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Guardatevi dalle banche

di Luciano Del Noce - 10/05/2007

Fonte: rifletto



E se vi propongono un investimento, valutate a fondo...

Circa un ventennio fa nasceva anche in Italia una figura nuova nell'ambito dei servizi finanziari,fino ad allora legati ad i soli Bot e CCT,ed era il consulente finanziario.
Un vero Paladino per i risparmiatori italiani,un personaggio legato agli interessi del cliente da un cordone ombelicale indistruttibile,e cioè quello economico.
Una libero professionista, pagato a provvigioni, quindi autonomo e avulso da tutti quegli schemi bancari che portavano utili unilateralmente. In sostanza più guadagnava il cliente più incassava il consulente, e i vantaggi per questo erano sia economici che d'immagine.
Detta cosi sembrava una panacea per quei "poveri" risparmiatori in balia degli "umori" delle banche, ma in effetti - anche se può sembrare strano - era proprio così.
Questa figura, nonostante i numerosi tentativi diffamatori da parte delle banche, riuscì in un decennio a conquistarsi una cospicua fetta di mercato, ricevendo,da parte dei risparmiatori innumerevoli consensi.
 
Un esercito di consulenti, pronti a difendere il risparmiatore dal "sistema" e, cosa più importante, pronti a spiegare al cliente il perché di un determinato investimento. E dato che il sapere è potere, ecco che le banche si sono trovate una miriade di agguerriti clienti, divenuti forti grazie al loro consulente, e decisi a far valere sempre di più i propri diritti.
 
Sono diventati sempre più esperti nel leggere i loro estratti conto, sempre più esperti nel saper valutare gli investimenti ma - cosa non da poco - non si fidavano più di quel personaggio messo lì, dietro ad una scrivania dalla banca che rispondeva al nome di “funzionario” e che decideva per conto del cliente che cosa fosse giusto e che cosa no, senza peraltro dimostrare quali fossero le sue conoscenze finanziarie, e soprattutto senza rischiare di persona. Quante volte abbiamo visto cambiare quel personaggio dietro la scrivania senza preavviso sentendoci rispondere che era stato "destinato ad altro incarico"?. Il consulente finanziario, essendo personale, non cambiava mai, ed il cliente poteva avvalersi delle sue conoscenze e professionalità per tutta la vita e decidere se avvalersene o cambiarlo.
Fu allora, in quel momento storico (circa 7-8 anni fa), che le banche capirono che era il momento di cambiare rotta, che fare la guerra ai consulenti finanziari non pagava, che bisognava entrare nel sistema, portarli dalla propria parte, e per dirla alla Beppe Grillo "il grande Drago" si svegliò.
Piano piano, e promettendo lauti guadagni, il sistema bancario ha ad oggi, salvo alcuni sporadici casi, incamerato l'intero sistema della consulenza finanziaria e, non contento, anche parte di quello assicurativo.
 
Oggi la gran parte dei consulenti finanziari sono impiegati a costo zero per le banche le quali hanno, molto elegantemente, azzerato quei lauti guadagni di cui sopra, ed appiattito - se non eliminato - commissioni e management fee, che altro non era che la vita del consulente e quel famoso cordone ombelicale che legava il cliente al proprio consulente.
Hanno anche cambiato il nome, il signor consulente non è più tale ma è diventato un promotore finanziario.
La cosa è sottile…: il consulente consiglia, il promotore promuove..., ed il tutto messo ben scritto da una chiara legge che sancisce che la consulenza può solo farla una società finanziaria e non il singolo il quale può solo promuovere ora questo, ora quel prodotto che la banca ritiene più idoneo al suo cliente...
Ora mi domando come può un istituto, che di per se è un'entità astratta, sapere e conoscere tutte le esigenze, le paure e le motivazioni che spingono un cliente a scegliere un prodotto finanziario anziché un altro?
Va da sé che solo il supporto umano, la predisposizione all'ascolto e il conoscere approfondito della realtà del cliente possono "partorire" il consiglio giusto e mirato. Quindi il famoso consulente finanziario - e solo lui - può fare la vera consulenza, avvalendosi della fiducia del cliente, e rispondendo di eventuali errori di valutazione.
Ma di tutto ciò, probabilmente, il legislatore non ha tenuto conto (o non ha voluto tenerne conto...).
Oggi le banche sono tornate ad imporre al mercato i prodotti per esse più paganti e spingendo ora questo ora quello, magari promettendo qualche premio di collocamento al "povero" promotore (che pur deve campare), il quale non essendo tutelato da nessun organo deve adeguarsi se non vuole vedersi revocato il mandato e trovarsi disoccupato da un giorno all'altro.
Già il mandato... Quasi tutti gli istituti di credito danno un monomandato al proprio promotore, legandolo di fatto ai propri prodotti in esclusiva, ma spesso pagano i contributi all'enasarco come plurimandatari (perché costano di meno) e guai se qualcuno tenta di protestare...
In realtà oggi come oggi, al "promotore", essendo titolare di partita iva, ed essendo un libero professionista a tutti gli effetti, il legislatore dovrebbe permettergli il plurimandato, la possibilita'
concreta di poter avere rapporti di collaborazione con piu' istituti, in modo da poter scegliere quale prodotto sia il più confacente alle esigenze del cliente, senza subire pressioni di sorta.
 
Le conseguenze? Sono sotto gli occhi di tutti!
“You and Me” del Monte dei Paschi di Siena... Una tragedia... (per non dire una truffa legalizzata) se lo avesse proposto un consulente come minimo sarebbe stato radiato dall'albo.
Obbligazioni Cirio, collocate d'ufficio nelle gestioni personali dei clienti o vendute allo sportello come ottimo investimento (ma non erano preposte solo ad investitori istituzionali?). Che dire della Parmalat... erano ottime...chi poteva prevedere... ebbene un buon consulente finanziario prima di proporre un investimento del genere, avrebbe letto il bilancio dell'azienda e si sarebbe domandato "perché la Parmalat continua ad indebitarsi con tassi di gran lunga superiori ai titoli di Stato quando a bilancio si evinceva una liquidità spropositata?" O il buon Tanzi era Babbo Natale o... sapete tutti come è andata.
Ed i Bond Argentini?... Le banche "consulenti" facevano a gara a chi ne vendeva di più...
Rendevano tassi effettivi al 40-50%: un vero affare e senza rischiare in borsa, perché alla fine erano titoli di stato... ma che stato?
Sul mercato vige una regola semplice: “ad ogni rendimento alto corrisponde il relativo rischio”. Ma le banche consulenti si guardavano bene dal dirlo.
Un'ultima considerazione: dopo i rispettivi crac (Cirio, Parmalat, Argentina...) quanti di questi titoli sono rimasti nelle casse delle Banche consulenti?...
Chi scrive è un consulente finanziario (un ex promotore): personalmente non ho venduto nemmeno uno di quei titoli ai miei clienti (andando anche contro le direttive della banca) per un semplice, banale ed elementare motivo: mi pagavano troppo! Mi domandai perché tutti quei soldi… Non ho dovuto aspettare molto per darmi una risposta...
Oggi, purtroppo, la situazione è così: le banche si sono rimpossessate del mercato e di quell'esercito di paladini è rimasto ben poco... ecco perché mi sento di dire: “c'era una volta il consulente finanziario”.