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La vittoria di Sarkozy. Una svolta? Mah...

di Carlo Gambescia - 07/05/2007

 

Molti osservatori hanno subito presentato la vittoria di Sarkozy come una svolta. Il nuovo Presidente della Repubblica francese viene descritto come una specie di emulo della signora Thatcher… Non siamo d’accordo. Per almeno due ragioni.
In primo luogo, Sarkozy è un pragmatico, e nonostante l’età relativamente giovane (52 anni), è un politico di lungo corso. Conosce molto bene la macchina amministrativa e i corridoi della politica francese. E sa benissimo che l’esercizio del potere implica una costante mediazione, interna ed esterna alla destra. Inoltre, Sarkozy conosce e teme la forza dell’opposizione sociale, soprattutto sul piano sindacale. Perciò non crediamo che attuerà una politica di crescenti liberalizzazioni. Procederà, se procederà, per piccoli strappi e grandi mediazioni. Altro che la Thatcher… Mentre per quel che concerne l’ordine pubblico, terreno dove il nuovo Presidente sente di avere dietro di sé la Francia dei ceti medi, potremmo assistere a un giro di vite.
In secondo luogo, il nuovo presidente è sicuramente filoamericano, come si rileva. Tuttavia il suo pragmatismo non depone in favore di un maggiore coinvolgimento della Francia nel crescente bellicismo “operativo” dell’amministrazione Usa. In particolare, Sarkozy difficilmente potrà totalmente condividere, soprattutto nei fatti, le scelte smaccatamente anti-islamiche degli Stati Uniti. E non per ragioni umanitarie, ma più semplicemente di “politica politicante” Perché si tratta di opzioni che possono indebolirlo su fronte interno, e così trasformare un problema di ordine pubblico ( la gestione delle periferie), in uno scontro di tipo religioso, che dividerebbe i moderati francesi. E Sarkozy sa che i suoi concittadini “di centro” non lo seguirebbero. In particolare, sussiste il rischio, se il nuovo Presidente peccasse di eccessivo americanismo anti-islamico, di essere contestato, nelle piazze, da una sinistra sociale, da sempre attenta a combattere le discriminazioni ( si pensi a quel che è accaduto già ieri sera) . Pronta ad accusarlo di razzismo, mettendolo sullo stesso piano di un Le Pen. Pericolo che Sarkozy conosce bene (e teme). Quanto agli accenni “ecologisti” contenuti nel suo primo intervento televisivo, appena eletto, vanno considerati puramente retorici e “fumogeni”… Quanto all’Europa, che, al di là delle prime dichiarazioni, non è sicuramente in cima alla sua agenda, non crediamo in radicali cambiamenti dell’attuale politica francese di moderato disimpegno.
Le uniche sorprese potrebbero venire dalla gestione dell’ordine pubblico. Proprio perché riguarda sul piano quantitativo il controllo effettivo (biopolitico) di un 10/20 per cento della popolazione francese: i sottoproletari delle periferie, i lavoratori flessibili, gli studenti. Sostanzialmente, come altre società europee, la Francia si compone di ceti medi, circa il 60 per cento della popolazione. E oggi, "l’arte della politica", in Francia come altrove, consiste nel non scontentare il cittadino medio ( o comunque non vessarlo troppo) e nell’impedire che possa crescere la fascia sociale del disagio (quel 10/20% di cui sopra), sia attraverso gli interventi sociali, sia mediante il controllo biopolitico (speso le due cose vanno insieme). Sostanzialmente si tratta di conservare e gestire lo status quo. E sul piano dell’ordine pubblico, stante l’appoggio della maggioranza dei francesi e gli imponenti mezzi e tecnologie, di cui dispone la polizia, potrebbe essere possibile (piaccia o meno) un migliore controllo (biopolitico) delle periferie, congiunto a qualche modesto intervento sociale di tipo figurativo. Sempre che, come abbiano accennato, la questione sociale non si trasformi progressivamente in questione identitaria e religiosa, a causa di un eccessivo di filoamericanismo in politica estera.
Pertanto, non si capisce perché, un politico smaliziato come Sarkozy, dovrebbe opporsi a questo corso delle cose, e mettere in discussione una “brillante” carriera politica, così diligentemente costruita, fin da quando aveva vent’ anni...