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Il nuovo codice Gramsci: ecco i segreti del Pci

di Antonio Caprioti - 19/04/2007

Il 27 aprile si celebrerà il settantesimo anniversario della morte di Antonio Gramsci.
Antonio Caprioti recensisce il libro
Gramsci tra Mussolini e Stalin dove Angelo Rossi e Giuseppe Vacca forniscono un’interpretazione del pensiero gramsciano, basata sull’analisi dei riferimenti letterari presenti negli scritti prodotti dal leader comunista durante la sua prigionia.
I due studiosi sostengono che, dietro le allusioni a personaggi storici e letterari, si celino messaggi riguardanti il rapporto fra il partito comunista italiano, il Comintern e Stalin.
Inoltre, in base a lettere inedite fra Antonio e suo fratello Gennaro, viene avanzata l’ipotesi che, ad impedire la liberazione di Gramsci, fu una lettera dell’allora dirigente del Pci Ruggero Grieco.


Che c’entrano Silvio Spaventa1, Erasmo da Rotterdam e il canto X dell’Inferno di Dante con le traversie del Partito comunista durante il fascismo? Apparentemente nulla. Ma pare che Antonio Gramsci, dal carcere di Turi, utilizzasse simili allusioni in codice, nelle lettere inviate alla cognata russa Tania Schucht, per comunicare con i compagni, in particolare con Palmiro Togliatti.
Lo sostengono Angelo Rossi e Giuseppe Vacca in un libro edito da Fazi, Gramsci tra Mussolini e Stalin (pp. 246, € 18), che getta nuova luce sulla prigionia del pensatore sardo e uscirà il 27 aprile, nel settantesimo anniversario della sua morte. L’autore dei Quaderni del carcere resta un riferimento importante [...] per larga parte della sinistra internazionale, come dimostrano le iniziative previste in tutto il mondo, da Pechino a Buenos Aires passando per Berkeley, in occasione di questo anniversario, che coincide con l’uscita del primo volume dell’edizione nazionale delle opere gramsciane.
Il saggio di Rossi e Vacca parte da una vicenda cruciale nella storia del Pci: il dissidio esploso tra i due massimi dirigenti nell’ottobre 1926, quando Gramsci rivolse pesanti critiche a Stalin e Togliatti, allineato con Mosca, si dissociò nettamente da lui. In seguito i due leader comunisti non ebbero più contatti diretti, anche perché Gramsci fu arrestato subito dopo. Ma Rossi e Vacca ritengono che nelle sue lettere dalla prigione vi siano «riferimenti letterari» densi di significato politico, anche se «percepibili soltanto da intelletti allenati a cogliere le sottili sfumature del suo linguaggio». Una sorta di «codice Gramsci», non impossibile da decifrare.
Ecco qualche esempio. Nel gennaio del 1930 il detenuto di Turi ricorda in una lettera il caso di Silvio Spaventa, patriota rilasciato nel 1859 dalle carceri borboniche grazie alle insistenze francesi e britanniche: suona come «un suggerimento al partito perché prema sul governo sovietico al fine di ottenere la sua liberazione». Sempre nel 1930, in dicembre, Gramsci parla della critica di Benedetto Croce al marxismo dogmatico e la paragona al modo in cui Erasmo deplorava le asprezze di Lutero: qui Rossi e Vacca leggono un invito a Togliatti perché dia all’azione del partito un respiro culturale alto, al di sopra delle pur inevitabili semplificazioni del Comintern staliniano, in modo da propiziare, come seppe fare la Riforma protestante, la nascita di una civiltà socialista nel solco della più raffinata tradizione europea.
Poi ci sono le riflessioni sul canto X dell’Inferno, datate settembre 1931, con il richiamo ai due protagonisti Farinata degli Uberti, che fiero «s’ergea col petto e con la fronte», e Cavalcante dei Cavalcanti, molto più umanamente in assillo per la sorte del figlio Guido. Vacca e Rossi ritengono fosse una metafora usata da Gramsci per deplorare l’andamento del IV Congresso del Pci, tenuto mesi prima a Colonia, in cui lui stesso era stato celebrato come un’icona eroica, una specie di Farinata comunista. Invece il suo stato d’animo si avvicinava piuttosto a quello di Cavalcante, in apprensione per il partito, «la sua creatura presa nella morsa della repressione fascista e dell’avventurismo del Comintern», così come il personaggio dantesco era preoccupato per il figlio.
Altri riferimenti riguardano sette lettere gramsciane del 1932 sul pensiero di Croce, in cui si possono cogliere indicazioni sul problema dell’egemonia che pare abbiano destato in Togliatti un notevole interesse. [...]
Si aggiunge una memoria riservata dello stesso Gennaro, in cui si affronta un tema delicatissimo, la lettera spedita nel 1928 a Gramsci, già detenuto, da un alto dirigente del partito, Ruggero Grieco, e intercettata dalla polizia fascista. Il leader sardo riteneva che quel documento, mostratogli con atteggiamento malizioso dal giudice istruttore Enrico Macis, lo avesse gravemente danneggiato. E lo dichiara al fratello: «Sono convinto che tale lettera è stata per me il più grave capo d’accusa».
Si è detto che Gramsci deprecò la missiva di Grieco perché da essa traspariva il suo ruolo di leader del partito e quindi ne sarebbe risultata aggravata la sua posizione processuale. Ma Rossi e Vacca smentiscono tale interpretazione sulla base di un altro inedito, una lettera di Tania Schucht alla sorella Giulia, moglie di Antonio, del 9 febbraio 1933. Ne risulta che Gramsci era persuaso che la mossa di Grieco avesse fatto saltare una trattativa per la sua liberazione tra il governo fascista e quello sovietico. Egli pensava di poter uscire dal carcere solo in base a un negoziato «fra Stato e Stato», cioè tra Italia e Urss, senza alcuna partecipazione del Pci, che certo Mussolini non intendeva legittimare. Invece la lettera pareva sottintendere un contributo attivo del partito: «Tutto quello che ci è stato chiesto, per te, noi lo abbiamo fatto, sempre», scriveva Grieco. Gramsci giudicava quelle parole «un atto scellerato» o «una leggerezza irresponsabile». Ed era convinto di averne pagato le spese.

NOTE
1 Silvio Spaventa: (1822-1893) fu uno dei maggiori teorici del liberalismo italiano. A Napoli, partecipò attivamente al Quarantotto. Catturato, fu condannato a morte, ma la pena venne commutata in esilio. Tornato in Italia, fu sostenitore della politica cavouriana. Fu ministro dei lavori pubblici fra il 1873 e il 1876.