agli stranieri. Come se i privati che oggi detengono la proprietà , fossero non “stranieri” ai miei problemi, alla mia vita. Avrei voluto urlare “siete voi gli stranieri” siete voi, ma non ho urlato, non si urla al Palantir.

Le stesse immagini mi facevano vedere che la stessa opposizione che quando era governo aveva fatto la legge elettorale, ora voleva cambiare la legge elettorale e che uno con la cravatta verde andava a proporre la proposta di variante alla legge, legge che portava il suo nome. Pazzi! Avrei dovuto pensare: siete tutti pazzi, ma quasi quasi mi sembrava inutile anche pensare.

Attraverso il Palantir, la Banca D’Italia si materializzava dal nulla e chiedeva meno tasse per tutti. Come se non fosse proprio lei la causa di TUTTE le tasse, mentre alle voce si sovrapponevano immagini di lingotti d’oro, facendomi credere che è l’oro la garanzia del denaro e ho dovuto resistere con tutte le forze, per ricordarmi tutto quello che sapevo sul signoraggio.

Una voce senza volto mi diceva che l’Ocse ha detto “che l’Italia invecchia”. Come se non fosse proprio l’Ocse una delle cause per cui non si fanno figli, e c’è voluto uno sforzo nel cercare di ricordare che l’Ocse non esiste, non ha mai chiesto il mio consenso, nessuno di noi elegge i suoi rappresentati, che l’Ocse non ha nessuna legittimità per dire questo o quello.

Il Palantir continuava, sovrapponeva immagini, mi faceva vedere ed ascoltare cose assurde. Nella mia mente si concretizzava la necessità di riprendere ed incrementare i consumi, ed allo stesso tempo le immagini mi facevano vedere i rifiuti di quei consumi invadere le nostre case e non trovare una soluzione, ma la voce li a ripetere ed a elogiare il consumo, il consumo, il consumo, al punto di farmi dimenticare i rifiuti, i rifiuti , i rifiuti.

Immagini nitide di preti in galera per violenze su suore e raccomandazioni sulla santificazione prematura di un papa; nella mia mente si sovrapponevano parole di pace ad un consiglio di guerra e subito dopo vedere la morte di innocenti iracheni è sentirla chiamare libertà.

Nulla aveva senso, ma tutto era così reale. Nelle mie mani stringevo il “potere”: il potere su quelle immagini, ero io, proprio io che volevo vedere quelle immagini, quelle immagini erano nelle mie mani, decidevo io di controllarle, di vederne altre.

Ma le altre immagini erano ancora più assurde: istigazioni al debito chiamate incentivi economici; grano che non era più grano; essere uomini trasformarsi in avere una macchina nuova ed essere donna trasformarsi nel togliersi tutto, ma davvero tutto, pur di conservare un orologio

Nulla di quello che si concretizzava nella mia testa aveva il suo nome, nulla era reale, ma attraverso quel riflesso tutto sembrava vero.

E poi ancora parole ed immagini: l’elogio al progresso scientifico, come se non fosse il “progresso” scientifico la causa di tutti i problemi; la scienza “uber alles” e noi sotto, devoti e speranzosi, noi che il Palantir vuole convincere che con la chirurgia estetica si può sconfigge la vecchiaia e con la manipolazione genetica si batte la morte per KO tecnico; l’elogio della tecnica sino al punto di farmi credere che con la tecnica potrei far a meno di me stesso.

Poi, immancabile, il Palantir mi parla del passato: la recensione ad un film sulla Germania dell’Est - ma poteva essere il fascismo o i Borbone nulla cambiava - e sul come si stava male ieri e sul come sarà bello e felice il futuro.

Incredibile: guardavo ed ascoltavo ed ero illuso che nelle mie mani c’era il controllo di tutto. Il tutto era li, nel Palantir, ed era reale, vivo , concreto...

Poi, mia figlia mi ha chiamato, mi ha scosso, sono ritornato in me: ma quale Palantir , quale realtà, quale coraggio, era solo un telegiornale... Il telegiornale di ieri.