Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il confronto televisivo tra Nicolas Sarkozy e Ségolèn Royal: sotto il vestito niente

Il confronto televisivo tra Nicolas Sarkozy e Ségolèn Royal: sotto il vestito niente

di Carlo Gambescia - 03/05/2007

 

Due ore, in effetti possono essere poche per discutere dei rispettivi programmi politici. Ma più che sufficienti quando i contenuti politici, come quelli discussi ieri sera Sarkozy e la Royal, sono così superficiali da risultare scontati e banali.
Sostanzialmente, abbiamo assistito al confronto tra il pallido neoliberismo Sarkozy e il welfarismo “dolce” della Royal. Un confronto tra ombre. Non si è fatto alcun riferimento alla politica internazionale, agli Stati Uniti, all’Europa come possibile protagonista della politica mondiale, ma neppure alla corruzione indotta da un capitalismo sempre più nelle mani di pochi azionisti, affamati di profitti a breve termine, e ad ogni costo. Insomma, nessun riferimento, agli scandali che hanno infiammato e segnato la politica e l'economia francesi. Quanto alle periferie i due contendenti hanno sostenuto più o meno le stesse tesi. Per entrambi sarà necessario un giro di vite in termini di ordine pubblico…
L’aspetto interessante è che i media d'Oltralpe e soprattutto esteri (in particolare in Italia) hanno posto l’accento sulla (relativamente) giovane età dei contendenti alla presidenza (entrambi cinquantenni) e sulla loro dinamicità, sorvolando sui programmi. Insomma, ne hanno evidenziato, pagando pegno alla dominante cultura dell’immagine, il bel “vestito”… Perciò, nei commenti a caldo, si è parlato della “tonicità” di Sarkozy e del “cuore di mamma” della Royal. Della bella cravatta del candidato gollista e dell’abitino blu, da graziosa ex collegiale, della candidata socialista.
Certo Sarkozy e la Royal sono più belli di Prodi e Berlusconi, o di altri politici europei. E allora? Basta la fotogenia per governare una nazione? Ecco il vero punto della questione: dal momento che i programmi politici ormai si somigliano tutti - cosa di cui sono consapevoli gli addetti i lavori - allora si preferisce puntare sulla pubblipolitica. Sulla promozione televisiva dell’immagine del candidato. Che deve essere bello, giovane e rassicurante come il testimonial di uno spot televisivo…
Sono cose che tutti sappiamo, perfino scontate. E’ nota, infatti, la matrice culturale statunitense della pubblipolitica, come pure la forza dei meccanismi di controllo sociale che vi sono dietro. Eppure ieri sera milioni di francesi e sicuramente anche di europei hanno assistito al confronto. Perché? Evidentemente, malgrado tutto, c’è ancora voglia di partecipare e capire. Peccato, che l’attuale classe dirigente, non solo francese, continui a fare del suo peggio - fuorché nella "cura dell'immagine" - per ridurre la politica a pura gestione dell’esistente. Smorzando o “canalizzando” ogni entusiasmo a colpi di cravatte sgargianti e falsi sorrisi. E fingendo un decisionismo, che invece appartiene ad altri gruppi sociali, a cominciare da quelli economici e finanziari. Gruppi che sono ben felici che si continui a parlare di cravatte e non di corruzione…
La grande politica è un’altra cosa. E soprattutto, non si occupa del "vestito", ma di quello che vi è sotto.