Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Pedofilia ed emancipazione sessuale: «Riscopriamo i tabù: sono i nostri confini»

Pedofilia ed emancipazione sessuale: «Riscopriamo i tabù: sono i nostri confini»

di Umberto Galimberti - 29/04/2007

Inquietudine è la parola giusta. Una inquietudine che si alterna all’orrore. E un orrore che non si riesce a sopportare. Il caso, ancora tutto da risolvere e da chiarire, di Rignano Flaminio, e delle presunte molestie e violenze ai bambini dell’asilo da parte di maestre e altri complici, riapre un argomento che negli ultimi anni si è rivelato costante e sempre più preoccupante: la pedofilia, e soprattutto il dilagare della pedofilia. Complici i nuovi strumenti di comunicazione come la rete internet, complice la possibilità di scambiarsi e commerciare in video e foto pedo-pornografiche, complice una società che tende a rimuovere e a nascondere, per paura e per sgomento.

Il filosofo Umberto Galimberti sui fatti di Rignano e sul fenomeno della pedofilia: «È venuta a galla
da un grande silenzio. Adesso si sa, e sembra gigantesco. Non è un esercizio di sessualità, ma di potenza»

PERCHÉ, e cosa sta accadendo? È vero che la pedofilia sta diventando un male troppo diffuso? Cosa ha portato a questo? E cosa si può fare per contrastare un crimine così odioso? Ne parliamo con Umberto Galimberti, che ha una lettura del fenomeno di
due tipi. Da filosofo e da psicoanalista.
Umberto Galimberti, partiamo dalla domanda più semplice. Secondo te c'è un aumento della pedofilia?
«Intanto diciamo una prima cosa: la pedofilia è venuta a galla da un grande silenzio. Prima non si sapeva niente, e adesso si comincia a sapere qualcosa. Quindi non possiamo fare un termine di paragone. Questa è un'epoca di estrema attenzione verso i bambini, c'è quasi una sorta di sovraesposizione. E ogni volta che in una società un elemento è al centro dell'attenzione attrae le pulsioni peggiori».
Colpa delle ossessioni della civiltà dell'immagine, di un voyeurismo che può diventare patologia?
«Partirei da prima. Dal collasso della sessualità come tabù. E quando la sessualità non è più tabù il dilagare delle pulsioni è incontenibile. Teniamo conto che Freud definiva i bambini "perversi e polimorfi". Naturalmente il collasso del tabù sessuale fa sì che gli adulti si sentano autorizzati a scatenare le loro pulsioni, che hanno il loro corrispondente nella polimorfia dei bambini».
Ma noi abbiamo sempre detto che la liberazione dei tabù sessuali era una forma di modernità e di liberazione...
«Per carità... l'uomo ha bisogno di limiti, di confini e di tabù, e là dove cade un tabù, se ne deve trovare un altro. Il contenimento della sessualità limita i comportamenti. Quei comportamenti che oggi invece si ritengono non gravi. La psicoanalisi ad esempio non sarebbe mai nata senza l'esistenza del tabù sessuale, ed è per questo che oggi anche la psicoanalisi è in crisi».
Tutto questo è figlio della rivoluzione sessuale?
«Non c'è dubbio. Non dimentichiamo che nei dieci comandamenti quello più importante è "non commettere atti impuri". La religione ha controllato la società attraverso il controllo "dei ventri". Se questo non c'è più le pulsioni vengono fuori in un modo scatenato».
Ma come è possibile considerare un soggetto sessuale un bimbo di quattro anni?
«Questo mi risulta incomprensibile mentalmente».
Ma tu sei un analista, dovresti...
«Certo, so spiegarmelo ma non lo comprendo ugualmente. Però dobbiamo pensare almeno due cose. La prima è che la pedofilia più che un esercizio di sessualità è un esercizio di potenza. O se preferisci di impotenza. Se io sono impotente nella relazione adulta mi scarico sui bambini. Nella pedofilia c'è un primato della potenza e della violenza più che libido o piacere sessuale. La seconda è che il bambino scatena tutte le pulsioni sessuali che non si sono integrate nella funzione genitale».
Spiega meglio.
«Ciascuno di noi ha delle perversioni. Freud spiega che le perversioni sono tutti quelli atti che non sono rivolti al "giusto verso". Ovvero che non si sono integrate attorno agli organi sessuali maschili e femminili. Intorno alla destinazione naturale della sessualità. Tutte quelle pulsioni che rimangono fuori trovano il loro corrispondente nei bambini, che sono polimorfi perché non hanno ancora, essendo molto piccoli, indirizzato la loro sessualità».
Torniamo alla diffusione della pedofilia. Quanto pesa la tecnologia in questo processo. La facilità di scambio, la globalità della rete internet?
«La tecnologia non è responsabile dell'incremento della pedofilia, è responsabile della facilitazione della pulsione sessuale».
E porta a condividere le pulsioni perverse e criminali?
«La facilitazione tecnologica ha creato una sorta di comunità. Quante sono le comunità che si riuniscono attorno a internet a partire da un tema? Bene, diciamo che un pedofilo che un tempo poteva essere un solitario che seguiva le sue pulsioni e perversioni oggi può condividere con altri la sua perversione attraverso le comunità mediatiche che si vengono a creare con internet. E quindi in qualche modo tende ad alleggerire persino la responsabilità e il senso di colpa».
Dunque condividere queste perversioni con altri non porta ulteriore vergogna. E questo può avvenire anche in una piccola comunità?
«Una volta che si depotenzia la colpevolezza di questi scenari sessuali si sente meno responsabile sia quello che vive nella comunità di internet sia quello che vive nel piccolo paese».
Il fatto che un pedofilo sia stato un bambino violato è un luogo comune?
«C'è una certa frequenza. Un bambino violato non rimedia più. Mi dispiace di togliere tutte le speranze, ma il bambino violato è un bambino che si trova nella condizione di subire un'esperienza di cui non ha i codici interpretativi. E tutto ciò che noi non riusciamo a intepretare rimane un nucleo chiuso che si manifesta con il disprezzo di sé».
E non sono curabili?
«Non escludo questa possibilità. Ma io non l'ho mai vista».
Perché il primo luogo dove avvengono le molestie sessuali è la famiglia?
«Perché è più facile il contatto con i bambini, ma soprattutto perché è davvero indiscernibile quando si passa da una carezza di affetto a un gesto trasgressivo. I bambini arrivano all'età della ragione attorno ai 5 o 6 anni. E prima il messaggio di accettazione o rifiuto passa attraverso il corpo. E allora per il bambino diventa impossibile capire se una carezza è perversa o è solo una carezza di affetto. La famiglia può essere una zona grigia dove può accadere di non distinguere tra l'amore e la libido. E guarda che l'abuso dell'infanzia è sempre stata una costante nella storia, soprattutto nelle classi meno colte, nel mondo contadino, pastorale».
Quanto è attendibile un bambino di quattro o cinque anni quando racconta una violazione?
«Bisogna stare molto attenti al linguaggio dei bambini. I bambini non inventano, come si è soliti dire. Descrivono con il linguaggio che hanno a disposizione, fatti reali. Perché per inventare devi essere così adulto da avere una doppia coscienza. Mentire vuol dire sapere qual è la verità e inventarne un'altra. Un bambino non controlla neppure lo scenario reale. E quindi dice la verità con il linguaggio che ha disposizione, che è il linguaggio delle favole. O il linguaggio non verbale: i suoi lunghi silenzi, il pianto improvviso».
Da che età il bambino comincia a mentire?
«Intorno ai 5 o 6 anni».
E come è possibile non accorgersi in famiglia che il proprio bambino può essere stato molestato?
«È un processo di negazione. La famiglia, prima di accettare un evento rispetto al quale non c'è rimedio, cerca di negarlo. E non si verifica solo nei casi di pedofilia. Ma anche nei casi di droga, di alcolismo, e via dicendo».
Nella modernità in cui siamo immersi non c'è anche un aspetto voyeuristico paradossale? A cominciare dai pedofili che non fanno altro che scambiarsi video pornografici e si limitano a questo?
«Questo è un fenomeno nuovo, grazie a Internet soprattutto. Io distinguerei tra i pedofili "naturali" e i pedofili "indotti". Si produce moltissimo materiale video per un sacco di gente che forse pedofila non sarebbe diventata».
Certe perversioni senza questa facilità di diffusione rimarrebbero magari inespresse ?
«Probabilmente».
Ma stiamo ora parlando di voyeurismo, non di atti pedofili.
«Sì, il voyeurismo è una tendenza del nostro tempo. La sessualità oggi è spostata essenzialmente sul voyeurismo».
A Rignano Flaminio, la gente del paese è sconvolta. Se dovessero risultare veri i fatti contestati c'è lo sgomento di aver conosciuto quelle persone da sempre e aver scoperto che avevano un altro volto. Può accadere che da un momento all'altro si diventa quel che non si era mai stati prima?
«Certo, perché a un certo punto non si contengono più le pulsioni esistenti. Questo può avvenire per molte cause. Ma te ne dico soprattutto due: la noia e il denaro».
Il denaro può avere una forza così potente da passare sopra l'orrore della violenza a dei bambini?
«Sì. Se l'ossessione del denaro è forte, può fare questo è altro. Tenendo conto poi di un'altra cosa. Che si crede che poi i bambini possono dimenticare, che siccome sono cose che non capiscono, alla fine verranno superate, che il bambino neanche se ne accorge. Non è vero».
Mi sembri molto pessimista. Non c'è alcun modo per reagire a questi orrori, a questa pedofilia naturale e indotta così manifesta?
«Per prima cosa bisognerebbe ridurre l'esposizione della sessualità a livello mediatico».
Ma non suona un po' moralista?
«No. Questa continua esposizione della sessualità in televisione la rende una cosa banale. E dunque diventa necessario oltrepassare il confine della pulsione primaria».
Ma questa offerta di sessualità non ha a che fare con una domanda, come in tutte le leggi economiche?
«Ma anche la violenza ha a che fare con una domanda. Però c'è un tabù che limita l'aggressività. Nel profondo dell'inconscio ci sono aggressività e sessualità. La sessualità per procreare, l'aggressività per proteggere la prole. Se non poniamo limiti a queste pulsioni originarie e rendiamo la sessualità una cosa banale estinguiamo il desiderio delle persone. Perché un eccesso di sessualità riduce il desiderio».
E ridotto il desiderio che accade?
«Che dobbiamo cercare la perversione per eccitarci. E allora oltrepassiamo il limite, e il confine tra gesto sessuale e gesto trasgressivo diventa indistinguibile».