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Il libro della settimana: Bruno Arpaia, Per una sinistra reazionaria

di Carlo Gambescia - 10/05/2007

Il libro della settimana: Bruno Arpaia, Per una sinistra reazionaria, Ugo Guanda Editore, Parma 2007, pp. 186, euro 12,00

Il tema della crisi della sinistra di osservanza marxista ha un suo indubbio fascino. Perché si spera sempre di leggere qualcosa di interessante e soprattutto di promettente. A grandi linee, in Italia, la letteratura in argomento può essere divisa in due filoni. Da un lato i teorici dell’autonomia del sociale (Negri e Revelli), dall’altra i seguaci dell’autonomia del politico (Preve, La Grassa, e in parte anche Tronti). Ovviamente, la nostra è una partizione piuttosto rozza e incompleta. Comunque sia, i primi sostengono che la società, può farcela da sola, autoriformandosi attraverso i movimenti sociali, e per via non violenta. Mentre i secondi sostengono, che qualsiasi processo di trasformazione sociale, non può assolutamente sottovalutare le possibili asprezze del conflitto politico, che talvolta rischiano di sconfinare nella violenza. Il che non significa che questi pensatori siano favorevoli alle soluzioni di forza, ma più semplicemente che riconoscono alla violenza un oggettivo ruolo storico. E che di conseguenza ammettono la necessità di creare strutture politiche, quadri, e soprattutto élite dirigenti, decise e consapevoli del proprio ruolo di guide storiche.
Per farla breve: Preve e La Grassa hanno un visione realista della politica, Negri e Revelli, no . Tutto qui.
A nessuna di queste correnti appartiene invece Bruno Arpaia. Il quale si interroga sul futuro della sinistra, pervenendo a modestissimi risultati intellettuali. Arpaia, che è uno scrittore di sinistra (o almeno così dichiara), in suo libro appena uscito, parla addirittura di una sinistra che deve farsi reazionaria (Per una sinistra reazionaria, Ugo Guanda Editore, Parma 2007, pp. 186, euro 12,00).
In che modo? Recuperando le ragioni della destra. Ma come? Criticando l’idea di progresso e battendosi per una società capace di trovare il giusto equilibrio tra doveri e diritti. Il che suona molto "liberaldemocraticoborghese"… Quel che però è assente nel suo libro, tra l'altro pieno di fumose accuse “alla Feltri” a burocrazie e monopoli economici, è la volontà di designare il nemico: il libro non contiene alcuna critica al processo di riorganizzazione imperiale, in atto, promosso dagli Stati Uniti. Insomma, mai nominare il nome degli Usa invano… Un scelta che indica un grave limite politologico e politico: quello di non voler prendere in considerazione la possibilità del conflitto. E soprattutto delle sue asprezze e possibili degenerazioni. E dunque di “equipaggiarsi” a riguardo… Non possiamo soffermarci sul punto specifico, e pertanto rinviamo al nostro saggio L’idea di decrescita, la crisi della sinistra e l’autonomia del politico ( www.ariannaeditrice.it - rassegna stampa del 4-5-2007 - oppure “archivio articoli” ).
Del resto, Arpaia, nonostante i proclami, riesce soltanto a proporre l’ipotesi di una sinistra debole “senza più propositi palingenetici, ma in possesso di una forte carica simbolica (…) che scelga definitivamente e in maniera convinta l’immaginazione” (pp.172-173). Per farla breve: Arpaia all’autonomia del sociale caldeggiata da Negri e Revelli, e a quella del politico felicemente intuita da Preve e La Grassa, propone di sostituire... l’autonomia dell’immaginario. Facendo così fare alla sinistra un altro passo indietro: non volendo ( o potendo) “possedere” la realtà sociale, né politicamente né socialmente, nella sua fisicità, Arpaia consiglia alla sinistra di appagarsi con la “masturbazione” intellettuale… Un’attività che potrebbe tornare utile per allenarsi a fronteggiare in finte battaglie di parole altri eterei filosofi e scrittori , ma non per sconfiggere nemici veri, ritti in piedi davanti a noi, e con la spada sguainata…
In conclusione, un libro da leggere per capire lo stato confusionale in cui versa certa sinistra “alle bollicine" (l’immaginario), diluita con l' acqua minerale della liberaldemocrazia borghese…. Una pseudosinistra intellettuale che vuole conciliare tutto e il suo contrario, pur di rimanere a galla, perfino sul piano editoriale,
Penoso.