La piazza nascente di Littoria, oggi Latina


In difesa di Piazza del Popolo


"MA CHI E' QUESTO WILMOTTE?"


Domenica 22 aprile 2007, ore 18.30
Piazza del Popolo – Littoria/Latina


INVETTIVA DI ANTONIO PENNACCHI
CONTRO I TRADITORI DELLA CITTA’ FONDATA

L'articolo è postato per gentile disponibilità di Antonio Pennacchi

Mentre in tutte le sale cinematografiche, con Riccardo Scamarcio, esce per Warner-Cattleya “Mio fratello è figlio unico” tratto dal suo romanzo “Il Fasciocomunista”, edito da Mondadori, lo scrittore Antonio Pennacchi riscende – proprio come Accio, il manesco protagonista del libro e del film – direttamente in piazza; ma non, come ci si sarebbe aspettato, contro il trio Luchetti-Rulli-Petraglia che gli ha, secondo lui, “massacrato il libro”, bensì contro il sindaco e la giunta di Latina che gli stanno “massacrando la città”.

C’era già sceso il 2 febbraio – su una sedia, sotto la pioggia scrosciante – per lanciare un’Invettiva contro quelli che chiama “i traditori della bonifica”. In termini di paesaggio agrario difatti – abbattimento dei poderi Onc e fasce frangivento, eucalyptus, ponti rurali, Borghi di fondazione sottoposti a cementificazione selvaggia – tutti i danni arrecati in cinquant’anni dalla Democrazia Cristiana al patrimonio storico della bonifica delle Paludi Pontine, fatta dal fascismo, non sono assolutamente niente rispetto ai danni prodotti, e al dissesto totale, nei cinque anni di giunta postfascista del sindaco Zaccheo: “Sono i fasci” dice Pennacchi, comunista-Ds, “i veri traditori della bonifica. Se torna in vita Mussolini, il primo che fucila è Zaccheo”.

L’Invettiva del 2 febbraio però non è bastata. Sostiene chi c’era che, a un certo punto – evocati dallo scrittore con i toni poetici, con le urla, i riti e le formule più arcaiche dei vati – a un certo punto in piazza del Popolo si siano proprio palesati quel giorno, sotto l’acqua scrosciante, gli Spiriti degli Antenati incazzati con i fasci, tanto che su Internet le cronache hanno titolato: “Uno Sciamano a Latina-Littoria”.

“Del resto”, dicono i presenti, “se queste cose sono possibili tra i Sioux ed i Navajos, perché non possono essere possibili anche tra noi? E che, gli antenati nostri sono più stronzi?”

Comunque il sindaco non s’è placato. Reitera la sfida e, alla vigilia del rinnovo elettorale, ha presentato un progetto dell’architetto francese Wilmotte che ridisegna da capo a piedi tutto l’impianto urbano e il reticolo delle piazze e delle vie della città di fondazione: il vecchio centro di Littoria realizzato dall’architetto Oriolo Frezzotti. Questo Wilmotte arriva e rifà tutto da capo: percorsi, strade, piazze, vie; al posto delle palme mette i cipressi e pedonalizza strade larghe 22 metri. In prima battuta aveva previsto anche la totale eliminazione della fontana con la palla in piazza del Popolo. Adesso ce la lascia, ma solo la palla e in mezzo a una piscina, un sistema di laghetti. E sotto ci fa un parcheggio sotterraneo. Il tutto per la modica cifra di circa 23 milioni di euro, mentre i borghi e le periferie languono nel più totale dissesto urbanistico e di servizi.

Trent’anni fa, negli anni Settanta, quando comandava la Democrazia Cristiana e in tutta Italia andava di moda demolire e rifare tutto ciò che era di epoca fascista, a Latina il famoso architetto Dall’Oglio – a cui era stato dato incarico di predisporre, all’interno del nuovo piano regolatore Piccinato, il piano particolareggiato del cosiddetto centro storico – presentò anche lui un progetto simile, con il ridisegno ex novo dell’impianto di fondazione: “Frezzotti s’è sbagliato, mo’ lo correggo io”. Be’, la Democrazia Cristiana che era la Democrazia Cristiana, prese il professor Dall’Oglio e gli disse: “Professo’, ci scusi tanto per il disturbo ma ritorni pure da dove era venuto”.

Trent’anni dopo invece – udite, udite! – sono i fasci che vanno a cercare fino a Parigi una testa d’architetto che gli faccia perdere definitivamente la via di casa. Poi dice che Pennacchi non s’incazza e non riscende un’altra volta in piazza, domenica prossima alle 18.30 – sopra una sedia – a invocare tutte le potenze celesti, ctonie, terrene e ultraterrene contro questa turma di iconoclasti:

“Ma tu ti rendi conto?”, dice: “E’ come se a Roma – lascia stare che Roma ha 2.700 anni e noi solo 70, ma proprio per questo i nostri 70 valgono i suoi 2.700 – è come se domani mattina arriva un pazzo a Roma e dice: Mo’ rifacciamo tutto il Foro romano, butto giù il Lapis Niger e sotto ce famo un bel parcheggio multipiano”.



Anonima Scrittori
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