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Abbandonati a loro stessi I profughi iracheni sono quasi 4 milioni

di Naoki Tomasini - 18/04/2007

“Lasciate le porte aperte ai rifugiati iracheni”. É l'appello che ricorre come uno slogan alla conferenza dell'Onu dedicata ai profughi iracheni, che si tiene oggi e domani al Palais des Nations di Ginevra. L'incontro, organizzato dall'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati, vede la partecipazione di governi, organizzazioni internazionali e Ong provenienti da sessanta paesi, che si riuniscono nella speranza di risolvere, o almeno di alleggerire, la gravissima situazione scaturita dall'invasione dell'Iraq. Il fenomeno della fuga di massa dall'Iraq è esploso dopo l'attentato del febbraio 2006 contro il mausoleo di Samarra, un esodo che secondo l'Unhcr è secondo solo alla diaspora dei palestinesi seguita alla creazione di Israele nel 1948.

Il ministro degli Esteri iracheno ZebariVie di fuga. “Gli Stati Uniti hanno un obbligo particolare di assistere le persone sfollate, all'interno dell'Iraq e all'esterno del paese -ha dichiarato nel suo intervento Bill Frelick, di Human Rights Watch-. Hanno intrapreso una guerra che ha causato direttamente migliaia di morti, seminato il terrore, provocato sofferenze e sfollamenti forzati”. Human Rights Watch ha messo in guardia le delegazioni presenti alla conferenza, spiegando che i paesi confinanti con l'Iraq stanno inasprendo le condizioni d'accesso al loro territorio per bloccare l'immigrazione di massa di iracheni ma, così facendo, bloccano le vie di fuga ai profughi. Si stima che il 95 percento degli Iracheni fuggiti abbia trovato rifugio in uno dei paesi del medio oriente, ma il fatto che alcuni di questi, come la Siria e la Giordania, siano ormai vicini al limite della capacità di accoglienza, sta lentamente deviando i flussi di profughi verso i paesi più ricchi, tra cui anche Europa e Stati Uniti. “Siria e Giordania non possono più far fronte all'afflusso di iracheni -ha spiegato il delegato di Amnesty International.- é ormai vitale che anche altri governi siano coinvolti, mettendo a punto un generoso programma di reinserimento per i profughi, specialmente quelli più vulnerabili”. Malcom Smart, direttore di Amnesty in medio oriente, ha anche attaccato il governo britannico e gli altri paesi che “continuano a respingere i richiedenti asilo iracheni, adducendo che il nord curdo è relativamente vivibile”.”Questa pratica deve cessare immediatamente” ha concluso.

Profughi iracheni in fugaNumeri. Gli iracheni che fuggono ogni mese dalla guerra sono circa 50 mila e, al momento, il numero degli sfollati si avvicina a quattro milioni di persone. Di queste, circa 1,9 milioni si trovano ancora all'interno del paese. In Giordania si calcola che dall'inizio della guerra siano entrati oltre 750 mila profughi, un numero che ha fatto crescere la popolazione nazionale del 14 percento. Ancora più numerosi sono gli iracheni in Siria, che sono ormai più di un milione. Recentemente anche gli Stati Uniti hanno alzato le quote di accoglienza umanitaria per i profughi, concedendo asilo a 7mila iracheni, mentre nel 2006 l'avevano concesso solo a 202. Secondo l'Unhcr i casi più disperati sono quelli che riguardano i profughi bloccati o respinti alle frontiere: almeno 20 mila persone che l'organizzazione umanitaria vorrebbe trasferire entro la fine dell'anno.

Un campo per sfollati interni a BaghdadAbbandonati. La soluzione al problema dei profughi che sta emergendo dalla conferenza consiste dunque in un doppio impegno: da parte dei paesi confinanti a tenere aperti i confini, da parte dei paesi ricchi del mondo a fornire protezione e asilo politico ai profughi, oltre che fondi per sostenere le enormi spese dell'Unhcr. “Le infrastrutture irachene sono al collasso e la capacità dei paesi della zona di ospitarli e assisterli non è più sufficiente” ha dichiarato Don Redmond, il portavoce dell'organizzazione, che ha concluso: “C'è bisogno di milioni, forse miliardi di dollari”.