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Iran e Corea del Nord: sempre sul filo della tensione

di Giuseppe Zaccagni - 26/04/2007

 
 

Il fronte del nucleare coreano ed iraniano è sempre caldo, mentre le varie proposte non riescono a fondersi in iniziative concrete, accettabili. Da Pyongyang Kim Jong Il dichiara la propria disponibilità ad accogliere gli ispettori dell'Aiea, ma solo dopo che sarà confermato lo sblocco dei 25 milioni di dollari congelati dagli americani in un conto a Macao, presso il “Banco Delta”. Da Teheran Mahmud Ahmadinejad fa capire di essere nuovamente pronto ad una trattativa e concorda anche un faccia-a-faccia tra il suo negoziatore Ali Larijani e l'Alto Rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera e la sicurezza, Javier Solana. La data dell’incontro dovrebbe essere il 25 aprile in una località ancora da definire. Si va, quindi, verso un processo distensivo pur se i due paesi puntano sempre a far valere i loro programmi. Ma per evidenziare una certa volontà distensiva sia Pyongyang che Teheran annunciano una serie di iniziative.

Si apprende così che la Corea del Nord – secondo un funzionario dei servizi di informazione sudcoreani - starebbe preparandosi a disattivare la sua centrale nucleare di Yongbyon, come previsto dall'accordo internazionale firmato il 13 febbraio scorso a Pechino. "Quel reattore – ha aggiunto l’esponente di Seul - è ancora in funzione, ma la settimana scorsa ci sono stati segni di attività insolite nelle sue vicinanze". Non vi sono, però, elementi tali da tranquillizzare le parti che si oppongono alle iniziative nordcoreane. Sul tappeto delle trattative c’è ancora la questione dei dollari bloccati. Tanto che ultimamente la banca di Macao in cui sono “congelati” i fondi ha preannunciato un'iniziativa legale contro il governo statunitense. A Washington la questione è stata prima minimizzata, ma nelle ultime ore anche fonti americane hanno manifestato qualche segno di preoccupazione.

Quanto alle vere e proprie attività nucleari la disattivazione di Yongbyon dovrebbe essere il primo passo in vista di un suo totale smantellamento in cambio di forniture energetiche e assistenziali, nonché di una revoca delle sanzioni internazionali contro Pyongyang.

C’è però ancora un’incognita. Riguarda il Giappone che (paese unico tra i firmatari dell'accordo: due Coree, Usa, Cina, Russia) si è sempre mostrato scettico sui risultati e si è chiamato fuori del rispetto delle sue clausole, aggiungendovi la precondizione di una soluzione di un'annosa e oscura controversia bilaterale su una serie di rapimenti per i quali sono stati incolpati i servizi segreti nordcoreani. Il nodo cruciale della trattativa consiste comunque nel rientro dei 25 milioni di dollari nelle casse di Kim Jong Il.

Complessa e controversa è anche l’altra questione nucleare. Quella dell’Iran. Qui, accettando la ripresa di una nuova serie di trattative, il negoziatore Ali Larijani fa sapere a Solana che Teheran, pur insistendo sul suo diritto assoluto riguardo al suo programma nucleare, è pronta a negoziare con le parti interessate. Si riparte, quindi; ma su tutto continua a pesare il fatto che l'Iran ha installato otto cascate di 164 centrifughe ciascuna (vale a dire un totale di 1.312 centrifughe) ed ha cominciato a pomparvi gas di esafluoruro d'uranio (Uf6) che serve per produrre uranio arricchito. Di conseguenza c’è sempre una situazione al limite della rottura. Con gli Stati Uniti impegnati a sostenere che l'atteggiamento di sfida dell'Iran sulla questione nucleare può portare a nuove sanzioni contro Teheran.

“I dirigenti iraniani – ribadisce il portavoce della Casa Bianca, Gordon Johndroe - continuano a portare il loro popolo sulla strada dell'isolamento perché quello che loro considerano un passo avanti è piuttosto un passo indietro”. E in questo contesto gli americani si riferiscono ad una lettera ricevuta dall'Aiea riguardante l'inizio delle operazioni delle centrifughe dell'impianto nucleare di Natanz. “Il documento dell' Aiea – nota il portavoce statunitense - dimostra che l'Iran continua a sfidare la Comunità internazionale e così le azioni dell'Iran possono avere solo l'effetto di far scattare nuove sanzioni internazionali”. Ahmadinejad, comunque, tira diritto per la sua strada annunciando che l'esercito iraniano: "Taglierà le mani" a qualsiasi aggressore ed è pronto a compiere pienamente il suo dovere nella difesa del Paese. Chiaro il riferimento alle posizioni americane.

Intanto George W. Bush - da Tipp City nell’Ohio - avverte di “essere preoccupato per la possibilità che le ambizioni nucleari dell'Iran scatenino una corsa all'atomica in Medio Oriente”. Poi, rispondendo alle domande del pubblico, dice che: «Quello dell'Iran è un grave problema. Perché rivela la gravità di un Paese che desidera armi nucleari, anche se non ne ha alcun bisogno”. E sempre in questo contesto Bush ha voluto esprimere la preoccupazione della Casa Bianca per il fatto che Arabia Saudita, Egitto, Giordania e Turchia stanno mostrando “crescente interesse nello sviluppare programmi nucleari”.

L’atmosfera, nonostante l’imminente trattativa con l’Iran e le prospettive semi-distensive con i coreani, sembra sempre più calda. Con gli Usa pronti ad aprire altri nuovi fronti, nel Vicino Oriente (con Teheran, Ryad, Il Cairo, Amman ed Ankara) e nell’Estremo Oriente con una Corea del Nord che, comunque vadano gli incontri, resta sempre, per gli Usa, una “mina vagante” sempre più simile ad un “stop and go” continuo.