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Trame e sospetti a Washington (recensione)

di Gianni Vattimo - 29/04/2007

 
 

Non si sa davvero quale tra le attività segrete della Cia sotto il governo di Bush, a cui è dedicato l'affascinante e preoccupante libro di James Risen, ('Stato di guerra. Le attività segrete della Cia durante l'amministrazione Bush', Fandango, pp. 279, euro 17,50) potremmo citare in un breve resoconto della lettura. C'è solo qualche passaggio fin troppo conciliante del prologo. Ad esempio: "I sostenitori di Bush mettono giustamente in risalto il nuovo anelito democratico che ha cominciato a soffiare in Medioriente" per merito della sua azione; sembra una dichiarazione comune di D'Alema e Condoleezza Rice.

Per il resto il libro è un vero e proprio film dell'orrore, presenta un'America ormai totalmente sorvegliata dalla Nsa (Agenzia della sicurezza nazionale), che agisce al di fuori di ogni controllo del Congresso, e dunque della Costituzione; e ovviamente sottopone a intercettazione tutte le comunicazioni di stranieri, che i server fanno passare, non per caso o per ragioni tecniche, per le centrali Usa.

Tutto comincia, o almeno si intensifica nettamente, dopo l'11 settembre, sul quale Risen non ha verità sconvolgenti da rivelare, e prende per buona la versione ufficiale. Anche se l'uso che Bush ne ha fatto per violare, con il Patriot Act, le libertà civili degli americani ha fatto sorgere ragionevoli sospetti persino sugli autori della strage.

Nonostante qualche pesantezza dovuta all'attenzione per le lotte interne nei vari dipartimenti dell'esecutivo Usa (umano troppo umano: che c'entrino anche le relazioni personali è forse un'illusione ottimistica) il libro è un bell'esempio di giornalismo investigativo, almeno pari alla famosa inchiesta sul Watergate. Sarebbe (troppo) bello se avesse lo stesso effetto politico, costringendo Bush alle dimissioni. Ma è certo sperare troppo.