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Berlusconi mangerà la foglia?

di redazionale - 22/04/2007

 

 

Berlusconi ha fatto una “bella” figura ai congressi della Margherita e dei Ds, accolto non più come il Cavaliere nero degli intrecci politica-affari ma come il salvatore della patria, l’ultimo baluardo dell’italianità che s’oppone allo straniero invasore. Il fatto che la più grande azienda di tlc, la Telecom, resti nelle mani degli imprenditori del Bel Paese dipende anche dai suoi soldi, da quei denari che fino a poco tempo fa erano sporchi, sudici, insozzati di craxismo e di losche operazioni di corruzione: finanza, magistratura, politica. Il “Caimano” palazzinaro non è più così cattivo, oggi può essere legittimamente annoverato tra i grandi della Repubblica, tra quelli che hanno contribuito alla crescita economica del nostro paese. Persino D’Alema si è complimentato con lui sviolinando con i soliti giri di parole e con la doppiezza tipica di questo personaggio, ma sulla cui sostanza “pacificatoria” non si può certo dubitare. Berlusconi plaude e incassa sorridente i ditirambi.

In realtà, il Cavaliere nero è stato spiazzato da tante “invocazioni”, non ha forse capito in pieno quello che vogliono da lui, ma essendo piuttosto sensibile alle adulazioni sta “mangiando” la foglia. Forse nel Pd, ora che si sentono de-zavorrati dai fantasmi del passato, si abbasseranno i ponti levatoi, la stagione della demonizzazione ad personam può essere finalmente chiusa. Potrebbe essere chiusa…ma manca ancora il colpo finale, quello che garantirà la normalizzazione della politica italiana. Ovvero: Berlusconi salva la Telecom e contribuisce alla fissazione delle regole istituzionali (legge elettorale e qualche altra “riformetta”) poi si ritira per sempre nell’olimpo degli dei (i benefattori della nazione). La storia è magistra vitae: vuoi liberarti di qualcuno senza spargere sangue? Promuovilo in alto, così in alto che le beghe quotidiane gli sembrino solo quisquiglie, bazzecole da mortali. Soprattutto fa in modo che la “quotidianità” non lo disturbi troppo. E’ già successo al Dio del cattolicesimo, con le tutte deleghe passate a Gesù Cristo, succederà anche a Silvio. Insomma, a Silvio Berlusconi viene proposto di chiudere una fase in cambio del suo ritiro a vita privata, in cambio della tranquillità necessaria (per sé e la sua famiglia) per svolgere serenamente le sue faccende imprenditoriali, senza più giudici impiccioni alle calcagna che indagano su presunti conti in Svizzera e sulle tasse mai pagate. Silvio qualcosa l’ha percepita, non ne è ancora certo, ma per ora presta il fianco all’avversario. Probabilmente vorrà ancora più garanzie ma, bene o male, sente che questa volta c’è da fidarsi.

In Forza Italia, invece, s’alzano grandi malumori, quell’ “aulenza” di zolfo che accompagnava il loro “demone” preferito si è tramutata nell’olezzo tipico della promiscuità, dell’inciucio  che rischia di dissolvere un partito strutturato proprio sulla difesa personale del leader. Cadendo le pregiudiziali nei confronti di Berlusconi cadono anche i bastioni eretti in sua difesa. Tutte le carte si ritrovano nuovamente mescolate con sbandamenti di varia natura.

Se Berlusconi dovesse infine accettare questa proposta, ancora non così esplicita, la politica italiana potrebbe andare in contro a quella “normalizzazione” tanto perorata in passato da D’Alema. Ma quella che per questi signori è normalizzazione per noi italiani sarà un’ennesima gabbia dove verremmo rinchiusi come polli, costretti a scegliere tra due grandi schieramenti moderati al servizio dei poteri forti; l’americanizzazione della politica, della quale parlava anche Paolo Mieli nell’editoriale di qualche giorno fa sul Corriere della Sera, darà maggiore consolidamento a questi potentati; la momentanea ricomposizione dei già labili dissidi tra gruppi politici (con la nascita di un monoblocco moderato “a due sponde” e dai confini variabili) e gruppi economici subirà un’accelerazione, con Grande finanza (oggi in posizione di preminenza) e Industria Decotta che assumeranno il controllo incontrastato dei gangli vitali del sistema-paese. Questa è la verità dell’operazione Pd alla quale, tra breve, corrisponderà un’operazione della stessa natura anche a destra. Due schieramenti doppione che si rimbalzeranno le responsabilità politiche a legislature alterne, proprio come avviene negli Usa.