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Rutelli, quanto ci costi?

di Giovanni Di Martino - 10/05/2007

Fonte: rinascita

 
Francesco Rutelli, venti anni fa aveva i capelli neri, parlava come Alberto Sordi, e si batteva da deputato radicale per i diritti civili (o almeno così diceva di voler fare), difendeva Enzo Tortora, sedeva in parlamento tra Pannella e Cicciolina. Era pure tra i deputati che avevano sottoscritto l’interrogazione parlamentare per avere maggiore chiarezza sulla morte del calciatore del Cosenza Donato Bergamini, deceduto in circostanze misteriose e mai chiarite1. Passano gli anni, Rutelli diventa verde (in politica), poi sindaco di Roma per due volte, democratico (di quelli con l’asinello nel simbolo), capo dell’opposizione e presidente della Margherita.

Francesco Rutelli, oggi ha i capelli grigi, parla come Alberto Sordi, è personaggio di primo piano nel costituendo Partito Democratico, ma soprattutto è covicepresidente del Consiglio e ministro del turismo (sic).
In questi giorni è sulle pagine dei giornali per le sue esplicite e pubbliche rimostranze al capo del governo per la sua dichiarazione sull’impossibilità, per il momento, di abbassare l’Ici. Rutelli è indignato, si sente tradito dai suoi alleati, ma soprattutto si esprime come se fosse profondamente addolorato per aver tradito i propri elettori.

I suoi elettori, però, e non solo i suoi, non sanno forse che Rutelli ha avallato, da ministro del turismo, il nuovo portale telematico per promuovere le bellezze dell’Italia e incrementare il turismo: www.italia.it.
Il sito è frutto di due anni di lavoro, funziona più o meno e non innova dal punto di vista informativo, nel senso che le stesse informazioni contenute in esso, in rete, si trovano ugualmente e in modo più agevole. Graficamente non è male, ma c’è di meglio. Rutelli lo ha presentato al mondo tronfio e parlando il suo inglese del Kansas City. Omettendo però di parlare di quanto questo sito è costato al ministero, e di conseguenza agli Italiani.

La notizia non smentita2 è che il logo del sito (una “i” minuscola nera con il puntino rosso, accostata ad una “t” minuscola verde stilizzata, e sotto la scritta, [ironica ?] “l’Italia lascia il segno”) sia costato 100.000 euro, ma non è tutto. Perché la realizzazione e la gestione del sito sono costati agli Italiani 45 milioni di euro, 20 dei quali arrivano dalle casse dello Stato e 25 da quelle delle Regioni: forse risparmiandoli il problema dell’Ici non lo avrebbero risolto ugualmente, sarebbero riusciti a togliere appena un euro a testa. Ma se tanta è la facilità con la quale vengono buttati i soldi dal governo, c’è da pensare che altrettanti ministeri abbiano sprecato i soldi per operazioni altrettanto inutili, e, risparmiando un milione qua e un milione là, forse un intervento adeguato sul sociale gli sarebbe riuscito. Rutelli, che alle tasche degli Italiani ci tiene tanto, poteva dare l’esempio, ma così non è stato. 





Note;

1 Per maggiori dettagli sulla vicenda di Donato Bergamini si consiglia la lettura di C. PETRINI, Il calciatore suicidato, edizioni KAOS.
2 Diffusa dal periodico “PERÒ Torino”.