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Il festival dell'inedito

di Gian Paolo Serino - 02/05/2007

   
 
 

 

"A Milano gli eventi culturali si riducono quasi sempre a vetrine da talk show. Ci sarebbe bisogno di qualche vetrina in meno e qualche officina in più". Questa l’idea di partenza di Officina Italia, il primo festival italiano dell’inedito, ideato e organizzato da Antonio Scurati e Alessandro Bertante, che si svolgerà dal 3 al 5 maggio alla Palazzina Liberty di Milano. Sostenuta dal Comune e dalla Provincia di Milano, le tre giorni vedrà alternarsi in reading serali molti dei protagonisti della scena culturale italiana degli ultimi anni:  da Alessandro Baricco a Pietrangelo Buttafuoco, da Carlo Lucarelli a Luciano Canfora, da Alessandro Piperno a Roberto Saviano a Gabriele Salvatores. All’organizzatore Antonio Scurati, vincitore nel 2005 del Premio Campiello con il romanzo Il Sopravvissuto  e docente di Sociologia della comunicazione all’Università di Bergamo,  abbiamo chiesto di raccontarci da vicino Officina Italia.*

Cosa distingue il vostro dagli altri festival letterari?
Il fatto che non vogliamo ridurre i nostri incontri a passerelle di carta. Nessuno degli scrittori invitati viene per presentare il suo ultimo libro: tutti gli autori parleranno dei loro prossimi lavori o di testi creati appositamente per il festival. Questo è ciò che ci distingue: aprire al pubblico l’officina della creatività.

Quindi?
Più che reading saranno letture in cui il pubblico potrà intervenire. E da questo confronto ci auguriamo nasca uno scambio reciproco tra scrittori e lettori.

Da una parte Officina Italia rifugge l’idea di un festival vetrina, dall’altra gli invitati sono autori validi ma molto alla moda…
La nostra idea è di creare una vera e propria officina creativa che funzioni tutto l’anno: attraverso iniziative, laboratori didattici e corsi di scrittura, che aiutino soprattutto i più giovani ad emergere.

Di esordienti, però, quest'anno neanche l'ombra...
E’ stata una scelta pianificata: chiaramente dovevamo prima ottenere, come sta accadendo, una forte visibilità per poter essere liberi, sin dalla prossima edizione, di realizzare i nostri progetti.

Cioè?
Appunto, quello di far emergere la creatività lì dove, per una ragione o per l’altra, è sommersa.

La scelta di Milano, quindi, è significativa...
Milano è stata per moltissimi anni una fucina di creatività, un luogo di vera produzione. Adesso non lo è più. Si prenda ad esempio il design: a Milano non esiste, esiste il Salone del Mobile. Che è un’altra cosa: è un’esposizione, una vetrina. La nostra intenzione è quella di dare spazio al dialogo proprio nel momento in cui si produce la cultura. Anche il nostro programma, infatti, è flessibile: oltre agli intervenuti ci sono molti altri scrittori che ci stanno chiedendo di poter leggere i libri a cui stanno lavorando. Questa idea ci piace e ci gratifica molto.

Anche gli scrittori non invitati, quindi, potranno salire sul palco e leggere i loro inediti...
Per quest’anno c’è un criterio di scelta alla base, ma negli anni futuri non lo escludiamo. Ripeto, il nostro scopo è quello di portare la creatività alla portata di tutti.

E’ un’idea che si prefigge anche La Milanesiana: aprirsi alla città. In tutte e due i casi, però, gli incontri sono al chiuso. Non potevate, come accade a Mantova o Roma, andare in piazza?
E’ un’altra idea che stiamo valutando per le prossime edizioni. Per questa, è proprio notizia confermataci oggi dagli Assessori alla Cultura di Provincia e Comune, che verrà allestito un maxischermo all’esterno della Palazzina Liberty.

Tra gli scrittori del programma neanche una donna...
Ce ne siamo accorti, in colpevole ritardo. Per questo abbiamo deciso che la prossima edizione sarà dedicata alla narrativa al femminile.

Venendo ai costi, invece, quanto è costato realizzare Officina Italia?
80 mila euro in tutto: una somma abbastanza ridicola, che ci ha molto limitati rispetto alle idee iniziali. Parte sono stanziati da Provincia e Comune, rispettivamente hanno contribuito per 25 e 30 mila euro, il resto provengono da sponsor privati. Quello che ci fa piacere, e che è molto raro in Italia, è che tutti gli autori intervengono gratuitamente, senza gettone di presenza.

Amici degli amici?
Hanno compreso il progetto ed è piaciuto. Per questo hanno aderito con entusiasmo.

Nessun amico degli amici: appartengono, però, tutti alla stessa generazione...
Sì, è vero: siamo tutti, più o meno, della stessa età. Questo è voluto: perché il potere editoriale è nelle mani di chi ha fatto il ’68. Noi, figli di quella generazione, volevamo rivendicare che esistiamo. Officina Italia è il primo passo.

Il programma lo potete trovare su www.officinaitalia.net
[*L'intervista è stata pubblicata sul quotidiano "La Repubblica"]