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Ogm, l'Inghilterra dà una leccata al gelato al merluzzo della Unilever

di Luca Fazio - 22/04/2007


L'Agenzia britannica alla sicurezza alimentare dà un primo via libera al gelato transgenico, ma restano molti dubbi sul rischio allergie


Almeno dai tempi di Francesco Procopio dei Coltelli da Aci Trezza, che nel 1686 aprì il Café Procope di Parigi e «inventò» il gelato moderno, abbiamo leccato impunemente coni dalla forma non proprio impeccabile. Finalmente, grazie alla multinazionale anglo-olandese Unilever, presto potremo gustare gelati perfetti. Il segreto starebbe in una proteina del tipo Isp (Ice structuring protein) che favorirebbe la lavorazione e la conservazione di tutti i prodotti - come i gelati - che richiedono bassissime temperature. Grazie a questa nuova tecnologia, si potranno realizzare gelati e sorbetti con le forme più bizzarre, per la gioia dei nostri bambini.
Il fatto che nel nuovo gelato sia presente la proteina di un pesce artico prodotta da un lievito geneticamente modificato non rappresenta un problema per gli scienziati dell'Unilever, tanto che lo scorso luglio il primo gelato transgenico «al merluzzo» è stato sottoposto per l'approvazione all'Agenzia per la sicurezza alimentare britannica (Food Standards Agency), la stessa che ha dato l'ok imprimendo un'imprevista accelerazione alla sua probabile immissione sul mercato europeo. Manca solo l'approvazione Ue.
Il nuovo prodotto transgenico rientra nella categoria dei Novel Foods (prodotti alimentari che svolgerebbero un ruolo protettivo dell'organismo umano, tipo i nuovi yogurt immessi sul mercato), per cui, prima di essere commercializzato, come prescrive il regolamento Ue, deve essere valutato anche dal comitato di esperti europei dell'Acnfp (Advisory Commitee on Novel Foods and Processes); ma si tratta dello stesso organismo che, in fase preliminare, aveva già dichiarato che la proteina messa a punto dall'Unilever risulta conforme a tutti i parametri di sicurezza. La stessa proteina viene già utilizzata in Australia, Nuova Zelanda, Cile, Indonesia, Filippine, Messico e Stati Uniti.

La richiesta della multinazionale anglo-olandese, la scorsa estate, aveva già scatenato le proteste di alcuni ricercatori indipendenti e delle associazioni di consumatori di molti paesi, poiché l'analisi dei rischi condotta dalla Fsa è stata giudicata insufficiente. «Secondo gli esperti del gruppo di ricerca Indipendent Science Panel - si legge in una nota della Fondazione Diritti Genetici - la proteina in questione non è sostanzialmente equivalente a quella del pesce artico, come invece sostiene Unilever, ma presenta una conformazione differente che potrebbe pertanto diventare un potenziale allergene». E proprio per timore che possa causare allergie, la stessa agenzia britannica ha imposto, in tutti questi casi, l'etichetattura obbligatoria per specificare la derivazione da lieviti geneticamente modificati

Se l'Inghilterra, ventre molle del vecchio continente sul fronte anti-ogm, darà il via libera, per l'Unione europea non sarà facile rifiutare il gelato al merluzzo. Unilever, che nel mondo dà lavoro a 223 mila persone e fattura al netto 40 miliardi di euro (in Italia i dipendenti sono 5 mila per 3 miliardi di euro di fatturato), è una potenza economica che sa essere molto convincente. In Italia, solo per restare nel campo della gelateria industriale, è padrona di marchi famosissimi (Algida, Sorbetteria di Ranieri, Eldorado e Carte d'Or).

«Questa vicenda - spiega Ivan Verga, direttore della Fondazione Diritti Genetici - è l'ennesima dimostrazione che le tecnologie transgeniche applicate all'alimentazione costituiscono un vantaggio solo per l'industria alimentare, che opera per la standardizzazione dei prodotti e per l'abbassamento dei costi di lavorazione, inseguendo solo i propri interesso e facendo poi ricadere tutti i rischi sui consumatori. Basterebbe questo perché l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e la Commissione Ue rifiutassero di ratificare quanto già approvato preliminarmente dall'Agenzia per la sicurezza alimentare britannica». Altrimenti, ancora una volta, ci penseranno i consumatori.