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La Ribellione degli Euroschiavi. Intervista a Marco Della Luna

di La Redazione del Consapevole - 05/05/2007


 

Una riflessione pungente su debito pubblico, signoraggio e moneta virtuale
La Ribellione degli Euro Schiavi
Intervista all’avvocato Marco Della Luna, autore di Euroschiavi (Arianna Editrice) 

La Redazione del Consapevole 

Il nuovo saggio economico-politico di Marco Della Luna, Euroschiavi, ha fatto centro. Ha venduto migliaia di copie con la prima edizione, ed è alla seconda, aggiornata e ampliata.
La tesi centrale del libro si può così riassumere: il sistema bancario privato, con la copertura dello Stato, ogni anno, attraverso le tasse e altri mezzi, defrauda i cittadini di centinaia di miliardi di Euro, ed è questa appunto la prima causa dei nostri mali economici e dell’eccessiva pressione fiscale. Ma vi è di più: da questo libro-bomba, il 25 Aprile 2006è sorta un’associazione, il Comitato di Liberazione Monetaria
, che sta raccogliendo migliaia di aderenti.

Il nuovo Comitato di Liberazione Monetaria si prefigge, nientemeno, che una radicale riforma monetaria, con un risparmio per la collettività di circa 90 miliardi di Euro l’anno e di far pagare le tasse alle banche. È così, avv. Della Luna?
Il governo potrebbe, se solo volesse, risparmiare immediatamente circa 90 miliardi di Euro l’anno, invece di rimettere le mani nelle tasche dei lavoratori. Il che significa tagliare le tasse – non tagliare i servizi – fare infrastrutture, ricerca, innovazione. Ma questo è solo l’inizio. Lo Stato può e deve recuperare migliaia di miliardi di Euro dalla Banca d’Italia e dai suoi azionisti privati. Praticamente tutto il debito pubblico, che è di circa 1.500 miliardi di Euro.
 
E perché il governo non lo fa?
Il governo precedente aveva iniziato a farlo, con la nazionalizzazione della Banca d’Italia. E il sistema bancario ha reagito mandando al governo i suoi uomini: Prodi, Padoa Schioppa, Visco, Tononi, e, sopra tutti, Draghi.
 
Una cosa per volta, per favore… da dove vogliamo cominciare?
Dal disavanzo di bilancio, o deficit, dello Stato. È il problema più impellente, secondo il governo, la BCE e la Commissione Europea. Il deficit di bilancio si ha quando le uscite sperano le entrate. Lo Stato spende più di quanto incassa. Quest’anno, il deficit è del 4% circa.
Lo Stato finora ha colmato questo deficit comprando denaro dalla banca centrale di emissione, la Banca d’Italia (che ora è inserita nel Sistema Europeo delle Banche Centrali) e pagandolo con titoli del debito pubblico gravati di interesse (a carico dello Stato, ovviamente). Anno dopo anno, questa emissione di titoli del debito pubblico per comperare denaro da Bankitalia ha prodotto un debito pubblico pari al 106 % del PIL. Ossia, l’enorme indebitamento pubblico dell’Italia nasce così: un anno il 3, un anno 5, un anno l’8%… tutti si sono sommati, e ora abbiamo un indebitamento del 106%. La media europea è il 60%. La BCE, le società di rating, la Commissione Europea ci ‘impongono’ di ridurre il deficit entro il 3% e il debito al 60%. Da qui tasse a non finire che hanno ammazzato l’economia (grazie anche alla globalizzazione), quindi hanno depresso il PIL, quindi hanno peggiorato il rapporto deficit/PIL, e via così, in una spirale di autodistruzione.
 
Fino a qui è tutto è chiaro. E voi che cosa proponete?
Per cominciare, che lo Stato smetta di pagare il denaro alla Banca d’Italia al valore facciale. Che smetta, per esempio, di darle un bot da 100 Euro più gli interessi per una banconota da 100 Euro che per Bankitalia ha un costo di produzione di 0,3 centesimi. Che gliela paghi 0,4 centesimi o che se la stampi in proprio – come stampava i biglietti di 500 Lire e come conia in proprio gli spiccioli. Automaticamente il disavanzo sparirebbe.
 
Ma ciò non causerebbe inflazione, anzi, svalutazione della moneta?
No, perché la quantità di moneta circolante non aumenterebbe. Diminuirebbe solo l’indebitamento pubblico. Quindi diminuirebbero le tasse. E, siccome le tasse sono costi che si scaricano sul prezzo dei prodotti e dei servizi, il potere d’acquisto della moneta sarebbe protetto, anche qualora la minor pressione fiscale aumentasse la domanda di beni e servizi – una domanda che oggi è molto debole, e che andrebbe sostenuta per rilanciare l’economia, come tutti gli economisti dicono. Perché, vedete, noi non abbiamo una tendenza inflazionistica, che consiste in una situazione in cui la domanda cresce più dell’offerta di beni e servizi, quindi il denaro perde valore. Noi abbiamo una situazione opposta, in cui la domanda ristagna o si abbassa perché la pressione fiscale e tariffale fa salire i costi dei beni e dei servizi e produce così sfiducia nella gente e perdita del potere di acquisto. In altre parole, l’economia soffre di scarsità di denaro, non di eccesso. Ogni commerciante ve lo può confermare.
 
Ma Bankitalia garantisce il valore delle banconote, le copre con oro, le cambia in oro se mi presento a un suo sportello… quindi è giusto che lo Stato, noi, gliele paghiamo.
Questa è la menzogna che si fa credere alla gente e agli imprenditori, per coprire i traffici incostituzionali con cui si derubano i lavoratori, i risparmiatori, i pensionati, i contribuenti. Bankitalia non copre e non garantisce affatto le sue banconote. Né lo fa la BCE o la Federal Reserve Bank Corporation col Dollaro. E non le converte in oro. Si limita a stamparle, a stampare pezzi di carta, e a farseli pagare dallo Stato, ossia da noi, dai contribuenti, mille volte il costo di stampa, in modo da guadagnare enormemente a nostre spese, senza produrre alcunché, sottraendo alla gente potere d’acquisto. Ci si chiede dov’è andato il potere d’acquisto che abbiamo perso nel passaggio all’Euro. Ebbene, è andato nelle tasche dei soci delle banche che emettono l’Euro.
 
Mi scusi, ma se non è la banca di emissione a garantire il valore della moneta, chi lo garantisce?
Era vero fino agli anni ’20 del secolo scorso. La copertura aurea non serve e non si usa da decenni. Oramai tutti sanno che il valore della moneta è dato dalla produzione e scambio dei beni e dei servizi – dalla forza dell’economia. Dal lavoro, ultimamente, e dal consumo. Ossia, il valore della moneta, dell’Euro per esempio, dipende dal lavoro e dal consumo della gente, del popolo che lo usa. Ecco perché è ingiustificato che lo Stato paghi il valore della moneta alla Banca d’Italia, che la emette. Bankitalia si limita a stampare la carta, le banconote. Il valore glielo diamo noi. Però, attraverso lo Stato e le tasse, i proprietari di Bankitalia ci costringono a pagarlo a loro.
 
Però la Banca d’Italia è dello Stato, quindi i suoi profitti rimangono allo Stato, o no?
No. In violazione dell’art. 3 del proprio statuto, Bankitalia è proprietà di banche private e assicurazioni private al 95%; solo il 5% è dell’Inps. In testa le Assicurazioni Generali col 44%. I profitti dovrebbero essere ‘girati’ quasi interamente allo Stato, ma non risultano come attivo in bilancio, perché vengono pareggiati mediante l’iscrizione al passivo del valore della moneta circolante (ciò vale anche per la BCE), come se la banca emittente fosse tenuta a cambiare la moneta in oro a richiesta del portatore, ma ciò non è più, dal 1929 circa. Quindi i profitti non vengono girati allo Stato.
 
E dove finiscono?
Il presidente del Comitato di Liberazione Monetaria, ing. Argo Fedrigo, ha ripetutamente mostrato in televisione la dichiarazione di una banca delle Cayman Islands, che indicava di tenere presso di sé due conti segreti della Banca d’Italia. Fedrigo sostiene che quello sia uno dei canali di esportazione dei suoi profitti. Ha esortato la Magistratura a indagare e si è messo a disposizione. Ma esistono molti canali per far sparire e riapparire i soldi intorno al mondo: le indagini su Clearstream ed Euroclear avevano iniziato a farli ‘emergere’. Tra parentesi: i soldi della mafia, del narcotraffico, dei mercanti d’armi, delle tangenti, non circolano certo per le banche normali. Esistono servizi appositi in paradisi bancari esenti da ogni indagine. Quando i governanti ci raccontano che certe norme sulla trasparenza bancaria sono necessarie per combattere il riciclaggio del denaro sporco della mafia, mentono – sanno benissimo che non è là che si ricicla il grande denaro sporco. Lo scopo di quelle norme è quello di spiare il patrimonio del cittadino per spolparlo meglio, in favore dei proprietari di Bankitalia.
Ancora un punto: è illegale che Bankitalia sia di proprietà privata, perché l’art. 3 del suo Statuto stabilisce che essa deve essere di proprietà pubblica almeno al 51%, e che le sue quote possono essere cedute solo a enti pubblici. Ebbene, quando l’Iri ha privatizzato le tre banche di interesse nazionale, proprietarie di quote di Bankitalia (Bnl, Comit e Crit), ha lasciato che queste quote finissero in mano di privati. Anzi, ultimamente la Bnl è stata comperata da Paris Bas, una banca francese – la quale, come prima mossa, ha chiuso la direzione centrale della Bnl a Roma. Ora comanda Parigi.
 
Chi era presidente dell’Iri al tempo di quelle privatizzazioni?
Romano Prodi.
 
Quindi non c’è da sperare che il Governo Prodi cerchi di porre rimedio a quegli ‘errori’, che cerchi di recuperare la sovranità monetaria, tutte quelle centinaia di miliardi, che nazionalizzi Bankitalia…
Matematicamente impossibile. Infatti, ha immediatamente arrestato il processo di nazionalizzazione avviato con la riforma fatta dal governo precedente e ha fatto molte altre cose per le banche e contro la gente, contro i lavoratori, soprattutto. Il Governo Prodi, in effetti, è un governo di alti esponenti delle banche d’affari internazionali, della Goldman-Sachs in particolare. Vuole che scenda nei dettagli biografici dei vari personaggi?
 
Abbiamo sino ad ora parlato di banconote, ma mi sembra che il denaro stia diventando una questione virtuale. Cosa può comportare questo processo di trasformazione?
Solo il 10% circa del denaro circolante è costituito da banconote (in gergo, M 0). Il restante 90% di ciò che si usa e si tiene in banca, per comprare, vendere, pagare, è costituito da denaro o moneta ‘scritturale’, ossia da conti correnti, assegni circolari, lettere di credito, carte di credito, bonifici e simili, creati dalle banche attraverso, appunto, scritture contabili, e senza copertura in denaro, se non minima. Le banche creano questo ‘denaro’ virtuale praticamente dal nulla, a costo zero per loro, sfruttando le garanzie apportate dal cliente, ma lo a scrivono al loro patrimonio, e poi lo prestano ad interesse.
Per esempio, se Lei chiede un mutuo di centomila Euro in banca per ristrutturare la sua casa, la banca le prende la casa in garanzia, poi le apre due conti: un conto attivo con la disponibilità di 100.000 Euro, e un conto passivo su cui segna 100.000 più gli interessi e le spese, ma non le dà contanti, non sostiene alcuna spesa né corre alcun rischio. Si limita a fare accrediti elettronici. Le dà assegni per 100.000 Euro con cui Lei paga l’impresa e la Bucalossi. Poi Lei pagherà gli interessi e rimborserà il capitale col denaro frutto del suo lavoro, supponiamo in tutto 130.000 Euro. In questo modo, la banca ha aumentato il proprio patrimonio di 130.000 Euro senza darle altro che impulsi elettronici e pezzi di carta. Si è presa il suo lavoro. Lei ha lavorato per la banca. Anni.
 
Ma quegli assegni circolari per 100.000 Euro, la banca li ha emessi… e li dovrà pagare a un’altra banca… quindi il suo utile non è 100.000 Euro, ma 30.000 Euro.
No, perché le banche tra loro compensano gli assegni. Non vi è alcun passaggio di denaro. A loro non costa nulla creare impulsi elettronici… Guardi, consideri le banche come un sistema, come un insieme: una banca le dà assegni circolari per 100.000 Euro, Lei li spende e questi assegni vanno a finire su conti correnti di altre banche, ossia ritornano nel sistema bancario, che quindi, nel suo complesso, non tira fuori nulla. Poi Lei, pagando gli interessi e rimborsando il capitale, immette nel sistema bancario 130.000 Euro, che costituiscono il valore del suo lavoro. E di questo valore le banche si impossessano. E siccome non producono alcun bene, il loro aumento di ricchezza, ossia di potere di acquisto, si traduce in una pari perdita di potere di acquisto da parte dei cittadini e dei lavoratori. I banchieri costituiscono l’economia parassitaria, che ha conquistato politicamente il monopolio della creazione del denaro (sia vero che virtuale) e ne approfitta per trasferire nel proprio patrimonio la ricchezza creata dall’economia produttiva.
 
E tirando le somme, che cosa abbiamo?
Il potere di creare il denaro, sia contante che scritturale, ossia la sovranità monetaria, in Italia, è esercitato da banchieri privati nel proprio interesse e a spese del lavoro dei cittadini, mentre l’art. 1 della Costituzione stabilisce che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Sul lavoro, non sul parassitismo e sull’appropriazione della ricchezza prodotta dai lavoratori. Uno Stato che finge di lottare contro l’evasione fiscale, mentre attua il sistematico saccheggio dei lavoratori e dei risparmiatori in favore della finanza privata, producendo recessione, povertà, disoccupazione e precarietà, è uno Stato radicalmente contrario ai principi fondamentali della Costituzione italiana. Contrario quanto lo poteva essere lo Stato fascista.
 
La vostra associazione ha un nome che ricorda il Comitato di Liberazione Nazionale. Ma, per finire, che cosa proponete?
Proponiamo, innanzitutto, che si attui la Costituzione. Che si esegua una seria revisione dei conti della Banca d’Italia e dei suoi azionisti, per fare emergere i loro effettivi redditi, derivanti dalla creazione e vendita della moneta. Che la sovranità monetaria sia esercitata dal popolo attraverso lo Stato, il quale potrà emettere il denaro ufficiale, e lo creerà senza indebitare sé stesso o altri soggetti. Le enormi somme così risparmiate e le somme che si recupereranno facendosi restituire dai finanzieri privati i loro illeciti guadagni, andranno a finanziare le infrastrutture, la ricerca, il welfare e la riduzione della pressione fiscale.
 
A chi vi rivolgete?
Innanzitutto a chi produce, ai lavoratori – dipendenti e autonomi. Ai pensionati e pensionandi. Ai giovani e ai disoccupati. Agli studiosi e ai politici. E particolarmente alla Chiesa, per invitarla ad approfondire queste problematiche e a pronunciarsi attraverso il suo Magistero, contro l’usura e lo sfruttamento del lavoro altrui, sulla scia delle encicliche Vix pervenit e Quadragesimo anno. Ho messo a punto, e sto sottoponendole, un documento riassuntivo sui temi di etica cattolica della moneta e del credito. Vi sono stati rilevanti segnali di interesse e di volontà di agire. Vedremo.
 

Marco Della Luna
Avvocato e psicologo. Autore di Euroschiavi (Arianna, 2ª ed. 2006) e Le Chiavi del Potere (Koiné Nuove Edizioni 2003).