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Roma: capitale del veltronismo

di G. Duchini - 17/04/2007

 

 

    Tutte le volte che mi trovo  a viaggiare nella metro di Roma, sono costretto a seguire il flusso passeggeri senza tentare alcun movimento, ridotto a sardina e poi, quasi sollevato dal fiume umano, vengo accompagnato, quasi obbligato, verso l’uscita come nelle comiche dei vecchi films; oppure quando ci si immerge nelle file chilometriche del traffico romano in tutte le ore del giorno o, con particolare devastazione psicologica nei confronti della cittadinanza, quando vengono celebrati  i mille convegni, manifestazioni, mostre, notti bianche, feste del cinema (vivere a Roma per credere)…, non si può non ritornare all’assillo di chi è il responsabile principale di tutto questo, al sindaco Veltroni per l’appunto. Ma è solo Veltroni o qualcos’altro, che sfugge ad un sommario giudizio di generica rappresentazione cittadina della politica romana? Veltroni alla guida di Roma è il giusto condensato culturale politico di un popolo, quello romano,  bistrattato dalla storia prima e dalla politica poi, in un incrocio tra la cultura papalina-democristiana e la mistura politica della sinistra radicaleggiante fino a rifondazione,  una mistura sociale tra ceto medio, alto di management formatosi all’ombra del Capitalismo di Stato e quello basso del pubblico impiego (nella grande concentrazione di Ministeri)  per arrivare infine al grande sottoproletariato urbano dei mille lavori precari. Insomma, il Pci prima e la sinistra poi, hanno potuto governare lungamente, come in un regime, il popolo (romano) che, nei films del grande regista Magni ”Nell’anno del Signore,” In nome del Popolo Sovrano…, viene rappresentato come plebe stordita dagli eventi della Storia, non senza perdere il carattere  ironico e mordace, già espresso del resto, e con grande efficacia, dai grandi poeti romani, Belli e  Trilussa.

    Il gioco dell’ironia del romano ha subito negli ultimi anni un certo tracollo psicologico dovuto allo smog e, soprattutto, al lungo governo della sinistra durato sino a tutt’oggi oltre trent’anni, questi ultimi vissuti pericolosamente alla guida di Veltroni, uno dei rappresentanti principali della genia di politici professionisti del “dopo muro di Berlino e mani pulite.” Veltroni è la sintesi perfetta di una “triade” formatasi al governo di Roma con Gianni Borgna (autore  di un unico libro sulla musica popolare) e con il grande estimatore di Ingrao che risponde al  nome di Goffredo Bettini; corollario a questa  cornice culturale-politica passata alla storia con il termine “buonismo,” si aggiunge  una sorta di eclettismo politico veltroniano, già espresso negli anni settanta, dal giovane Walter che mescolava con una certa disinvoltura Marcuse con Don Milani e Mao, fino ai giorni nostri, in un neocomunismo allargato a “Rifondazione” che si trasforma a sua volta, in “diritti dei cittadini” e “terzomondismo ecologista” (e qui rimando ad una interessante lettura del testo di Andrea Romano in “Compagni di Scuola”). Quello su cui invece vorrei appuntare l’attenzione è il coacervo politico finanziario formatosi dentro le amministrazioni di centro sinistra da un tempo oramai immemorabile.

    Dove cominciare è un po’ difficile tante sono le “mani sulla città” e tanti i fili  invisibili con burattinai  visibili ed  in ombra. Un cosa certa ed incontrovertibile è che i grossi affari fatti da questa amministrazione di centro-sinistra non hanno mai avuto uno scandalo, mani pulite non è passata da queste parti; ma del resto, abbiamo  un sindaco che è un “icona,” un grande comunicatore, “un portavoce di immagini che i romani vogliono che abbia la loro città” e sempre per rifarsi a evocazioni veltroniane: “Mi piacerebbe trasmettere serietà programmatica e una specie di luce interiore.” Le alleanze finanziarie che si intrecciano intorno al grande affare del traffico romano hanno prodotto, detto con eufemismo, un “disservizio” simile al traffico del “Cairo”. Se si tenta di dare appena una sbirciatina alle composizioni sociali delle aziende che presiedono il traffico  cittadino non si può non rimanere senza fiato. Il traffico in superficie è organizzato da una finanziaria toscana denominata “Ataf” che a sua volta, controlla municipalizzate di trasporto, (rigorosamente di sinistra) toscane ( Firenze e comuni limitrofi) e una società finanziaria denominata “Taas” con sede a Roma; quest’ultima controlla a sua volta le reti locali romane “Atac” e “Tram-Bus”. Quello che fa rimanere basiti è l’organizzazione capillare creata in tutto il territorio nazionale da tutte le municipalizzate del trasporto delle amministrazioni di sinistra che, per partecipare alle gare dei servizi di trasporto locale, si presentano in pubblico come alleate, ed in privato in “Patti Parasociali” (Cartelli) per spartirsi il mercato ed aggirare la liberalizzazione (concorrenza), con l’aiuto  anche di una società di pubbliche relazioni denominata “Reteitalia” che organizza il tutto. Così  rilevò l’Autorità garante per la Concorrenza (Antitrust) in una  annotazione, poi corretta da dichiarazioni in favore delle  aggregazioni per  accedere ad appalti più consistenti; rimane il dubbio, si fa per dire, sulle liberalizzazioni del Governo Prodi nei servizi locali.

    Se approfondiamo questo quadro già di per sé sconfortante e passiamo ad un rapido esame dei componenti dei Consigli di Amministrazione delle società di trasporto romano troviamo dirigenti politici di centro sinistra, della Lega delle Cooperative e dirigenti sindacali.  Vorrei chiudere il quadretto di questa idilliaca spartizione di poltrone con un’aggiunta singolare: una parte consistente del trasporto in superficie è stata data in appalto e subappalto, in accordo Atac-Comune di Roma, alla società “Tevere Tpl Scart” nella quale sono confluite 14 piccole società di trasporto. Concessione fatta dal Comune di Roma, previo accordi sindacali sulle spartizioni di poltrone ed in ferrea applicazione delle normative sul lavoro precario nei confronti dei lavoratori del trasporto privato (in appalto) e dei salari  di questi, ridotti a due terzi di quelli pubblici già di per sé miserevoli:  tutto sotto l’ombrello politico del “buonismo” che trasforma il grave disagio sociale in soavi pasticcini. Walter, grande personaggio mediatico, da quando ha ritrovato “Fiocco”, un cagnolino che si era perso, e lo ha riconsegnato alla bambina proprietaria, ha aumentato i suoi fervorini parrocchiali per l’apertura di nuove alleanze finanziarie e politiche. Nel recente convegno fondativo, al teatro Eliseo di Roma, del nuovo Partito Democratico erano presenti, oltre a D’Alema e Veltroni nella qualità di soci fondatori, anche Giuseppe Ciarrapico nostalgico estimatore di Almirante, nonché grande imprenditore di cliniche private a Roma che intervistato, così si esprime nei confronti di Goffredo Bettini, portavoce di Walter e grande demiurgo in tutti gli affari romani: ”Goffredo Bettini è uno straordinario cervello, un politico fine,…in Italia di gente così ce n’è poca..”.

    Un percorso alquanto contorto  riguarda  la  gara di appalto, di manutenzione delle strade capitoline di fine 2005 da 576 milioni di euro lanciata dal Comune di Roma, vinto da associazioni temporanee d’imprese per le ragioni su indicate dei “ Patti Parasociali,” tra “Romeo Gestioni spa, Vianini Lavori spa, e Consorzio Strade Sicure;” quest’ultima di proprietà del giornalista Luigi Bardelli legato alla finanza cattolica e consigliere di amministrazione della società del Campidoglio “Risorse spa.” Con gli stessi criteri di spartizione delle torte dei lavori pubblici  si è arrivati alle aggiudicazioni della “Metro C” per un valore complessivo di 2,5 miliardi di euro alle società “Vianini lavori spa”, Consorzio Cooperative Costruzioni e Ansaldo Trasporti.” Anche qui si sta già sperimentando il Partito Democratico: la  società Vianini fa parte del  gruppo Caltagirone (passato alla storia per il “sacco edilizio” romano), mentre la partecipazione del Consorzio delle Cooperative emiliano è la ciliegina sulla torta: ogni affare che si muove in ambito di amministrazioni di centro sinistra; le Cooperative devono comunque partecipare in una sorta di “par condicio.” La perplessità forse maggiore è data dalla presenza dei Caltagirone  anche perchè (forse  in embrione è già nato il connubio finanziario del possibile l’ingresso dell’Udc nel  futuro Pd) la parentela di Casini con i Caltagirone, qualcosa dovrà pur esprimere nella politica familistica romana.

    Vorrei infine accennare alla celebrazione del 2006 del “Cinema Festival Internazionale di Roma” i cui partecipanti, noti attori americani, sono stati ospiti d’oro nelle suites degli alberghi romani pagati dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma e sopratutto la raccolta di  multe milionarie in euro pagate dai cittadini romani per i divieti di sosta. Ma non è finita, nelle feste romane del futuro imperatore succede sempre di tutto, come il grave incidente della metro dovuto ad una sovraesposizione di traffico sotterraneo per ridurre gli ingorghi della superficie.  Una festa svolta tra corridoi, sale e ristoranti “bettiniani”, tanti giornalisti e addetti ai lavori e poco popolo romano: la componente più importante di pubblico è stata quella delle scolaresche di età tra 12 e 18 anni. Ma il gioiello più importante delle le kermesse veltroniane è sicuramente “L’Auditorium.” Qui si celebra maggiormente l’apoteosi di Walter, quando per esempio lo scorso anno annunciò in Campidoglio il passaggio di Bettini dalla presidenza dell’Auditorium alla guida della Fondazione Cinema per Roma con il ringraziamento a nome della città, per essere riuscito a far diventare l’Auditorium  uno dei dieci produttori culturali più importanti del mondo; oppure sempre nella stessa cerimonia, Bettini l’alter ego di Veltroni, ringraziò pubblicamente Gaetano Caltagirone per essere oltre che membro del cda  dell’Auditorium, anche uno dei più grandi imprenditori italiani e grande risorsa per Roma. Su Caltagirone una breve annotazione finale: partecipò in modo infaticabile alle nozze, poi fallite, tra Unipol,  Montepaschi di Siena e Bnl, quando queste volevano fondersi in un’unica grande banca.