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Il libro della settimana: Francesco Alberoni, Leader e masse

di Carlo Gambescia - 19/04/2007

Il libro della settimana: Francesco Alberoni, Leader e masse, Rizzoli 2007, pp. 168, euro 15,00

Certa sociologia che assolve e perdona l’individuo, in nome di salvifiche e misteriose forze sociali, gode di cattiva fama. E giustamente. In realtà, la sociologia, quella seria, intuisce e studia le grandi costanti sociali, del comportamento umano verificandole empiricamente, attraverso ricerche, come si dice, “sul campo”. Perciò la “buona” sociologia costituisce una bussola sociale, capace di indicare alla politica, la giusta direzione. O comunque quella compatibile con le condizioni sociali del tempo.
Si tratta di poche ma fondamentali nozioni che ritroviamo regolarmente nei libri di Francesco Alberoni, il sociologo italiano contemporaneo più tradotto nel mondo. Merito anche della sua cristallina chiarezza stilistica. In questo senso la lettura dei suoi libri, aiuta il lettore timoroso di non capire il sociologhese, a riconciliarsi con una sociologia, finalmente in grado di essere compresa da tutti.
Una buona, occasione per coglierne, a volo di uccello, il pensiero, è il suo ultimo libro, Leader e masse (Rizzoli 2007, pp. 168, euro 15,00). Dove Alberoni, distilla abilmente, i risultati della sua quarantennale ricerca sui movimenti sociali. Indagini, è bene ricordarlo, che hanno toccato tutti gli aspetti sulfurei della realtà sociale, dalle trasformazioni religiose e politiche, fino all’esplorazione dell’amore di coppia. A quest’ultimo proposito, non può essere ignorato un fatto: Alberoni ha dedicato all’amore come forza di trasformazione sociale ( si pensi solo a Sesso e amore, Rizzoli 2005, un’autentica summa), la stessa attenzione, che a suo tempo, vi dedicò un altro grande sociologo: Pitirim A. Sorokin. Il quale, nell’America della Guerra Fredda, e in piena controtendenza, scrisse dei libri memorabili, sul potere creativo dell’amore umano. Ecco, Alberoni, per il suo anticonformismo (non dimentichiamo che Innamoramento e amore apparve nel 1979, nel bel mezzo degli “Anni di Piombo”), e per la sua profondità sociologica, può essere affiancato a un grande teorico come Sorokin.
Ma per quali ragioni particolari Leader e masse deve essere letto? Perché mostra, come al centro di ogni società vi sia la dialettica sociale tra i poli dell’ ordine e del disordine. Un grande problema, questo, avvertito dalla grande sociologia tra Otto e Novecento ( si pensi solo a Durkheim e Weber) e poi accantonato (almeno fino agli Settanta del secolo scorso), da una sociologia colonizzata dal marxismo. Che preferiva occuparsi esclusivamente della rivoluzione, o se si preferisce, del “disordine”: solo uno dei due poli di cui sopra.
Invece Alberoni, riconduce le fasi rivoluzionarie, o movimentiste, nell’alveo di un processo sociale che si divide in due tempi: quello del disordine e quello dell’ordine. Per farla breve: ogni rivoluzione, in certo senso, finisce sempre per essere tradita: perché gli uomini, come sono capaci di ribellarsi, quando vedono calpestati i diritti, così chiedono, a rivoluzione avvenuta, un ritorno alla normale vita di tutti di giorni. Di qui il ruolo fondamentale del leader nel sapere cogliere il meglio dell’eredità rivoluzionaria; come è avvenuto in Occidente con le grandi rivoluzioni borghesi. E anche qui è possibile accostare la teoria di Alberoni a quella che Sorokin sviluppa in The Sociology of Revolution (1925), libro tra l’altro mai tradotto in italiano, perché in odore di antimarxismo. Con una differenza: Alberoni rispetto a Sorokin, del processo a due tempi, sviluppa meglio le componenti culturali. Ma qui basti solo un accenno. A chiunque desideri approfondire questi aspetti, consigliamo di leggere e meditare, proprio partendo da Leader e masse, due libri fondamentali di Alberoni: Movimento e istituzione (il Mulino 1977) e Genesi (Garzanti 1989). Due momenti alti della teoria sociologica contemporanea. E non solo italiana.
Ma c’è dell’altro. Alberoni distingue fra trasformazioni non solidaristiche, ad esempio quelle basate sui mutamenti tecnologici ed economici, e quelle solidaristiche promosse dai movimenti sociali. Ma lasciamo la parola all’autore: “La trasformazione sociale non solidaristica… produce disordine. I comportamenti dei singoli individui si scostano dalle norme consuetudinarie, si dissolvono le tradizionali forme di solidarietà, la famiglia, le credenze religiose, i valori. Aumenta l’individualismo, l’egoismo, i desideri diventano sfrenati, gli uomini non sanno più che cosa è bene e che cosa è male, non sanno più cosa volere, oppure vogliono cose contraddittorie, non sanno più dove vanno e dove andare. In questa situazione c’è chi vuole conservare il passato e chi vuol distruggerlo. Crescono le ansie, la sfiducia, l’egoismo, il pessimismo ma anche, e contemporaneamente, la voglia di vivere e di cambiare. Al di là di un certo grado di disordine la società cessa di funzionare in modo regolare… Appaiono allora i movimenti, potenze che rompono l’ordine costituito, veri e propri vortici collettivi che dividono chi era unito e uniscono chi era diviso. E così si ricreano altri gruppi, altri campi di gravità sociale, altri tipi di fiducia e di speranza, con nuove mete collettive” .
Citazione piuttosto lunga, ma necessaria. Almeno per due ragioni
In primo luogo, perché Alberoni spiega chiaramente, che tecnica ed economia, da sole non tengono insieme le società. Occorrono le rose della solidarietà e il pane del buon governo. In secondo luogo, perché, come fa capire l’autore, la politica, pur non potendo impedire in assoluto i movimenti, dal momento che le società sono entità in divenire, può prevenirli, e con intelligenza recepirne le istanze migliori. Si pensi solo - e ne parla anche Alberoni - all’importante ruolo svolto dal movimento sindacale nell’Ottocento, come giusta reazione ai guasti dell’industrialismo, recepito da astuti conservatori come Bismarck. In che modo? Creando un embrione di Stato Sociale. Poi pienamente sviluppatosi nella seconda metà del Novecento. E salvando così l’Europa occidentale da pericolose rotture rivoluzionarie.
E Leader e masse è anche un’importante occasione per meditare sul valore preventivo delle politiche sociali, soprattutto quando il liberismo sembra aver sfondato persino a sinistra…
Insomma, un libro da non perdere. Grande sociologia.