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La morte di Vanessa Russo e i ripensamenti del "Corriere della Sera"

di Carlo Gambescia - 04/05/2007

 

Come ha “coperto” il Corriere della Sera il caso di Vanessa Russo, la giovane uccisa per futili motivi da una coetanea rumena? In modo, a dir poco, irresponsabile. L'aggettivo è forte, ma giustificato dal fatto che si tratta di un grande organo di stampa, diffuso in tutta Italia e molto letto anche all’estero. Ma prima i fatti.
Il giorno successivo all’omicidio (sabato 28 aprile) il Corriere esce con un box in prima pagina (taglio alto), con la notizia e la foto della vittima: una giovane dolcissima, dagli occhi molto grandi e teneri. Nel titolo si parla di “Caccia alle due donne”. In cronaca (di Roma), nel sommario, si sottolinea che la ragazza “aveva reagito a un’aggressione in metrò”.
Nei giorni successivi i media danno il via al consueto rituale di degradazione simbolica e sociologica dei presunti colpevoli. E anche l'austero (?) Corriere decide di fare la sua parte.
Il giorno dopo (domenica 29), esce con la foto delle due donne rumene in fuga sulle scale della metropolitana, con il dettaglio dei volti. Il titolo insiste sulla “Polizia a caccia di queste due donne”. Nelle pagine di cronaca le due giovani sono definite senza mezzi termini “Le assassine" (titolo a tutta pagina). In cronaca (di Roma), nel titolo di apertura, si riportano le dichiarazioni di due vigilantes: “Le conosciamo, sono due ladre”. Il giorno seguente (lunedì 30), il Corriere perde le staffe: “ Trovate le due ragazze - Sono prostitute romene” (prima pagina, taglio centrale). Il giorno successivo (martedì 1 maggio) il Corriere abbraccia decisamente la tesi dei pm: “E’ omicidio volontario” (prima pagina, taglio basso). Nelle pagine interne (due pagine intere), a corollario, viene messa in luce, quasi in termini lombrosiani, la deprivazione morale delle due romene. In che modo? Si dà ampio risalto (titolo a tutta pagina, taglio basso) alla dichiarazione della più giovane delle due, una minorenne: “Sulla strada guadagnavo 250 euro a notte. Li spendevo tutti in vestiti”. In cronaca (di Roma), si accredita la richiesta del fratello della vittima “che chiede ‘un processo rapido e pene severe’ “ ( in apertura, sommario, taglio centrale).
Fin qui il contributo mediatico del Corriere della Sera, soprattutto in termini di titoli, occhielli e sommari, che spesso sono le sole parti lette, è quello di alimentare un clima, molto americano, di psicopatica “caccia all’uomo” (alle donne in questo caso) e di accrescere l’odio razziale verso “due assassine”, “rumene” e “prostitute”. E di sostanziale appoggio alla richiesta di “pene severe” da parte della famiglia di Vanessa.
Ma all'improvviso il vento cambia. Il giorno successivo alle esequie (giovedì 3), segnate da momenti di tensione, il Corriere ci ripensa e prende le distanze. In che modo? Nel titolo di prima pagina (ma di taglio basso), dà spazio alla tesi della provocazione da parte di Vanessa, riportando (nel sommario del titolo) la dichiarazione di un testimone: “La ragazza uccisa ha spinto, l’altra ha reagito con l’ombrello”. Nelle pagine interne, si amplifica, ad arte, la presunta disumanità, della famiglia della giovane uccisa: “Tensione ai funerali di Vanessa: ‘Perdono? Mai’ [titolo a tutta pagina] - Contestati dalla folla politici e immigrati. La madre urla il suo no alla richiesta di pietà fatta dall’altare [sommario]”. Dopo di che, a un anonimo e saccente commentatore viene lasciato il compito di ricordare al lettore che “la guerra agli immigrati è troppo facile: E non ridà la vita a chi è stata assassinata. Si capisce la rabbia. Ma non quella che non conosce più la ragione”
Giustissimo. Molto edificante. Ma perché così tardi? E soprattutto dopo aver alimentato, per giorni, l’odio verso gli immigrati. Lasciando credere ai lettori più ingenui, suggestionabili e addolorati (si pensi alla tragedia vissuta dai familiari e dagli amici di Vanessa), che l’immigrazione porterà solo delitti e prostituzione? Perché?