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Sesto giorno di combattimenti a Mogadiscio: vietato trasmettere la guerra

di Federico Frigerio - 24/04/2007

Sesto giorno di combattimenti a Mogadiscio: almeno 230 morti. Granate contro una stazione tv

 
 
Mogadiscio è un inferno. I tentativi di tregua tra il clan Hawiye, che controlla la città, e le forze del governo somalo di transizione svaniscono dopo pochi giorni: come sempre riprendono i combattimenti e si contano solo i cadaveri.  

Abbatti l'antenna. “Sei colpi di granata non sono una casualità” dichiara Ali Iman Sharmarke, direttore dell'emittente televisiva HornAfrik, la cui sede è stata colpita sabato scorso da diverse granate. L'esplosione  avrebbe danneggiato, oltre al parcheggio e a una cisterna d'acqua, l'antenna dell'emittente e quattro persone dello staff sono rimaste seriamente ferite, tanto da dover essere trasportate d'urgenza in aereo verso il  Kenya per ricevere cure adeguate. Sharmarke rincara le accuse aggiungendo che “vi è la possibilità che l'intento delle truppe etiopi e del governo di transizione somalo fosse quello di negare al nostro pubblico internazionale la possibilità di vedere cosa sta accadendo in Somalia”.

Libertà di parola. L'emittente era stata più volte criticata da autorità del governo e il fatto che membri dello staff facciano parte del clan Hawiye, il più potente in Mogadiscio,  non ha certo migliorato la situazione. Sharmarke ha specificato: “Non possiamo negare il fatto che apparteniamo al clan Hawiye, ma questo non interferisce con il nostro lavoro giornalistico e sfido chiunque a trovare  comportamenti o notizie che non seguano gli standard di professionalità e di etica lavorativa”. Non si tratterebbe del primo caso di intervento del governo nelle faccende mediatiche: dal dicembre scorso, ovvero dall'invasione delle truppe etiopi nel paese per scacciare il precedente governo delle Corti Islamiche, sono state molte le piccole emittenti locali costrette a chiudere. Il mese scorso il canale arabo al-Jazeera è stato costretto a sospendere le trasmissioni per non fomentare ulteriormente, secondo le accuse, la resistenza islamica a Mogadiscio.  Il direttore di HornAfrik ha aggiunto: “Non tollerano che la Somalia abbia una libera informazione”. Le trasmissioni dovrebbero riprendere oggi,  “sempre che  non ci bombardino di nuovo”, conclude Sharmarke.

Campo di battaglia. La guerra aperta di Mogadiscio ha raggiunto il sesto giorno e la situazione è sempre più allarmante: le truppe etiopi hanno schierato carri armati bombardando ininterrotamente le postazioni nemiche. I miliziani, fedeli alle Corti islamiche, rispondono agli attacchi con camioncini dotati di mitragliatrici montate sul tettuccio. Bilancio provvisorio: almeno 230 morti. Sharmarke ha dichiarato: “Non ho mai visto una situazione simile in nove anni. I proettili colpiscono indiscriminatamente civili e luoghi di culto”.  Testimoni locali riferiscono che le strade sono impraticalbili e trovare cadaveri per le strade di Mogadiscio sta diventando un'abitudine. Le tregue ormai sembrano servire solo per seppellire le vittime.