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E’ tempo di Bilanci...di Giustizia

di Admin - 08/05/2007

08/05/2007 - 
Lavori in Corso è il titolo dell’incontro regionale organizzato dal gruppo fiorentino dei Bilanci di giustizia che si e' tenuto a Badia a Settimo (Fi), presso il Cantiere di Mani Tese il 15 aprile.
 

Sottotitolo: il lavoro nobilita, il lavoro stanca, due definizioni in contrasto tra loro, ma estremamente presenti, più o meno, nelle scelte lavorative di ciascuno.

>>Il lavoro nobilita quando permette di esprimere il meglio di noi stessi, di lasciare un segno positivo.
>>Il lavoro stanca quando ci fa sentire di perdere tempo, di non essere al proprio posto.
>>Il lavoro impegna gran parte della nostra giornata, anzi, della nostra vita.

Perché allora non interrogarci anche su questo tema?
E’ relativamente facile comprare caffé equo, mele biologiche, lampadine a risparmio energetico.

Invece, lavorare criticamente è possibile?

Il proprio lavoro
Nel nostro incontro abbiamo lavorato a gruppi, raccontandoci come il rapporto con il proprio lavoro, qualunque fosse, fosse cambiato nel corso degli anni, se ci rendeva o no soddisfatti, se e come influiva sulle relazioni. Sono state storie bellissime e vere piene di domande, ricerche, paure, maturazioni.
E’ stato molto bello rendermi conto che chi ha un animo in ricerca prima o poi si pone delle domande anche sul proprio lavoro. Domande che per qualcuno trovano risposta nel cambiarlo, per altri nel mettersi a cercarne un altro, per altri ancora nel tenersi il proprio, insoddisfacente, perché monoreddito e con un mutuo da pagare. In ogni caso, sono sempre le domande che ci rendono vivi e che ci spingono a guardare oltre.

Il proprio tempo
Un mio ex collega, anni fa, scherzando mi disse “ma se stai più tempo con me che con tua moglie...”. Caspita: era vero. Una frase che ancora oggi, dopo più di dieci anni, ricordo ancora con tutta la sua forza.
Sì, il tempo del lavoro è gran parte della nostra giornata e consuma buona parte delle nostre energie ed intelligenze. Sottovalutare tutto questo non ci rende giustizia. In questo tempo ci metto le ore lavorate, le ore di viaggio per arrivare e tornare a casa, le ore in cui questo continua ad essere presente nella nostra testa anche se fisicamente siamo lontani dall’ufficio.
Per alcuni è stato importante diminuire il tempo lavorato: con il part-time, con la rinuncia allo straordinario, con la scelta di fare lavori che lasciassero spazio anche per “altro”.
Sono scelte che portano in ogni caso ad una diminuzione del proprio stipendio, magari non sono alla portata di tutti, ma che in ogni caso ci interrogano.

Il proprio contributo
E’ cambiato il mondo intorno a noi, ed è cambiata anche la percezione che abbiamo del lavoro. Un tempo il lavoro serviva a costruire qualcosa, a renderci partecipi di un progetto, a sentirci parte della “fabbrica”. Oggi lavoro significa stipendio (se va bene), per cui lavorare in una fabbrica di biscotti, una banca o un supermercato non cambia un granché, anche perché spesso si è costretti a lavorare un po’ qua e un po’ là.
La differenza potrebbe essere data dal modo di relazionarsi con il lavoro, con i colleghi e con i clienti, ma il sentirsi parte di un progetto più grande non c’è.
Il nostro relatore ha parlato di come, in origine, il proprio lavoro era in stretta “reciprocità” con gli altri, conosciuti o sconosciuti. Nessuno era in grado di fare tutto, e ci si metteva in “relazione” con chi poteva dare quello che non avevamo: lo scambio poteva essere economico o “in natura”, ma ci faceva parte di un tutto più ampio.

Non tutti sono in grado di cambiare lavoro, o almeno di farlo subito. Ci sono fasi della vita e impegni pressanti (mutui, figli, lavori precari, eccetera) che hanno bisogno della nostra responsabilità e probabilmente di farci lavorare anche dove non vorremmo farlo. L’importante è essere consapevoli che in ogni caso viviamo nelle contraddizioni, e difficilmente sono sanabili. Non siamo eroi, ma esseri inquieti e pieni di domande. E sono le domande che ci facciamo tutti i giorni e tutto il giorno (a casa, in ufficio, al supermercato, in auto, in biblioteca, all’ufficio postale) che un giorno, forse, ci faranno cambiare qualcosa, e quel qualcosa sarà una conquista, una roccia da cui partire per salire un altro gradino. Quando saremo pronti di nuovo.


I BILANCI DI GIUSTIZIA

In controtendenza con la società di oggi, consumando meno e meglio si guadagna in qualità di vita rimpossessandosi del proprio tempo, gustando il piacere dell'autoproduzione, riscoprendo tradizioni e scoprendo nuove culture. Questo sono i "Bilanci di Giustizia": monitorare il proprio consumo per cambiare l'economia dalle piccole cose, dai gesti quotidiani.

L’esperienza dei Bilanci di Giustizia nasce da persone che hanno l’obiettivo di diventare “consumatori leggeri”, liberi nei confronti del mercato.
Bilanci di Giustizia ha ideato una rete di collegamento che in un anno ha permesso a 300 famiglie
Le famiglie attuano scelte di consumo rispettose degli equilibri umani e naturali attraverso l’autoproduzione, la riduzione dei consumi, i consumi spostati, gli investimenti etici. Gli strumenti a loro disposizione sono: il bilancio mensile, quello stagionale, i gruppi locali, la lettera circolare-mensile, l’incontro annuale e la segreteria nazionale. Le singole esperienze, raccolte ed elaborate, sono un segno pubblico di rilevanza economica e politica.

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