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Sempre più divisi. La rabbia sunnita

di Ch. E. - 24/04/2007

Dietrofront degli Stati Uniti per bocca dell'ambasciatore in Iraq: il muro a Baghdad non si farà
"Il popolo di Azamiyah respinge l'ipotesi di trasformare Baghdad in una nuova Zona Verde". Questa la risposta di alcuni degli oltre duemila sunniti che oggi, come nei giorni precedenti, sono scesi in piazza per protestare contro il progetto statunitense di costruire un muro di protezione di cinque chilometri intorno al quartiere sunnita di Azamiyah nella capitale, attorniato da quartieri sciiti.

manifestazione a baghdad contro il muroDietrofront. “Rispetteremo la volontà del popolo e del governo iracheno, anche se il progetto del muro è nato per proteggere la comunità sunnita, non certo per punirla o isolarla”, ha risposto così oggi, nel corso di una conferenza stampa, l'ambasciatore Usa in Iraq Ryan Crocker. Ieri il premier iracheno, Nouri al-Maliki, dal Cairo, ha fatto sapere di aver dato ordine di sospendere i lavori che sono partiti il 10 aprile scorso. Il quartiere Azamiyah, situato sulla sponda orientale del fiume Tigri, dovrebbe essere completamente circondato da un muro. Tutto il perimetro sarebbe rafforzato da check-point gestiti dall'esercito iracheno, che dovrebbe occuparsi dei controlli ai cancelli sulle persone che entrano e che escono in quella che viene considerata una vera e propria enclave sunnita in una zona della capitale a maggioranza sciita. Le forze armate Usa, coadiuvate da quelle irachene,  sono partite di gran lena a lavorare e oggi sono in piedi già alcuni tratti del muro. L'iniziativa si è però scontrata con la rabbia della popolazione locale che ha inteso la misura come una ghettizzazione umiliante. I dimostranti si sono dati appuntamento davanti alla grande moschea Abu Hanifa, nel quartiere  Azamiyah, protestando a gran voce contro la decisione.

mappa di baghdad, con il quartiere sunnita di adhamiyahLa rabbia sunnita. A questo punto il progetto, almeno per il momento, potrebbe fermarsi. E può diventare il simbolo del fallimento del progetto “sicurezza a Baghdad” presentato tempo fa dallo stesso premier Maliki. Il problema principale riguarda le violenze interconfessionali, tra milizie sunnite e sciite, che si confrontano nella capitale irachena e non solo. Il macabro ritrovamento di cadaveri torturati e decapitati in ogni zona di Baghdad è una consuetudine, e il governo iracheno e il comando militare Usa in Iraq non riescono a trovare una soluzione per far cessare le violenze. La risposta poteva essere, secondo i militari, segmentare in compartimenti stagni la capitale, rendendo più difficile spostarsi da un quartiere all'altro. I sunniti, però, non sono d'accordo. “L'iniziativa degli Usa aumenterà le violenze invece che diminuirle”, ha commentato Adnan al-Dulaimi, leader del principale partito sunnita in Parlamento, “hanno detto a noi che il muro serve a proteggerci dagli sciiti, e agli sciiti che il muro serve a proteggerli da noi. Agendo così, non fanno che aumentare le divisioni. Sono loro che, con questo comportamento, hanno generato le violenze settarie. Costruire barriere renderà ancora più difficile riprendere il dialogo. Ma gli statunitensi non lo capiscono”.