Annalisa Terranova, Camicette Nere, Mursia, 2007



È un libro uscito da un paio di settimane. Il titolo è Camicette Nere (Mursia, 15.00 euro). A scriverlo è stata la giornalista Annalisa Terranova, nata a Roma nel 1962. Collaboratrice al mensile "Area" ed al "Secolo d’Italia", è stata tra le fondatrici del Centro Studi Futura ed attiva nella rivista "Eowyn". Ha pubblicato, nel 1996, Planando sopra boschi di braccia tese, saggio sul movimento giovanile del MSI e, nel 2002, Aspetta e spera che già l’ora si avvicina, dedicato agli eventi di Alleanza Nazionale in rapporto alla svolta di Fiuggi.

Questo suo nuovo lavoro va ad arricchire la serie di pubblicazioni dedicate alla storia delle donne nella Destra ed alla loro evoluzione, a partire dal 1922 e dunque dalle sansepolcriste e squadriste con una propria e forte etica ed azione.

Già Stefano Savino aveva presentato, nel 1992, per le Edizioni Settimo Sigillo La Fede è una come la Patria (motto del S.A.F., Servizio Ausiliario Femminile), ripercorrendo con precisione la storia delle Ausiliarie in nero e grigioverde a partire dal 1943. Poi, a riprendere, la strada del femminile ci pensò, nel 1995, Luciano Garibaldi con Le Soldatesse di Mussolini (Mursia) ed Ulderico Munzi del quale, nel 1999, si editava Donne di Salò (Sperling&Kupfer). Senza dimenticare che Edda Ciano, figlia anticonformista del Duce, tranquillamente si esprimeva, nelle interviste rilasciate, in termini di ‘femminismo fascista’ o ‘femminismo nero’.

E qui cade il primo muro, anzi due insieme. Ma come - si dirà - il femminismo non è tipicamente un prodotto tutto a sinistra? E tipicamente non ha imposto, come simboli, reggiseno al rogo, parità dei sessi, libertà per libertà, etc. etc.. Ed ancora od invece non si dichiarerà che a destra molte porte sono state sbarrate per anni alle donne, simbolo del focolare e tutte casa, famiglia, chiesa, cucina e tenere amanti? Ebbene sì… ed anche no.

A sinistra, dopo aver inneggiato con rabbia alla vittoria delle streghe, le gentili donzelle hanno indossato di nuovo la biancheria intima (più bella ed immacolata di prima) e si sono assise, per la maggior parte, sulle poltrone della matura tranquillità. Dall’altra parte, al contrario, si sono affilate le armi ed aperti i cancelli della storia. Ed ecco apparire donne di forza e carattere, donne di armi od a mani nude, donne che, insomma, hanno saputo vivere il sociale, il politico ed il militare e militante del proprio portato storico. Certo la strada non è stata facile e la salita è, tuttora, irta di ostacoli. Ma il dado della riscossa rosa e nera è ormai stato tratto.

La Terranova ha saputo così, in circa 150 pagine e con uno stile agile e chiaro, ricordare tutte le tappe fondamentali delle ‘camicette nere’. Eccola, dunque, partire dalle Ausiliarie ed ancor prima da Donna Rachele e Claretta Petacci (ma non dimentichiamoci di Margherita Sarfatti, n.d.r.). Entrambe forti pur se nella loro diversità, hanno segnato indelebilmente la storia italiana. Ma sarà Rachele ed il suo sguardo azzurro a trasformarsi in una vera e propria “icona” per tutti e per il suo secolo.

Con le Ausiliarie numerosi preconcetti della società italiana vanno a cadere ed emergono figure significative come Piera Gatteschi Fondelli, generale S.A.F. R.S.I, Fede Arnaud, comandante del Femminile della X MAS e, nel dopoguerra, famosa doppiatrice cinematografica e Raffaella Duelli che si assunse, a fine guerra, il compito di recuperare le salme dei Marò del Barbarico a Nettuno e dar loro onorevole sepoltura. Molte Ausiliarie vennero sacrificate nella mattanza della liberazione. Atrocemente furono uccise perché avevano creduto nella patria e nella sua idea suprema. Di numerose non si saprà più nulla per parecchio tempo, dimenticate nell’oblio della storia dei vincitori.

A partire dal 1946, nel clima del MSI, le donne si riuniranno in attività sociali. Vedove e madri dei morti della guerra, rifugiate istriane, nobildonne e figlie del popolo, tutte insieme nell’azione, seppur ancora debole e minima. Emerge qui la figura di Assunta Almirante, forte ed indipendente da sempre e trasversale nelle sue opinioni. Di lei, il marito Giorgio, soleva dire “Tu non sei una donna…” E come poterlo smentire?

Ed ancora nomi quali Jole Lattari (la “Evita del mezzogiorno”), Anna Teodorani, Amalia Baccelli, Carla De Paoli, Elsa Sabatini, Nadia Sala Zamboni. Quest’ultima è stata “una mamma speciale” ma talmente speciale che «quando sui muri del Liceo scrissero: ‘Zamboni sarai sprangato dalla giustizia del proletariato’, disse a suo figlio: ‘Ezio, prenditi con te la chiave inglese e mettila nella borsa con la cerniera e lascia la cerniera aperta’». Parole sante e sagge…!!!

Il 28 febbraio del 1975 la signora Brunella Rauti, moglie di Pino, scendeva in strada in pantofole ed affrontava da sola un gruppo di compagni che inneggiava contro il marito. Li guidava una donna che nello scontro ebbe la peggio. I suoi sodali rossi non interferirono minimamente… Era il giorno dell’uccisione di Miki Mantakas. Erano i giorni del processo per l’assassinio dei Fratelli Mattei. Erano i tempi della morte di tanti camerati e del dolore delle loro madri, sorelle e fidanzate… Degne di profondo rispetto, degne di essere signore della Destra ed oltre, più di tante altre.

Dal 1978 nuove figure si occupano del femminile in MSI: Wilma Perina, dirigente di partito, e sua figlia Flavia (oggi neodeputato AN e direttore del Secolo d’Italia), Anna Rossi Doria, Marlena Novelli, le redattrici della rivista "Eowyn" (ispirata nel nome all’eroe femminile di tolkieniana lettura e con ben 1.300 abbonati) Stefania Paternò, Adriana Poli Bortone, in un melangè di tradizione ed innovazione sociale, e con un’idea di corretta compenetrazione tra i due sessi.

Ed a seguire donne guerriere e barricadere con i propri camerati uomini. A discutere di politica e letteratura, di filosofia e guerriglia, di colla e manifesti. A condividere paure ed attentati, scontri di piazza, processi e funerali, Campi Hobbit e sezioni. Ad essere intolleranti alle limitazioni del partito ed all’inserimento nella logica del sistema. Nel segno di nuove strade e di una nuova voglia di fare.

Ecco, dunque, Cristina Paternò, Lucia Monda e Francesca Mambro da sempre “bastian contrario” per definizione assoluta. Sulle rovine del femminismo degli anni Ottanta, nasce il Centro Studi Futura che si occupa di femminile tradizionale ma non solo e la sua presidente, Isabella Rauti, figlia di Pino, auspica una terza via della donna di destra tra politica e sociale.

Temi quali famiglia, aborto e pari opportunità vanno di pari passo con la condizione femminile nei paesi in via di sviluppo, la bioetica, la letteratura e la scrittura. Vengono studiate figure come Evita Peron, Cristina Campo e Teresa Labriola e numerosi saranno in seguito i cenacoli femminili delle postfasciste di Alleanza Nazionale che si accompagneranno alle attività di partito. Emergono i nomi di Roberta Angelilli (oggi eurodeputato e leader del gruppo di AN a Strasburgo), Silvia Ferretto e Viviana Beccalossi che sembrano voler superare il legame al fascismo di Mussolini per acquisire una propria e nuova indipendenza e maturità.

“Nel 1994 Alleanza Nazionale porta in Parlamento sei donne, alle ultime elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2006, Gianfranco Fini ha voluto una nutrita pattuglia femminile di tredici parlamentari”.

Tra quotiste rosa e antiriserviste indiane, tutte concordano però sulla complementarità e parità come dignità. Figure come quelle di Maria Ida Germontani, Daniela Santanchè, Angela Napoli, Giorgia Meloni, Barbara Saltamartini e Angela Filipponio Tatarella la fanno da padrone sulla scena femminile italiana della cosiddetta destra. Con un occhio alle sempre amiche-nemiche della sinistra e con l’altro al dire ed al fare del loro patron di partito, Fini. Ma sempre tutte aspiranti a quella piena autonomia ed emancipazione ancora in parte da collaudare e fors’anche da sdoganare e che lascia così e purtroppo ancora un senso di aria al femminile stagnante e soffocante.