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La nuova guerra fredda americana

di Vladimir Putin - 08/05/2007

 

“...Solo due decenni fa il mondo era diviso ideologicamente ed economicamente: in quell’epoca era l’enorme potenziale strategico delle due superpotenze a garantire la sicurezza globale.
Questa situazione di stallo spinse i gravissimi problemi economici e sociali ai margini della comunità internazionale e dell’agenda del mondo. E, esattamente come ogni guerra, anche la Guerra Fredda ci ha lasciato con le armi cariche, per usare una immagine.
...Il mondo unipolare proposto dopo la Guerra Fredda non si è realizzato. La storia dell’umanità sicuramente è passata attraverso fasi unipolari e aspirazioni ad una supremazia mondiale. Tuttavia, che cos’è un mondo unipolare?
Per quanto lo si possa abbellire, in ultima analisi questo termine significa che c'è un solo centro di autorità, un solo centro di forza, un solo centro di decisione. E' un mondo dove esiste un solo padrone, un solo sovrano. E alla fine questo è pernicioso non solo per tutti quelli che sono dentro questo sistema, ma anche per il sovrano stesso, perché il sistema lo distrugge dal di dentro.
Tutto questo non ha nulla a che fare con la democrazia. Perché come sapete, la democrazia è il governo della maggioranza alla luce degli interessi e delle opinioni della minoranza. Ora la Russia, ossia noi, riceviamo continue lezioni di democrazia. Ma per qualche motivo, coloro che ci danno lezioni non vogliono essi stessi imparare tale principio.
Io credo che il modello unipolare è non solo inaccettabile ma anche impossibile nel mondo attuale.

Il “mondo unipolare”?
Guerre made in Usa

...Azioni unilaterali e spesso illegittime non hanno risolto alcun problema. Anzi hanno causato nuove tragedie umane e creato nuovi focolai di tensione. Giudicate voi stessi: guerre e conflitti regionali e locali non sono diminuiti. ...E non muore meno gente in questi conflitti, anzi ne muore molta più di prima: molta, molta più di prima. Oggi assistiamo a un pressoché incontrollato, eccessivo uso della forza - la forza militare - nelle relazioni internazionali, e questa forza sta affondando il mondo in un abisso di conflitti permanenti.
...Assistiamo ad un sempre più grande disprezzo per i principi elementari del diritto internazionale. E le norme di legge indipendenti stanno diventando realisticamente sempre più vicine al sistema legale di un solo Stato. Un solo Stato, gli Stati Uniti, ha scavalcato in ogni direzione i suoi confini nazionali. Questo lo si vede dai sistemi economici, politici, culturali ed educativi che gli Stati Uniti impongono alle altre nazioni. Ebbene: a chi piace questo? Chi è contento di questo fatto?
Nelle relazioni internazionali vediamo sempre più la voglia di risolvere ogni questione secondo la cosiddetta convenienza politica, a sua volta basata sul clima politico attuale. Questo è ovviamente molto pericoloso, perché nessuno si sente più sicuro. Sottolineo nessuno, perché nessuno sente più che il diritto internazionale è un muro di pietra capace di proteggerlo. Ovviamente poi, questa politica stimola una corsa agli armamenti.
Il dominio della forza spinge inevitabilmente diversi Paesi a dotarsi di armi di distruzione di massa. Inoltre, hanno fatto la loro apparizione minacce nuove – anche se ben note da tempo – alcune delle quali, come il terrorismo, hanno oggi assunto un carattere globale.
Sono convinto che siamo giunti al punto decisivo in cui dobbiamo seriamente pensare all'architettura della sicurezza globale. E dobbiamo procedere cercando un ragionevole compromesso tra gli interessi di tutti i partecipanti al dialogo internazionale...
...Il prodotto interno lordo combinato di Cina ed India è già superiore a quello degli Stati Uniti; il prodotto interno congiunto dei Paesi del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) supera quello dell'Unione Europea. E questa tendenza secondo gli esperti, è destinata solo a crescere in futuro.
Non può esserci alcun dubbio che il potenziale economico dei nuovi centri di crescita economica globale è destinato inevitabilmente a convertirsi in influenza politica e a rafforzare la multipolarità. Ne consegue che il ruolo della diplomazia multilaterale sta notevolmente crescendo. Il bisogno di principi di apertura, trasparenza e prevedibilità è incontestabile, e l'uso della forza deve diventare una misura assolutamente eccezionale, come la pena di morte nel sistema giudiziario di certi Stati.
Tuttavia, oggi assistiamo a una tendenza opposta, e cioè a una situazione in cui paesi che proibiscono la pena di morte anche per gli assassini e per altri pericolosi criminali, stanno disinvoltamente partecipando a operazioni militari che difficilmente possono essere considerate legittime. E si tratta di conflitti che stanno uccidendo molta gente, centinaia e migliaia di civili!!

D’Alema sbaglia
su Nato e Ue

...Sono convinto che il solo meccanismo che possa decidere sull'uso della forza militare come ultima ratio è la Carta delle Nazioni Unite. A questo proposito, o io non ho capito bene quello che ha appena detto il ministro italiano della Difesa, oppure ha detto una cosa inesatta. Io ho capito che secondo lui l'uso della forza è legittimo quando la decisione è presa dalla NATO, dalla UE o dall'ONU. Se pensa così, allora abbiamo punti di vista diversi. Oppure, non ho sentito bene. L'uso della forza deve essere considerato legittimo solo se la decisione è sanzionata dall'ONU. E non abbiamo bisogno di sostituire le Nazioni Unite con la Nato e l’Unione Europea. Quando le Nazioni Unite veramente riusciranno ad unire le forze della comunità internazionale potranno reagire veramente agli eventi in alcuni paesi, quando v errà abbandonato questo disprezzo per la legge internazionale, allora la situazione potrà cambiare. Altrimenti si imbocca un vicolo cieco, e la quantità di errori seri aumenterà.
...Il pericolo potenziale della destabilizzazione delle relazioni internazionali è connesso con lo stallo che si registra sulla questione del disarmo. La Russia sostiene il rilancio del dialogo su tale importante questione. E’ importante conservare l’intelaiatura legale internazionale sulle armi di distruzione e perciostesso assicurare la continuità del processo di riduzione delle armi nucleari.
Assieme agli Stati Uniti noi abbiamo accettato di ridurre la nostra capacità nucleare e missilistico-strategica a 1700 - 2000 testate entro il 31 dicembre 2012. La Russia intende rispettare fino in fondo l’impegno che ha assunto. Noi speriamo che i nostri partners si comportino in modo trasparente e evitino di metter da parte duecento bombe atomiche per i giorni “difficili”. E se oggi il nuovo ministro della Difesa americano dichiara che gli Stati Uniti non nasconderanno queste armi superflue in un deposito o, come si potrebbe dire, sotto il tappeto, alloro io stesso suggerisco di alzarci tutti in piedi, a salutare questa dichiarazione. Una dichiarazione che sarebbe molto importante.
...Voglio aggiungere, su questo tema, che negli anni Ottanta l’Urss e gli Stati Uniti firmarono un accordo per la distruzione di missili di piccola e media gittata, ma questi documenti non hanno un carattere universale.
Oggi molti altri Paesi dispongono di questi missili, fra cui la Repubblica popolare di Corea, la Corea, l'India, l'Iran, il Pakistan ed Israele. Molti altri Paesi ci stanno lavorando… e solo gli Stati Uniti e la Russia si sono impegnati a non creare tali sistemi d'arma. E' ovvio che in questa situazione noi dobbiamo pensare a come assicurare la nostra sicurezza.

Le guerre spaziali,
tragedia annunciata

Nello stesso tempo, è impossibile accettare la comparsa di nuove destabilizzanti armi d'alta tecnologia. Mi riferisco a misure per prevenire una nuova zona di confronto, lo spazio. Le guerre stellari non sono una fantasia, ma una realtà. Nel 1980 i nostri partner americani sono stati già in grado di intercettare un loro satellite. Come Russia, pensiamo che la militarizzazione dello spazio rischia di avere conseguenze imprevedibili, e provocare nulla di meno che una nuova era nucleare. Io ho il piacere di dirvi oggi che abbiamo preparato un progetto di accordo per la prevenzione del dispiegamento di armi nello spazio.
Diventerà ufficiale, lavoriamoci insieme. I piani per espandere la difesa anti-missile all'Europa non possono che disturbarci; chi ha bisogno di una cosa che costituirà l'innesco di una inevitabile corsa agli armamenti? Dubito molto che siano gli europei. Un missile con portata di 5 - 8 mila chilometri capace di minacciare realmente l'Europa non esiste in nessuno dei Paesi che chiamiamo «problematici». E qualsiasi ipotetico lancio, per esempio, di un missile nordcoreano sul territorio americano attraverso l'Europa occidentale sarebbe in evidente contraddizione con le leggi della balistica. Come diciamo in Russia, sarebbe come “usare la mano destra per toccarsi l'orecchio sinistro”.
Trovandomi qui in Germania non posso fare a meno di parlare della crisi in cui versa il Trattato sulle forze convenzionali in Europa. Il Trattato è stato firmato nel 1999. Teneva conto della nuova realtà geopolitica, ossia l'eliminazione del blocco di Varsavia. Sette anni sono passati, e solo quattro Stati - fra cui la Russia - hanno ratificato il documento. I paesi della NATO hanno dichiarato apertamente che non ratificheranno il trattato, comprese le misure più restrittive per i fianchi (che riguardano l'impiego di un certo numero di forze armate nei fianchi della NATO), finché la Russia non smantellerà le sue basi militari in Georgia e Moldavia.
Il nostro esercito sta lasciando la Georgia, ed anche prima del tempo stabilito. In Moldavia restano 1.500 militari che conducono operazioni di mantenimento della pace e sorvegliano i depositi di munizioni rimasti dai tempi sovietici. Ne parliamo regolarmente con il signor Solana ed egli conosce la nostra posizione.
Ma che succede intanto? Nello stesso momento, compaiono le cosiddette basi americane avanzate con circa cinquemila uomini ciascuna. Nei fatti, dunque, la NATO dispiega ai nostri confini le sue forze avanzate mentre noi continuiamo a rispettare gli impegni del trattato, e non reagiamo in alcun modo.
Mi pare ovvio che l'espansione della NATO non ha rapporto alcuno con la modernizzazione dell'Alleanza o con la sicurezza europea. Al contrario: rappresenta una grave provocazione che riduce il livello della fiducia reciproca. Abbiamo il diritto di chiedere: contro chi è diretta questa provocazione?
...Noi siamo inequivocabilmente a favore del rafforzamento del regime di non-proliferazione. Gli attuali princìpi legali internazionali consentono di sviluppare tecnologie nucleari per scopi pacifici. E diversi Paesi con buone ragioni vogliono crearsi la propria tecnologia nucleare per la propria indipendenza energetica. Ma comprendiamo che queste tecnologie possono essere trasformate rapidamente in armi nucleari. Questo crea gravi tensioni internazionali. Un chiaro esempio di ciò è rappresentato dal clima che circonda il programma nucleare iraniano. E se la comunità internazionale non troverà una soluzione ragionevole per risolvere questo conflitto di interessi il mondo continuerà ad essere afflitto da simili crisi destabilizzanti, perché ci sono altri paesi nuclearizzati o nuclearizzandi oltre all'Iran, e noi tutti lo sappiamo. Siamo destinati a continuare a confrontarci con la minaccia della proliferazione delle armi di distruzione di massa.
L'anno scorso la Russia ha proposto di realizzare centri internazionali per l'arricchimento dell'uranio. Siamo aperti alla possibilità che simili centri vengano creati non solo in Russia, ma anche in altri Paesi dove è legittimo usare energia nucleare civile. I paesi che vogliono sviluppare la propria energia nucleare avrebbero la garanzia di ricevere il combustibile attraverso la partecipazione diretta a questi centri, che naturalmente opererebbero sotto la rigida supervisione dell'AIEA.
...In generale dovremmo riuscire a realizzare un intero sistema di incentivi politici e di stimoli economici; stimoli grazie ai quali i paesi sarebbero interessati a non sviluppare un proprio ciclo energetico nucleare pur avendo comunque la possibilità di sviluppare energia nucleare e di rafforzare il loro potenziale energetico.
A tale proposito parlerò ora più dettagliatamente della cooperazione energetica internazionale. Nel settore dell'energia la Russia è orientata alla creazione di principi di mercato uniformi e di condizioni trasparenti per tutti. È ovvio che i prezzi devono essere determinati dal mercato e non essere soggetti a speculazioni politiche, pressioni economiche o ricatti.

Incentivare
la crescita economica

Noi siamo aperti alla cooperazione. Le compagnie straniere collaborano a tutti i nostri progetti energetici. Fino al 26 % dell'estrazione petrolifera in Russia - e vi prego di notare la cifra - fino al 26 % è fatta con capitale straniero. Trovatemi un altro esempio in cui l'economia russa partecipa nella stessa percentuale in interessi economici cruciali nei Paesi occidentali. Non esiste, un tale caso.
Voglio ricordare anche la proporzione tra gli investimenti esteri in Russia e gli investimenti russi all'estero: il rapporto è di circa 15 ad uno. E qui avete un esempio tangibile dell'apertura e della stabilità dell'economia russa. La sicurezza economica è un settore in cui tutti devono aderire a principi uniformi. Siamo pronti a competere lealmente. Per questa ragione nell'economia russa appaiono possibilità sempre maggiori. Gli esperti e i nostri partner occidentali stanno valutando obiettivamente questi cambiamenti. Così recentemente l'OECD ha rialzato il rating creditizio della Russia, che è passata dal quarto al terzo gruppo. E oggi a Monaco vorrei approfittare di questa occasione per ringraziare i nostri colleghi tedeschi per aver contribuito a questa decisione.
Inoltre, come sapete, il processo di ammissione della Russia al World Trade Organization (WTO) ha raggiunto la fase finale. Voglio sottolineare che durante lunghi e difficili negoziati abbiamo sentito parlare molto di libertà di parola, libertà di commercio e uguali possibilità; ma, per qualche motivo, solo in rapporto al mercato russo.
C'è un altro tema che incide direttamente sulla sicurezza globale. Oggi molti parlano della lotta alla povertà. Cosa sta accadendo realmente in questa sfera? Da un lato si investe in programmi per aiutare i paesi più poveri, e a volte le risorse impiegate sono sostanziose. Ma ad essere sinceri - e molti qui lo sanno - questo spesso avviene attraverso lo sviluppo di compagnie di quello stesso paese-donatore. Dall'altro lato, i paesi sviluppati conservano i propri sussidi agricoli e limitano l'accesso degli altri paesi alle alte tecnologie.
Diciamo allora le cose come stanno: una mano distribuisce le “elemosine” e l'altra non solo contribuisce a perpetuare l'arretratezza economica ma ne raccoglie anche i profitti. La crescente tensione sociale nelle regioni depresse finisce inevitabilmente per sviluppare l'estremismo, alimentando il terrorismo e i conflitti locali. E se tutto questo avviene, diciamo, in una regione come il Medio Oriente dove si sta acuendo la percezione dell'ingiustizia e slealtà del resto del mondo, allora c'è il rischio di una destabilizzazione globale. È ovvio che i principali paesi dovrebbero vedere questa minaccia. E di conseguenza fondare un sistema di relazioni economiche globali più giusto e democratico, un sistema che dia a tutti possibilità e occasioni di sviluppo.

L’Osce è diventata uno strumento di parte

Egregi signore e signori, parlando alla Conferenza sulla Sicurezza è impossibile non nominare le attività dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). Com'è ben noto, questa organizzazione fu creata per esaminare tutti - sottolineo tutti - gli aspetti della sicurezza: gli aspetti militari, politici, economici, umanitari, nelle loro relazioni reciproche.
A cosa stiamo assistendo in pratica oggi? Oggi vediamo che questo equilibrio è chiaramente distrutto. Si sta cercando di trasformare l'OSCE in un volgare strumento di promozione degli interessi in materia di politica estera di un paese o di un gruppo di paesi. E per questo è stato “confezionato” anche l'apparato burocratico dell'OSCE, che non è assolutamente collegato in alcun modo con gli stati fondatori. I processi decisionali e il coinvolgimento della cosiddette organizzazioni non-governative indipendenti sono stati fatti su misura per quel compito. Formalmente queste organizzazioni sono indipendenti, sì, ma in realtà, essendo finanziate ad hoc, sono sotto controllo.
Secondo i documenti di fondazione, l'OSCE ha il compito di assistere i paesi membri nell'osservanza dei diritti umani. E' un compito importante. Noi l’appoggiamo. Ma ciò non significa interferire negli affari interni di altri paesi, e tanto meno imporre un regime che determini come questi stati debbano vivere e svilupparsi. E' chiaro che questa interferenza non promuove per niente lo sviluppo di stati democratici. Al contrario, li rende dipendenti e di conseguenza, instabili politicamente ed economicamente. Contiamo sul fatto che l'OSCE adempia ai suoi scopi originari e stabilisca con stati sovrani relazioni basate sul rispetto, la fiducia e la trasparenza.
Egregi signore e signori!
Concludendo vorrei rilevare questo. Noi spesso - e io personalmente molto spesso - ci sentiamo dire dai nostri interlocutori, compresi quelli europei, che la Russia dovrebbe avere un ruolo sempre più attivo negli affari mondiali. A tale proposito mi permetto di fare una piccola osservazione. Non c'è bisogno di spingerci e stimolarci a farlo. La Russia ha alle spalle una storia di più di mille anni e ha praticamente sempre goduto del privilegio di condurre una politica estera indipendente.
Non intendiamo venir meno a questa tradizione nemmeno oggi. Al contempo siamo tutti consapevoli di come il mondo sia cambiato e abbiamo una percezione realistica delle nostre possibilità e potenzialità. E naturalmente, vorremmo interagire con interlocutori responsabili e indipendenti con i quali collaborare alla costruzione di un ordine mondiale giusto e democratico che possa garantire sicurezza e prosperità non solo a pochi eletti, ma a tutti.
Grazie per l'attenzione,