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11/9: I francesi lo sapevano già

di Guillaume Dasquié - 23/04/2007


Note, rapporti, sintesi, carte, grafici, organigrammi, foto da satellite. Il tutto esclusivamente dedicato ad Al Qaeda, i suoi capi, i vice, i nascondigli ed i campi di addestramento. E i suoi sostegni finanziari. Una vera e propria enciclopedia. Tra cui una nota di sintesi di cinque pagine, intitolata "Progetto di deragliamento d' aereo da islamismi radicali" e contraddistinto da una data… 5 gennaio 2001!

Si tratta di una massa impressionante di documenti. Di primo acchito, si direbbe una tesi universitaria. Ad un esame più attento, niente a che vedere. Dei timbri rossi "confidenziale - difesa" e "uso strettamente nazionale" su ogni pagina: in alto a sinistra, un logo blu regale: quello della Dgse, la Direzione generale dei servizi esterni, i servizi segreti francesi. In tutto 328 pagine classificate.

Note, rapporti, sintesi, carte, grafici, organigrammi, foto da satellite. Il tutto esclusivamente dedicato ad Al Qaeda, i suoi capi, i vice, i nascondigli ed i campi di addestramento.(Dedicato n.d.t.) anche ai suoi sostegni finanziari: Niente che l'essenziale dei rapporti della Dgse redatti tra luglio 2000 ed ottobre 2001. Una vera e propria enciclopedia.

Al termine di vari mesi d'inchiesta su questa documentazione molto speciale, prendiamo contatto con il quartiere generale della Dgse: E il 3 aprile, l'attuale Capo di gabinetto, Emmanuel Renoult, ci riceve sul posto, tra i muri di cinta della caserma di Tourelles, a Parigi. Dopo aver sfogliato le 328 pagine che poggiamo sulla sua scrivania, non può fare a meno di deplorare una tale fuga (d'informazioni n.d.t.), lasciandoci intendere che questo pacchetto rappresenta la quasi integralità delle produzioni della Dgse sul soggetto per questo periodo cruciale. In compenso, nel dettaglio, impossibile sottrargli il minimo commento. Troppo "sensibile".

È vero che queste cronache dei servizi segreti di Al Qaida, con le loro diverse rivelazioni, sollevano una quantità di questioni. E, per cominciare una sorpresa. il numero elevato di note unicamente dedicate alle minacce di Al Qaeda contro gli Stati Uniti, mesi prima degli attacchi suicidi di New York e di Washington. Nove rapporti interi sull'argomento tra settembre 2000 ed agosto 2001.

Tra cui una nota di sintesi di cinque pagine, intitolata "Progetto di deragliamento d' aereo da islamismi radicali" e contraddistinto da una data… 5 gennaio 2001! Otto mesi prima l'11 settembre, la Dgse vi rapporta le discussioni tattiche condotte dall'inizio dell'anno 2000 tra Osama Bin Laden ed i suoi alleati talebani, riguardo un'operazione di deragliamento di aerei di linea americani.

Pierre-Antoine Lorenzi, capo di gabinetto del responsabile della Dgse fino ad agosto 2001, oggi presidente di una società specializzata nelle strategie di crisi e d'influenza (Serenus Conseil), sfoglia davanti a noi queste 328 pagine e si sofferma, anche lui, su questa nota. Esita, prende il tempo per leggerla ed ammette:" Mi ricordo di questo." "Bisogna ricordarsi, precisa M. Lorenzi, che fino al 2001, il deragliamento di un aereo non ha lo stesso significato che dopo l'11 settembre. All'epoca questo implica di forzare un apparecchio ad atterrare in un aeroporto per condurre dei negoziati. Si è abituati a gestire questo. Approfondimento utile per comprendere perché questo allarme del 5 gennaio non ha provocato alcuna reazione presso i destinatari: i pilastri del potere esecutivo.

Da gennaio 2001, la direzione d'Al-Qaeda si mostra tuttavia trasparente agli occhi - ed alle orecchie - delle spie francesi. I redattori riportano in dettaglio anche i disaccordi tra terroristi sulle modalità pratiche del deragliamento in questione. Non dubitano mai della loro intenzione.

Provvisoriamente i fautori della Jihad prediligono la cattura di un aereo tra Francoforte e gli Stati Uniti. Stabiliscono una lista di sette compagnie possibili. Alla fine ne saranno scelte due dai pirati dell'11 settembre: American Airlines et United Airlines. Nella sua introduzione, l'autore annuncia :" Secondo i servizi uzbechi di spionaggio, il progetto di un deragliamento sembra essere stato discusso all'inizio dell'anno 2000, durante una riunione a Kabul tra rappresentanti dell'organizzazione di Osama Bin Laden ..."

Le spie uzbeche informano dunque gli agenti francesi. All'epoca, l'opposizione dei fondamentalisti musulmani al regime pro-americano di Taskent si è riunita nel Movimento islamico dell'Uzbechistan, il Mio. Una fazione militare di questo partito, guidata da un certo Taher Youdachev, ha raggiunto i campi d'addestramento dell' Afghanistan e si è alleato con Osama Bin Laden, promettendogli di esportare la sua Jihad in Asia centrale. Dei rapporti militari e delle comunicazioni del Mio, trovati nei campi afghani di Al Qaida, ne attestano la veridicità.

Alain Chouet si ricorda di questo episodio. Ha diretto fino ad ottobre 2002 il Servizio d'informazioni di sicurezza, la divisione della Dgse incaricata di seguire i movimenti terroristi.

Secondo lui, la credibilità del canale uzbecho ha la sua origine nelle passate alleanze tra il generale Rachid Dostom, uno dei principali capi afghani della guerra, anche lui di etnia uzbecha, e che combatte allora i talebani. Per fare piacere ai suoi protettori dei servizi di sicurezza del vicino Uzbechistan, Dostom ha infiltrato alcuni dei suoi uomini in seno al Mio, fino alle strutture di comando dei campi di Al Qaida. E' così che informa i suoi amici di Tachkent, sapendo che le sue informazioni prenderanno, in seguito, la via di Washington, Londra o Parigi.

La formulazione degli appunti francesi del gennaio 2001 indica chiaramente che altre fonti corroborano queste informazioni sui piani di Al- Qaeda. Secondo un meccanismo ben oliato in Afghanistan, la Dgse non si accontenta di scambi con dei servizi segreti amici. Per svelare i segreti dei campi, da una parte manipola e "restituisce" giovani candidati alla Jihad originari delle periferie delle grandi città d'Europa. Dall'altra parte, invia uomini del servizio d'azione presso l'Alleanza del Nord del comandante Massud. Senza contare le intecettazioni dei telefoni satelliti.
Una persona vicina a Pierre Brochand, l'attuale capo della Dgse, ci ha assicurato che il servizio disponeva di una "cellula Osama Bin Laden", almeno dal 1995. L 'allarme del 5 gennaio si poggia dunque su un sistema rodato. Alain Chouet, dopo averci chiesto di precisare che non si esprimeva in nome delle istituzioni francesi, resta laconico ma chiaro:" E' raro che si trasmetta un documento senza verificare " Tanto più che il suddetto documento segue e precede i molteplici rapporti della Dgse sostenendo la credibilità degli incantesimi belligeranti di Osama Bin Laden.

Nella sua nota, la Dgse reputa, infine, che la volontà di Al Qaeda di concretizzare il suo atto di pirateria contro un apparecchio americano non lasci alcun dubbio:" almeno da ottobre 2000, Osama Bin Laden ha assistito ad una riunione in Afghanistan nel corso della quale la decisione di principio di condurre questa operazione è stata mantenuta." Siamo al 5 gennaio 2001, i dadi sono stati lanciati, i Francesi lo sanno... e non sono i soli.

Come tutte le informazioni che evocano dei rischi per gli interessi americani, la nota è stata trasmessa alla Cia attraverso il servizio di relazioni esterne della Dgse, responsabile delle cooperazioni tra alleati ( rinominato dopo servizio delle relazioni). Il suo primo destinatario è il capo del dipartimento della Cia a Parigi, Bill Murray, un francofono dal fisico alla John Wayne, rientrato in seguito negli Stati Uniti. Abbiamo potuto stabilire il contatto, ma il signor Murray non ha desiderato dare seguito alle nostre domande. Pierre-Antoine Lorenzi, le cui responsabilità nella Dgse ricoprivano allora le questioni relative alla cooperazione con le agenzie straniere, non concepisce che quelle informazioni non gli siano state fatte pervenire. " Questo, tipicamente, è il genere d'informazione che è trasmesso alla Cia. Sarebbe pure una colpa non averlo fatto."

Dall'altro lato dell'Atlantico, due vecchi agenti della Cia specialisti di Al Qaeda, che abbiamo interpellato, non si ricordano di allarmi particolari inviati dalla Dgse. Né Gary Berntsen, annesso alla direzione delle operazioni dell'agenzia dal 1982 al 2005, né Michael Scheuer, vecchio responsabile dell'unità Bin Laden nella sede della Cia, ricordano informazioni specifiche provenienti dalla Dgse.

A Washington, la commissione d'inchiesta del Congresso sull'11 settembre, nel suo rapporto finale pubblicato a luglio 2004, ha messo l'accento sull'incapacità dell'Fbi, della Cia o dei servizi d'immigrazione di aggregare i dati sparsi concernenti alcuni membri dei commando dell'11 settembre. In nessun momento la commissione ha evocato la possibilità che la Cia avrebbe trasmesso al potere politico, da gennaio 2001, le informazioni trasmesse dai servizi francesi sulla scelta tattica di Osama Bin Laden di organizzare il deragliamento di aerei americani.

Al di là di questo, ciò che più confonde, alla lettura delle 328 pagine della Dgse, ha a che vedere, forse, con la giustapposizione tra gli appunti che allarmano sulle minacce - come quella di gennaio 2001 - e quelle che descrivono molto in anticipo, e con minuzia, il funzionamento dell'organizzazione. Dal 14 luglio 2000, con la redazione di un rapporto di tredici pagine intitolato " la rete di Osama Bin Laden", l'essenziale si rivela consegnato nero su giallo pallido, il colore degli originali della Dgse.

Il contesto, i dettagli degli aneddoti, e tutti gli aspetti strategici relativi ad Al Qaeda vi figurano di già. Molto spesso, i documenti ulteriori si contentano di precisarli. Così, l'ipotesi della morte di Bin Laden - che ha conosciuto un certo successo nel settembre 2006 - prende, in questa nota del 24 luglio 2000, le intonazioni di un ritornello continuo, ma tuttavia fondato :" L'ex saudita, che vive da svariati anni in condizioni precarie, spostandosi di continuo, di campo in campo, soffre comunque di problemi renali e dorsali. (…) Voci ricorrenti danno per certa la sua morte a breve, ma non sembrerebbe, attualmente, aver cambiato le sue abitudini di vita."

Su un aereo del 28 agosto 2000, gli agenti della Dgse localizzano un uomo chiave, molto vicino ad Osama Bin Laden. Il suo nome: Abou Khabab. Questo artificere di origine egiziana, conosciuto per aver insegnato scienza degli esplosivi artigianali a generazioni di fautori della Jihad , costituisce un bersaglio, in teoria, prioritario. In due note biografiche su questo personaggio, del 25 ottobre 2000 e del gennaio 2001, la Dgse enumera le informazioni scambiate con il Mossad israeliano, la Cia ed i servizi di sicurezza egiziani al suo riguardo. Non si ignora nulla del suo percorso e dei suoi spostamenti.

È, ugualmente, il caso di Omar Chabani, l'emiro incaricato d'inquadrare tutti i militanti algerini venuti in Afghanistan, secondo la Dgse. Grazie a lui, nel corso dell'anno 2001, Al- Qaeda ha messo delle infrastrutture a disposizione del Gruppo salafista per la predicazione ed il combattimento (Gspc), il movimento algerino terrorista di cui il capo storico Hassan Hattab, ex alleato di Bin Laden, ha sottoscritto nel 2006, la politica di riconciliazione nazionale del presidente algerino Abdelaziz Bouteflika - provocando l'ira delle giovani generazioni del Gspc. Quelle hanno ripreso dal mese di ottobre la lotta armata abbandonata dai loro predecessori, reclamandosi un nuovo Gspc - rinominato Al- Qaeda per il Maghreb islamico - che sembrerebbe essere responsabile degli attentati dell'11 aprile ad Algeri.

A margine degli aspetti operativi sul funzionamento di Al-Qaeda, questi documenti della Dgse propongono un altro sguardo sui tramiti politici del suo capo. Un esempio: in una nota del 15 febbraio 2001 dedicata in parte ai rischi di attentati contro la base militare francese di Gibuti, gli autori rilevano la presenza nel paese del rappresentante di Osama Bin Laden per il Corno d'Africa, Nidal Abdel Hay al Mahainy. L'uomo, arrivato sul posto il 26 maggio 2000, è precisato avere, né più né meno, "incontrato il presidente della repubblica di Gibuti."

Ma è soprattutto l'Arabia saudita ad apparire come una preoccupazione costante, per via delle simpatie esternate all'Afghanistan di cui approfitta Osama Bin Laden. I rapporti della Dgse esplorano le relazioni con gli uomini d'affari e diverse organizzazioni di questo paese. Certe personalità saudite hanno proclamato la loro ostilità ad Al Qaeda, ma, manifestatamente, non hanno convinto tutti. Pierre-Antoine Lorenzi si ricorda bene dello stato mentale dei responsabili dello spionaggio francese:" La Dgse si è molto dispiaciuta nel considerare definitivamente interrotte le relazioni con la monarchia saudita, perché era in rottura di rapporti: Era difficile da ammettere."

La nota del 24 luglio 2000 menziona un versamento di 4,5 milioni di dollari a profitto del capo di Al Qaeda dall'International Islamic Relief Organisation (Iiro), una struttura direttamente posta sotto la tutela della Muslim World League, essa stessa considerata come lo strumento politico degli ulema sauditi. Bisognerà attendere pertanto il 3 agosto 2006 perché gli uffici dell'Iiro figurano sulla lista ufficiale delle organizzazioni di finanziamento del terrorismo del dipartimento americano del tesoro. Nel corso del luglio 2000, due anni dopo gli attentati di Nairobi e Dar-es-Salam, gli autori di questo compendio mettono in dubbio la sincerità delle posizioni proclamate dalla famiglia Bin Laden stessa :" sembrerebbe sempre più probabile che Osama Bin Laden abbia mantenuto contatti con certi membri della sua famiglia, nonostante questa, che dirige uno dei più importanti gruppi di lavori pubblici nel mondo, l'abbia ufficialmente rinnegato. Uno dei suoi fratelli giocherebbe un ruolo d'intermdiario nei suoi contatti professionali o la cura dei suoi affari."

Secondo il Signor Lorenzi è la ricorrenza di questi dubbi, e più specificatamente l'ambivalenza dell'Iiro, che indurranno la Dgse a mobilitarsi con il Quai d'Orsay, nel 1999, quando la diplomazia francese proporrà alle Nazioni Unite una convenzione internazionale contro il finanziamento al terrorismo.

Un'altra nota dei servizi segreti francesi, datata del 13 settembre 2001, ed intitolata "Elementi sulle risorse finanziarie di Osama Bin Laden" ripropone i sospetti riguardo Saudi Ben Laden Group, l'impero di famiglia. Questa ( la nota, n.d.t.) presenta anche un potente banchiere, una volta vicino alla famiglia reale, come l'artefice storico di un dispositivo bancario che " sembra essere stato utilizzato per trasferire al terrorista i fondi provenienti dai paesi del Golfo."

Un allegato di questa nota del 13 settembre repertorizza gli attivi a priori sotto il controllo diretto di Osama Bin Laden.

Sorpresa, tra le strutture conosciute che lo "Sceicco" ha diretto in Sudan, in Yemen, in Malesia ed in Bosna figura ancora, nel 2001, un hotel situato alla Mecca, in Arabia saudita.

Alain Chouet esprime un reale scetticismo sulla volontà delle autorità di Riyad di arrestare Osama Bin Laden prima dell'11 settembre:" che la sua nazionalità saudita sia decaduta è una farsa (…). A mia conoscenza, nessuno ha fatto niente per catturarlo tra il 1999 ed il 2001 ." Ne testimonia questa nota del 2 ottobre 2001 - " La partenza del principe Turki al-Fayçal, capo dei servizi di spionaggio sauditi: un'estromissione politica " - che rivela i lati nascosti di questo spettacolare siluramento giusto prima l' 11 settembre. Gli autori sottolineano " i limiti dell'influenza saudita in Afghanistan (...) durante alcuni recenti viaggi a Kandahar del principe Turki, questo non era riuscito a convincere i suoi interlocutori di estradare Osama Bin Laden."

E sei anni dopo? In un ampio rapporto della Dgse che abbiamo potuto consultare, intitolato "Arabia saudita, un regno in pericolo?" e datato 6 giugno 2005, gli agenti francesi tirano un bilancio più positivo delle iniziative del regime saudita contro Al Qaeda. Certi paragrafi tradiscono tuttavia dei timori persistenti. I servizi segreti francesi dubitano sempre le inclinazioni per la guerra santa di qualche dottore della fede saudita.


Fonte: Megachip – Democrazia nella comunicazione
Fonte originaria: Le Monde
Traduzione per Megachip di Cristina Falzone