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Clima, l'allarme è a destra

di Marco Fratoddi - 04/05/2007


Il sorprendente dato che emerge dal sondaggio in esclusiva per La Nuova Ecologia: gli elettori di centrodestra favorevoli al Protocollo di Kyoto. Il 70,3% degli italiani considera l'inquinamento grave come la disoccupazione. Ma solo il 28,1% rinuncerebbe all'auto
FILE: il sondaggio
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Quanti di voi sarebbero disposti a pagare il parcheggio, come avviene nel sobborgo londinese di Richmond, in proporzione alla quantità di CO2 che emette la vostra automobile? E quanti stanno seriamente pensando di produrre energia da fonti rinnovabili, sfruttando magari le opportunità contenute nell’ultima Finanziaria? Altra domanda: ve la sentite d’investire nella coibentazione del vostro appartamento (anziché comprare il condizionatore o alzare il riscaldamento) per migliorarne l’efficienza? C’è da sperare che siano in molti, fra i lettori de La Nuova Ecologia, a rispondere di sì. Ma al di là di coloro che si professano ambientalisti le cose non vanno sempre così. Anzi: nonostante i mass-media abbiano ampiamente spiegato durante gli ultimi mesi a quali rischi sia esposto il pianeta, sono ancora molte le pratiche virtuose che nel nostro paese faticano ad affermarsi.

Vivere con stile. È uno dei dati che emergono con maggior chiarezza dal sondaggio realizzato da Lorien Consulting, in esclusiva per la nostra rivista, con l’obiettivo di testare innanzitutto l’atteggiamento degli italiani di fronte agli sconvolgimenti climatici. La forbice è evidente: un ottimo 70,3% degli interpellati ritiene l’inquinamento un problema grave più o meno quanto la disoccupazione, l’87,2% è convinto che l’effetto serra (con buona pace degli ultimi ecoscettici in circolazione) sia causato dalle attività umane e in particolare dal traffico automobilistico. Però sono ancora pochi quelli disposti a modificare in profondità il proprio stile di vita: solo il 28,1% rinuncerebbe all’auto di proprietà e appena il 36,3% sta pensando di sostituire gli elettrodomestici con modelli ad alta efficienza. E così le uniche azioni che godono dell’approvazione generale sono la raccolta differenziata, che svetta all’86,2%, la sostituzione delle vecchie lampadine con quelle ad alta efficienza (72,5%) e l’attenzione ai consumi domestici, come spegnere la luce quando si esce da una stanza (75,1%).

La destra s’è desta. Motivo in più, insomma, per portare l’esempio di alcune pratiche innovative (come l’installazione di tetti solari o la riconversione al car-sharing) a quanti guardano con crescente attenzione all’ecologia ma stentano a tradurla nel concreto. Sta proprio qui il secondo risultato interessante che emerge dal nostro “ecobarometro”: la sensibilità
ambientalista è sempre più diffusa nel nostro paese. L’effetto serra è un problema urgente per il 64,8% degli italiani, al quinto posto nella graduatoria delle preoccupazioni quotidiane, e soltanto il 20% si dichiara poco/per niente informato al riguardo. Non è più insomma un argomento di nicchia, sentito soltanto dalle “cassandre” ecologiste: anche in Italia, come negli Stati Uniti o in Gran Bretagna, il problema del clima viene percepito dalle maggioranze e sono soprattutto le donne (54,5%) ad esserne consapevoli. Ma c’è di più. La penetrazione sociale di questi temi travalica gli schieramenti politici. E se c’è una buona notizia che scaturisce dal nostro sondaggio è proprio questa: il 70,9% degli elettori di centrodestra promuove il protocollo di Kyoto, addirittura più di quanto non facciano gli elettori d’ispirazione progressista
(69,8%).

Missione nazionale. Ma chi dovrebbe far fronte alla bomba climatica divenuta ormai palpabile anche alle nostre latitudini? Su questo il nostro campione ha le idee chiare: innanzitutto le istituzioni politiche in generale (67,1%) e più nel dettaglio il governo (63,7%). Non a caso il richiamo all’esecutivo di Romano Prodi, che proprio in questi giorni compie un anno, è evidente: gli italiani si attendono di più, molto di più, dal centrosinistra visto il risicato 20,5% (anche in questo caso bipartisan) che ne promuove le politiche ambientali. Sullo sfondo rimangono sia gli enti locali (18%), sia i grandi soggetti internazionali come l’Ue (36,9%) o le Nazioni Unite (17,1%) alle quali l’ex presidente francese Jacques Chirac vorrebbe affidare la governance mondiale del clima. Ma sono soprattutto i cittadini ad esporsi di più: secondo il 51% degli interpellati spetta alle persone comuni, magari con il sostegno delle associazioni (21,8%) e delle imprese responsabili (21,4%), salvare il pianeta dalla catastrofe climatica. L’occasione, insomma, è preziosa: fare della battaglia per le rinnovabili una missione nazionale, chiedendo a chi governa di partecipare con forza alla riconversione ecologica dell’Ue annunciata lo scorso marzo a Bruxelles. E sfruttare la disponibilità dei cittadini
per creare già oggi, nella pratica quotidiana, le condizioni del cambiamento.