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Usa: mangime contaminato per polli è entrato nella catena alimentare

di redazionale - 07/05/2007


Il veleno presente nel cibo per animali e ritirato dal commercio, è entrato nella catena alimentare

polli_usaTutto ebbe inizio qualche settimana fa quando la Menu Foods, colosso Nordamericano per la produzione di cibi in scatola per animali, dispose il ritiro di 60 milioni di confezioni di mangime umido, commercializzate sotto varie etichette, in quanto ritenute pericolose per la salute degli animali. All'inizio si pensò che il cibo fosse stato contaminato con aminopterina, un veleno per i topi, una volta usato anche come farmaco per indurre l'aborto, e poi bandito dagli Stati Uniti. Poi si appurò che a contaminare il mangime era stata la melammina, un sottoprodotto della plastica creato da industrie cinesi e usato impropriamente in quel Paese come integratore alimentare animale.

La Food and Drugs Administration - l'ente federale Usa che sovrintende a tutti i prodotti alimentari e medicinali - sta indagando sulla morte di quattromila tra cani e gatti per scoprire eventuali correlazioni tra i decessi e il cibo contaminato, ma ora l'allarme potrebbe riguardare anche l'uomo. Si è scoperto infatti che la melammina è stata utilizzata nei pastoni per nutrire i maiali e nei mangimi per i polli d'allevamento.

Secondo quanto ha scritto ieri il Washington Post, la Food and Drug Administration, pur non ritenendo che, allo stato, la melammina rappresenti «una minaccia significativa» per l'uomo ha avvertito che questo prodotto potrebbe essere entrato nella catena alimentare umana attraverso il consumo di maiali e di polli. Ma mentre il numero dei suini alimentati con l' integratore incriminato non supererebbe le poche migliaia di capi, sembra che i polli (da carne) che hanno ingerito melammina siano stati almeno 2,5 milioni negli Stati Uniti. In particolare, circa 100.000 polli di un allevamento dell'Indiana che hanno ingerito mangime contenente melammina sono stati messi in quarantena e sino ad ora nessuno di essi risulta essere morto per aver ingerito la sostanza tossica cinese. Ciò nonostante questi volatili saranno soppressi a scopo cautelativo.
Sull'onda dello scalpore suscitato dal cibo per animali da compagnia prima e ora anche da allevamento, la Fda ha messo nella `lista nera´ di cui è proibita l'importazione una serie di prodotti sintetici cinesi che, al pari della melammina, rappresentano integratori o succedanei proteici, come glutini o concentrati di proteine.

La melammina, un sottoprodotto della plastica usato anche nell'industria delle costruzioni e usato in Cina appunto come additivo in cibi per animali domestici, è in crescente espansione e un produttore cinese avrebbe addirittura demolito vecchie costruzioni per riciclare la melammina ricavata dai materiali edili di risulta.

L'allarme scattato negli Stati Uniti dopo il ritiro di milioni di scatolette di cibo umido per cani e gatti aveva avuto eco anche in Italia in quanto alcune delle case produttrici di questi mangimi sono presenti anche nei nostri negozi specializzati e nei supermercati. A tranqullizzare era intervenuta per prima la stessa Menu Foods specificando che i prodotti potenzialmente contaminati, commercializzati sotto i marchi Iams ed Eukanuba, erano stati distribuiti solo sul mercato Nordamericano. Poi era stata la volta della Procter and Gamble chi si occupa della diffusione del marchio Iams: «I prodotti presenti sul mercato europeo - aveva spiegato il responsabile delle relazioni esterne, Renato Sciarillo - sono confezionati in Olanda con materie prime europee di cui si conosce la tracciabilità come previsto dalle normative europee». Nesssun glutine cinese dunque. A rassicurare era poi intervenuta anche l'Assalco, l'associazione nazionale di imprese per l'alimentazione e la cura di animali da compagnia.

«L'Assalco - dettava una nota - dichiara che nessuno dei prodotti attualmente considerati a rischio e provenienti dalle fabbriche della Menu Foods Inc. in Kansas e New Jersey viene distribuito in Italia dalle aziende ad essa associate (tutte le principali aziende del settore petfood che rappresentano oggi oltre il 90% del volume complessivo del mercato nazionale)».


Il Secolo XIX, 3 maggio 2007