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Alleanza bipartisan destra/sinistra: nel Palazzo il potere si perpetua

di Michele Mendolicchio - 01/05/2007

 

Le grandi manovre o meglio le larghe intese sembrano di nuovo tornare in auge, almeno su alcuni temi centrali. Centrodestra e centrosinistra, così come sono articolate e composite, sembrano ormai arrivate al capolinea.
L’attuale maggioranza nel cammino verso il Partito democratico ha voglia di disfarsi della sinistra radicale per realizzare un nuovo contenitore di centro comprendente anche Udc e Lega. Non per niente l’incontro positivo tra Prodi e Bossi, almeno stante alle dichiarazioni, sembra volgere verso una più ampia convergenza comprendente anche Fi.
Parlando della riforma elettorale, Rutelli ha fatto un’apertura al leader della CdL: “Penso si possa avere un accordo con Berlusconi, così come è utile averlo, nell’interesse del paese tra centrodestra e centrosinistra, sulla politica estera, sulla politica della sicurezza e credo che oltre non si debba andare, confronti costruttivi fra coalizioni ma senza confusione”.
Dopo il faccia a faccia tra Prodi e Bossi, il piacione ex radicale si è visto con il Professore per mettere in atto la strategia più opportuna per far saltare il centrodestra. Si dà alla Lega il contentino delle autonomie locali per tenerli come stampella al posto della sinistra radicale che mette troppi paletti all’americanismo della leadership, dall’Iraq all’Afghanistan, dalle privatizzazioni alle liberalizzazioni. Ovviamente, si tratta di conflittualità sterili che non portano mai a decisioni di rottura.
Non per niente il rifinanziamento delle missioni di guerra è stato votato anche da Rifondazione, Pdci e Verdi, seppur con qualche distinguo. Certo i tempi per un accordo tra la leadership dell’Unione e le stampelle del centrodestra, Lega e Udc, stringono. Entro il mese di luglio ci dovrà essere al Senato il voto sulla riforma elettorale, per evitare lo spauracchio del referendum, altrimenti il rischio è che salti tutto.
A mettere il bastone fra le ruote su possibili convergenze c’è anche la questione immigrazione. Con il via libera del Cdm alla nuova legge in sostituzione della Bossi-Fini, sempre che il Parlamento l’approvi, c’è da dare il contentino alla Lega per superarne la prevedibile opposizione. E l’incontro tra Bossi e Prodi va in questa direzione. “Sulla cittadinanza -ha sottolineato Rutelli- come sulle nuove norme riguardanti l’immigrazione, sarà il Parlamento a decidere. Credo che tutti gli immigrati onesti, che sono la grandissima maggioranza, potranno dare il loro contributo al nostro Paese, come fanno già ora. Ricordo che il numero degli immigrati in Italia è significativo, anche se è inferiore a quello di altri Paesi europei”. Secondo il presidente Dl è fondamentale il ricorso agli immigrati per garantirsi una costante crescita del Pil e dell’economia italiana. Ovviamente, si dimentica di sottolineare gli aspetti negativi, che sono tanti. A cominciare dallo sfruttamento degli immigrati ovvero il mercato delle braccia a buon mercato. Ma queste sono quisquilie per il piacione della Margherita.
L’importante è far crescere l’economia anche a costo di nuove forme di schiavismo. Passando ad altro tema, Rutelli ha parlato dei rapporti, al suo interno, con i teodem capitanati dalla Binetti. “Difendo la grande credibilità” ha sostenuto il neo diccì “e la pulizia morale di Paola Binetti che è una donna e una professionista di primo ordine”. Per Rutelli le posizioni assunte sui Dico sono più che altro il frutto di una cattolica impegnata, che intende difendere il ruolo primario della famiglia. Ma a conti fatti si tratta di posizioni intrise di fondamentalismo cattolico.
Ritornando alla riforma elettorale e al centro allargato c’è da notare quanto detto da Cesa. Secondo il segretario dell’Udc “le alleanze non sono eterne” ma è chiaro che i percorsi vanno costruiti. Anche se il centrista ha detto che discutere di nuove alleanze è al momento prematuro finché non verrà sciolto l’iceberg della riforma elettorale, ha ritenuto comunque positiva l’apertura del leader della Margherita. Però “la nascita del Partito democratico” non è un buon segnale considerando le diverse componenti che ne fanno parte del tutto incompatibili tra loro.
E’ chiaro che il disegno dei centristi è quello del grande centro riunendo tutti gli ex diccì, trasversali ai due schieramenti. Ma di galli nello stesso pollaio ce ne sono fin troppi. E allora Casini e company cercano un terza via, quella della stampella plurifunzionale pronta ad accordi bipartisan, ora con Berlusconi ora con Prodi, a seconda degli interessi in ballo.
Che bel modo di concepire il rinnovamento della politica. Una cosa è certa i due schieramenti sono orami due contenitori vuoti di idee che hanno tolto agli italiani anche la voglia di sognare.