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Romano Prodi e Massimo D'Alema sono figurine Panini (lettera al Manifesto)

di Marino Badiale - 11/04/2007



Il caso di Rahmatullah Hanefi, il mediatore di Emergency da giorni nelle
mani dei servizi afgani, è fonte di vergogna e disonore per il nostro
paese, per il governo, per le forze politiche che lo appoggiano, e infine
e in particolar modo per le due personalità politiche maggiormente
responsabili di questa situazione: Romano Prodi e Massimo D'Alema.
Questo senso di vergogna e disonore non fa riferimento a dissensi politici
sulle iniziative interne ed internazionali del governo Prodi. Ora non si
tratta di questo.
Si tratta del fatto che nella vicenda della quale parliamo vengono violate
alcune norme umane elementari. Ricordiamo gli aspetti salienti: il governo
italiano si trovava in difficoltà nella vicenda del rapimento
Mastrogiacomo; ha quindi chiesto aiuto ad Emergency che, nella persona di
Hanefi, si è incaricata dei contatti con i taliban. La mediazione ha avuto
esito positivo, Mastrogiacomo è stato salvato, ma l'uomo che ci ha aiutato
è finito in una prigione afgana. Ora, se tu chiedi aiuto a una persona,
questa te lo da', e per darti aiuto finisce nei guai, il più elementare
senso del dovere, del rispetto, dell'onore esige che tu faccia quanto è in
tuo potere, e anche di più, per tirarlo fuori dai guai. Se sei un uomo, lo
fai. Ma non è, evidentemente, quanto sta facendo il governo italiano, come
denuncia con sacrosanta durezza Gino Strada. Ciò significa che il nostro
governo, le forze politiche che lo appoggiano, e in particolare Romano
Prodi e Massimo D'Alema, non conoscono cosa siano dovere, rispetto, senso
dell'onore, personale e del proprio paese. Non sono uomini, sono figurine
Panini.

Genova,    11-01-07