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Usa, una società alienata

di Luca Galassi - 18/04/2007

Lo storico Howard Zinn commenta la strage in Virginia

Addolorato sì, ma non sorpreso. Howard Zinn, uno dei più grandi storici degli Stati Uniti, ha accolto con profonda tristezza la notizia del massacro di Blacksburg, ma non si è stupito di fronte all'accaduto.

Howard ZinnPerchè, signor Zinn?
Negli Stati Uniti c'è una cultura della violenza perpetuata dalla televisione, dal cinema, dal militarismo di questo Paese. Questo Paese è coinvolto in un enorme violenza in Medio Oriente e possiede truppe basi militari in tutto il mondo. La filosofia di questa amministrazione è di usare la violenza per risolvere i problemi del mondo. Il nostro governo è drogato di violenza. La usa frequentemente e con effetti devastanti e alimenta una cultura che considera la violenza normale e la perpetua nei videogames, in tv, nei film. Allo stesso momento esistono leggi che consentono alle persone di portare armi. Non solo armi da caccia, ma soprattutto armi automatiche, che possono uccidere numerose persone in un brevissimo periodo di tempo. Tutti questi fattori rendono inevitabile il ripetersi di episodi come la strage di Blacksburg, cioè la presenza di persone che girano negli Stati Uniti con un'arma automatica uccidendo chiunque vedano. Sfortunatamente, questa non è una cosa sorprendente.
 
Quanto è accaduto forse non è solo un riflesso del militarismo e della violenza, ma anche il risultato di leggi che rendono assai facile procurarsi un'arma. Lei cancellerebbe il Secondo emendamento della Costituzione americana?
Non c'è bisogno di cancellare il Secondo emendamento. Al tempo dell'elaborazione della Costituzione non esistevano armi automatiche. Ma non esistevano nemmeno i governi, con la loro dose di violenza. La Costituzione viene costantemente interpretata e reinterpretata, e oggi il secondo emendamento significa ciò che Bush e questo governo vogliono che significhi. Ripeto: al tempo questa norma consentiva l'autodifesa in un Paese che usciva da una guerra civile. Secondo me non esiste un problema costituzionale. Il problema è politico, è la necessità di garantirsi i voti dei membri della National Rifle Association, che ha un potere enorme sui media, possiede compagnie aeree e via dicendo. La questione è semplicemente questa: il desiderio opportunistico di Bush di guadagnare questi voti e il rifiuto di imporre un divieto alla vendita di armi.
 
La veglia nel campus della VirginiaLei pensa che se ci fosse un tale divieto i morti diminuirebbero, oppure ritiene sia necessario un generale cambiamento culturale per attenuare la violenza della società americana?
Penso siano necessarie entrambe le cose. Ci vuole un bando alla vendita e bisogna cambiare ciò che viene insegnato ai bambini a scuola, cambiare ciò che vedono in televisione. Quest'ultima, invece di mostrare eroi che uccidono i cosiddetti cattivi dovrebbero invece mostrare eroi che rifiutano l'uso della violenza, di eroi che possono agire e vincere senza necessariamente essere violenti. La cultura delle armi contribuisce a rendere la società violenta, ma una grossa responsabilità va imputata anche a una società che produce insoddisfazione, infelicità, alienazione tra gli adolescenti. Non ci sono grandi opportunità per molti giovani, al di fuori dell'arruolamento. E questo è motivo di profonda alienazione nelle nuove generazioni americane.