Il naso della CIA negli affari europei
di Alfonso Maruccia - 02/05/2007
![]() Il pericolo viene ancora una volta da SWIFT - Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications - il colosso finanziario belga le cui propaggini statunitensi hanno accesso ad un archivio replicato dei dati gestiti per l'Unione: il consorzio si occupa già degli affari di quasi 7.800 società di prestito di oltre 200 paesi, e l'apertura dell'area unica europea di cui sopra la vedrebbe come naturale candidata ad occuparsi anche di tutti i trasferimenti domestici di denaro sul continente. ![]() Una pratica, dicono le autorità garanti europee, condotta in totale violazione delle leggi sulla protezione dei dati, e che potrebbe altresì far comodo allo spionaggio economico e industriale. Ogni singolo trasferimento bancario, paventa Schaar, sarebbe in quest'ottica alla mercé della iniziative investigative statunitensi. Un'accusa pesante a cui Francis Vanbever, chief financial officer di SWIFT, risponde con la promessa di migliorare drasticamente le policy di protezione dei dati della società: in tal senso le data facilty americane verranno fatte passare sotto l'egida dello statuto del Safe Harbor, grazie al quale i dati europei potranno godere delle dovute protezioni legali su territorio statunitense. Iniziativa che a Schaar e alle autorità garanti dei paesi europei è parsa come semplice fumo negli occhi: "La risposta che stiamo ottenendo non è quella che stavamo aspettando" ha avvertito il Garante tedesco, perché il safe harbor non risolve il problema di base, ovvero l'esteso accesso delle autorità americane alle informazioni sensibili senza un occhio imparziale a giudicarne le azioni. |