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Il libro della settimana: Gian Enrico Rusconi, Non abusare di Dio

di Carlo Gambescia - 02/05/2007

Il libro della settimana: Gian Enrico Rusconi, Non abusare di Dio. Per un'etica laica, Rizzoli 2007, pp. 192, euro 12,50

Franco Garelli, sociologo e attento studioso del cattolicesimo italiano, in un'intervista concessa intervistato ad Aldo Di Lello, ha sottolineato la “carenza propositiva del mondo laico”. Che spiegherebbe - almeno in parte - il nuovo protagonismo della Chiesa. Una “carenza”, e dispiace dirlo, che segna anche ultimo libro, pur interessante, di Gian Enrico Rusconi, Non abusare di Dio. Per un’ etica laica (Rizzoli 2007, pp. 192, euro 12,50). L’autore, professore di Scienza politica all’Università di Torino, è così famoso che non ha bisogno di presentazioni. I suoi libri e interventi in argomento sono regolarmente, e giustamente, dibattuti da opinionisti e studiosi.
Una premessa. Chi scrive, condivide la tesi rusconiana che i due maggiori pericoli per la democrazia liberale e pluralista siano il clericalismo e il laicismo. Pertanto di regola: un’etica laica, dovrebbe evitare ogni deriva laicista; come un’etica religiosa dovrebbe contrastare ogni ricaduta clericale. Ma l’autore come sviluppa questa tesi? E qui, come vedremo, nasce il nostro disaccordo.
Sul piano filosofico, Rusconi privilegia la sovraordinazione dell’etica laica, fondata sul valore dell’uomo come fine, su quella religiosa. Che, a suo avviso, rinviando a Dio, poggia su un’entità esterna e superiore all’uomo. Il politologo basa la sua tesi, che a grandi linee, risale a Grozio, giurista olandese del Seicento, su una frase del teologo evangelico Dietrich Bonhoeffer. Il quale in una lettera scritta dal carcere nazista di Flossenbürg, notava che “Dio ci fa sapere che dobbiamo vivere come quelli che se la cavano nella vita senza Dio”: etsi Deus non daretur. Come se Dio non ci fosse.
E qui veniamo al piano sociologico. Agire come se Dio non ci fosse porrebbe “il laico e il credente-di-chiesa sullo stesso piano, pur partendo da motivazioni divergenti. Su questo piano infatti - prosegue Rusconi - né il primo né il secondo possono avere qualcosa di più o di meno rispetto all’altro: entrambi sono soli o, se si vuole, sono autonomi nell’argomentare il senso morale del loro mondo personale e collettivo” . Si tratta di una scelta, “congruente con l’idea di democrazia laica” . Per quale ragione? Perché intende la democrazia “come lo spazio istituzionale entro cui tutti i cittadini, credenti, non credenti e diversamente credenti, confrontano i loro argomenti, affermano le loro identità e rivendicano il diritto di orientare liberamente la loro vita, senza ledere l’analogo diritto degli altri” . Ma qui Rusconi, forse accorgendosi del pericolo di dischiudere la porta all’individualismo, aggiunge saggiamente: “Si tratta di un difficile equilibrio garantito da un insieme di procedure consensuali di decisione che impediscono il prevalere autoritativo di talune pretese di verità o di comportamento su altre” .
Ricapitolando: centralità dell’uomo come fine e democrazia procedurale. Ecco gli strumenti scelti da Rusconi, per fondare e garantire un’etica laica. Si tratta di argomenti concreti che potrebbero essere condivisi, al di là delle eventuali questioni squisitamente teologiche, che qui non possiamo affrontare per ragioni di spazio e anche di preparazione personale.
Potrebbero essere condivisi… L’uso del condizionale ha una precisa ragione. Infatti, a questi strumenti, Rusconi ne aggiunge un altro, meno convincente: il primato della scienza, e soffermandosi in particolare sulla natura umano-evolutiva del sapere scientifico
Ci spieghiamo meglio. Secondo l’autore la scienza non sarebbe qualcosa di esterno all’uomo (non proprio uno “strumento”), ma qualcosa che evolve con l’uomo. Ascoltiamolo: “La scienza e la tecnica non ‘creano la vita’ non ‘fabbricano’ nuovi organismi viventi ma riprogrammano processi vitali già presenti. Se vogliamo usare … una metafora ‘dirottano il bios’ intervenendo su alcuni elementi primigeni con operazione che, tra l’altro, ci consentono di individuare con maggiore precisione i diversi stadi di sviluppo dell’organismo umano”. Il che significa - senza entrare nel merito di alcune questioni oggi scottanti, come la natura dell’embrione - che Rusconi ritiene che la scienza possa stabilire “scientificamente” quel che sia umano o meno … A dirla tutta, si tratta di un approccio che apre a uno scientismo di tipo evoluzionistico. E che mette in luce le incertezze di un’etica laica che prima designa l’ uomo come fine, e poi chiama in causa, a suo fondamento, la scienza, attribuendole il valore di fine ulteriore rispetto all’uomo. Insomma, non si può giocare su più tavoli. Soprattutto dopo aver criticato l’etica cristiana perché poggiante su Dio.
Attenzione la nostra non è una battaglia di retroguardia: il problema, non è quello di essere favorevoli o contrari all’evoluzionismo, che è un teoria scientifica, e come tale va esaminata e utilizzata: uno “strumento” di lavoro: Ma di evitare la trasformazione dell’evoluzionismo nello “strumento” che spieghi tutti gli altri “strumenti”: di tramutarlo, insomma, nella famigerata verità auto-evidente. Rischiando così di pervenire a conclusioni piuttosto azzardate. Come accade, quando Rusconi, di solito così scrupoloso e attento, fa la seguente osservazione: “Se collochiamo la sperimentazione scientifica sui materiali biologici nella prospettiva evolutiva, lungi dall’apparire una indebita irruzione nell’ordine naturale si configura come un passo in avanti compiuto dall’uomo-natura nella direzione dell’utilizzo delle sue stesse chances evolutive” (134). Come dire: la scienza è studio delle chances evolutive dell’uomo, e quest’ultime evolvono attraverso la scienza…
Di qui la necessità, per i laici credenti di trovare il giusto equilibrio: evitare, a un tempo, di agire come se la scienza non ci fosse, ma anche come se Dio non ci fosse. Evitando le tautologie...
In conclusione, è giusto non abusare di Dio, ma è altrettanto giusto non abusare della scienza. Il che di questi tempi non è facile. Ma crediamo resti l’unica via di uscita, oggi, percorribile.