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Mogadiscio: nono giorno consecutivo di combattimenti

di Stella Spinelli - 26/04/2007

Carri armati etiopi conquistano la zona nord di Mogadiscio, roccaforte delle Corti islamiche
Carri armati e bombe sulla parte nord di Mogadiscio. E' il nono giorno consecutivo di combattimenti fra le truppe etiopi, sostenute da gruppi armati vicini al governo di transizione somalo, e i ribelli integralisti delle Corti islamiche, coadiuvati dai miliziani di altri clan. L'area settentrionale della martoriata capitale sarebbe in mano ai militari.

Mogadiscio sotto attaccoI fatti. Dalle prime ore della mattinata, violenti scontri a fuoco scuotono la città. Gli etiopi hanno sguinzagliato una lunga colonna di blindati in direzione di alcuni quartieri nei pressi del vecchio stadio di calcio. “Oggi gli etiopi hanno conquistato un punto strategico, riuscendo ad avere la meglio sulle milizie e a prendere il controllo del mercato del bestiame”, ha riferito una fonte locale all'agenzia di stampa Misna. L'intento è spazzare via i ribelli, senza usare mezze misure. Bombardamenti senza sosta stanno distruggendo l'area di Towfiq, tanto che gli integralisti stanno lentamente cedendo e abbandonando alcune delle loro roccaforti del nord. Lo riferiscono diverse fonti locali. Per saperne di più occorre attendere l'annuncio del primo ministro del governo somalo, Ali Mohamed Gedi, che svelerà i progressi fatti contro le Corti. Intanto, ancora la Misna riporta la voce insistente secondo la quale almeno un aereo da ieri stia sorvolando la capitale, in quelli che appaiono voli di ricognizione.

Mogadiscio sotto attaccoDal canto loro. ''Siamo sotto un pesante fuoco di artiglieria e di carri armati. Gli etiopi stanno usando tutto quanto hanno a disposizione in forze e mezzi'', ha, infatti, riferito un combattente appartenente agli Hawiye, clan che domina Mogadiscio. ''Questo è l'attacco più pesante mai visto da quando è iniziata la guerra'', ha aggiunto la fonte. Per rispondere alla pioggia di fuoco, i ribelli stanno usando armi automatiche, missili e granate Rpg. Abitanti, autorità e attivisti di organizzazioni umanitarie hanno detto che quasi 300 civili sono stati uccisi in una settimana di combattimenti che si sono concentrati attorno alla roccaforte degli integralisti islamici a Mogadiscio Nord.

Il canto delle vittime. Intanto, le Nazioni Unite lanciano l'allarme di un'imminente catastrofe umanitaria. Da quando sono ripresi i combattimenti, almeno 340mila persone sono fuggite dalla capitale, che una volta contava oltre un milione di abitanti. Per quanto riguarda i morti degli ultimi mesi, invece, non ci sono cifre precise, ma stando a quanto riferisce una fonte della Croce Rossa internazionale, “diventano credibili le stime su alcune centinaia di vittime” per l'ultima settimana, mentre si parla di almeno un migliaio da marzo. Il problema più grave per chi si occupa di soccorrere e curare i feriti diventa recuperarli, dato che le truppe etiopi hanno ordinato la chiusura dei quartieri settentrionali, impedendo anche il trasferimento in centri di primo soccorso e ospedali fuori dall'area. L'unica struttura del nord, originariamente un ospedale pediatrico adesso trasformato in ospedale da guerra, è stato evacuato, dato che i bombardamenti non guardano certo in faccia nessuno, com'è stato dimostrato ieri quando alcuni missili sparati dai carri armati etiopi sono piombati su uno dei reparti che ospitava venti feriti. Sconosciuto il bilancio.

Mogadiscio, sfollatiAvanti tutta. Eppure, nonostante tutto, raccomandazioni Onu comprese, il governo di transizione non ci sente e ripete che non ci sarà tregua nella battaglia finché le Corti islamiche non saranno annientate. Il ministro degli Esteri somalo, Ismail Mohamoud Hurre, ha precisato che morte e violenza sono il prezzo da pagare per tornare alla normalità in un paese che non ha un governo nazionale funzionante da 16 anni. “Le truppe etiopi, fermando gli elementi della Jihad, causa prima dell'instabilità, stanno facendo grandi cose”, ha aggiunto.