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Hic sunt afghani

di Enzo Mangini - 16/04/2007

 
C'è del metodo in questa follia. C'è del metodo nel modo in cui Hamid Karzai ha prima sequestrato Ramatullah Hanefi e poi ha accusato Emergency di "fiancheggiare" i "terroristi". C'è del metodo nel modo in cui Repubblica ha prima sostenuto e incoraggiato la mediazione di Gino Strada e poi ha lasciato che la polemica, innescata dalla liberazione di Daniele Mastrogiacomo, risucchiasse il leader dell'organizzazione non governativa cui il reporter deve la vita. C'è del metodo nel modo in cui il governo di Romano Prodi ha deciso, nei fatti, di abbandonare Ajmal Naqshbandi e lo stesso Hanefi al loro destino. Il metodo, antico quanto la guerra stessa, è quello della terra bruciata. Aggiornato, in questo caso, alla necessità di mantenere alto il consenso per una guerra sempre meno popolare e sempre più nebulosa, quanto a strategia, posta in gioco e, soprattutto, via d'uscita.
Per decifrare il senso di quello che sta succedendo, forse è utile ricordare le parole con cui Gianni Riotta, direttore del Tg1, ha spiegato agli spettatori la scelta di mandare in onda le immagini dell'esecuzione di Ajmal Naqshbandi, l'interprete di Daniele Mastrogiacomo: "Sono immagini molto crude, ma vogliamo che l'opinione pubblica rifletta sulla vita nelle zone dell'Afghanistan in mano ai talebani e sulle ragioni per cui le nostre truppe sono in quel teatro di guerra". Si può essere embedded anche stando a Roma. Lo stesso zelo giornalistico dovrebbe animare la direzione del Tg1 quando si tratta di mostrare dove cadono le bombe o dove fanno a finire i proiettili sparati dalle "nostre truppe". Così non è. Non è stato per l'Iraq, se non per le telecamere di al Jazeera, non è per l'Afghanistan. Vediamo sempre e solo un lato della guerra, il "nostro". Emergency, come spiega il suo vice direttore Carlo Garbagnati nell'intervista che pubblichiamo sul numero di Carta etc. in edicola da sabato 14, testimonia con il suo lavoro l'effetto delle offensive della Nato. "Nei nostri ospedali arrivano civili, le conseguenze di bombardamenti sui villaggi", dice Garbagnati. Curare i feriti vuol dire fiancheggiare i terroristi? Aiutare a risolvere un sequestro che avrebbe reso tesi i rapporti tra il governo e il suo quotidiano di riferimento, vuol dire parteggiare per il governo? O non è la stessa filosofia? Spiegata mille volte da Gino Strada, di salvare una vita ogni volta che si può?
Qui è il problema. Semplice e chiaro. Qui è il metodo, quello della guerra. Non salvare una vita ogni volta che si può, ma infliggere quante più perdite al nemico. Perciò Karzai non cercherà di riportare Emergency in Afghanistan, né probabilmente Prodi protesterà più di tanto per il trattamento inflitto a Ramatullah Hanefi, né con Karzai, né con gli Stati uniti, responsabili, peraltro, dell'addestramento dei servizi segreti afghani. Le "nostre truppe" continueranno a pattugliare Herat, fino alla prossima crisi, attacchi, ostaggi o rifinanziamento che sia. War as usual. Solo un po' più invisibile.