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La nascita dell'ecofilosofia in Grecia e Raimon Panikkar*

di Paolo Scroccaro - 15/05/2007

          

           

 

La Grecia antica di solito è ritenuta in Occidente, a torto o a ragione, la terra d’origine della filosofia, assegnando a questo termine un significato piuttosto disimpegnato, nella misura in cui la propensione sapienziale degli antichi vien fatta svaporare totalmente o quasi. Infatti si preferisce presentare gli inizi della filosofia come un accavallarsi di punti di vista diversi e competitivi, che avrebbero come scopo principale quello di tentare una spiegazione sempre più razionale del mondo (vedi K. Popper e quasi tutta la manualistica in uso). Restando all’essenziale, si pretende che la filosofia antica corrisponda ai primi passi della ragione occidentale, la quale sarebbe poi progredita nel corso dei secoli, eclissando il mito e culminando nei successi della ratio tecnico-scientifica contemporanea.

 

Questa è una visione sviluppista della storia culturale, che piace agli ideologi della Crescita, cioè a quel Pensiero Unico che riesce a vedere ovunque Crescita (dell’economia, della società civile, della razionalità…) o ritardi nella Crescita (per cui si parla, per esempio, di paesi sottosviluppati o in via di sviluppo).

 

Non era questa l’immagine che i Greci avevano di se stessi, e questo per alcuni motivi veramente decisivi:

 

a)      il passato era visto per lo più con grande rispetto, in quanto sede di un’arcaica saggezza, quindi come qualcosa da imitare o da riattualizzare, non come qualcosa da cui bisognerebbe allontanarsi per progredire (l’allontanamento da esso era infatti quasi sempre indice di declino);

b)      soprattutto, la visione prevalente non comportava una filosofia antropocentrica, bensì una Ecofilosofia, cioè una filosofia ecocentrica; l’orientamento ecocentrico, avendo come riferimento i cicli della natura quale orizzonte invalicabile anche per l’uomo, comportava l’adesione sacrale ad essi, mentre non era pensabile il loro stravolgimento in base a progettazioni umane di tipo “sviluppista”. In definitiva, essi non potevano quindi avere una concezione lineare della storia: la loro visione ciclica escludeva in partenza qualcosa di simile al progresso illimitato della ragione.

 

Quale insegnamento se ne può ricavare?

 

Agli inizi dell’età moderna, quasi più nulla rimane di quell’antica Ecofilosofia: il suo posto viene preso da varie “filosofie” nel senso oggi corrente del termine; nel loro insieme, queste filosofie, nonostante varie differenze, finiscono per configurare un pensiero razionale- antropocentrico funzionale alla manipolazione della natura e all’espansione irrefrenabile dell’attivismo umano.

 

L’irresponsabile abbandono dell’orientamento ecocentrico ha comportato, sul lungo periodo, esiti catastrofici, non immediatamente percepibili al tempo di Galilei e Cartesio, ma che ormai sono sotto gli occhi di tutti: per motivi facilmente intuibili, la consapevolezza di quanto sopra comincia a maturare e a diffondersi. Al cospetto dei molti segnali inquietanti, che avvisano che l’esplosione della civiltà industriale-sviluppista è dietro l’angolo, le minoranze più responsabili si chiedono con sempre maggiore insistenza: come mai ci siamo spinti “sull’orlo dell’abisso” ? Come è potuto accadere tutto questo ?

 

Molti danno la colpa ai governi, ai grandi poteri economici, all’imperialismo occidentalizzatore, alla tecnoscienza, all’impiego abnorme della chimica nelle attività produttive…Senza voler sminuire tali responsabilità, occorre ammettere che vi sono fattori più profondi e pervasivi, i quali hanno dato forma e libertà d’azione alla logica aggressiva che oggi scuote e preoccupa il mondo: queste motivazioni e questa logica sono correlate proprio al grande mutamento paradigmatico sopra segnalato, cioè al fatto che l’Occidente ha obliato le radici ecofilosofiche della sua stessa tradizione!

La crisi di oggi è una crisi che arriva da lontano, e che per essere compresa richiede una visione d’insieme capace di comparare il passato e il presente: infatti, restando all’interno della prospettiva ecocentrica prevalente nella tradizione greco-italica, non poteva aver luogo l’aggressione alla Terra di cui siamo complici e testimoni.

 

Ci soffermeremo perciò su alcune nozioni basilari dell’Ecofilosofia antica (da Anassimandro ai Platonici), nozioni riprese anche dall’Ecosofia cara a Panikkar: esse possono costituire ancor oggi un punto di riferimento salvifico, per meglio visualizzare i limiti del presente e per riconfigurare una nuova saggezza ecologica, adeguata ai nostri tempi.

 

Le prime parole salvifiche dell’Ecofilosofia greco-italica (presenti anche in Panikkar)

 

Illimitato, Aformale (vedi Anassimandro, Platone, Plotino, Proclo….): la dimora ospitale e incircoscrivibile, che accoglie tutti gli enti, inclusi gli umani. Questi ultimi non possono pretendere il dominio sull’Illimitato: piuttosto, devono conservare uno stile di “apertura all’Intero”.

 

Armonia dei Contrari (vedi Alcmeone, Filolao, Parmenide, Eraclito, Plutarco…):

l’armonia autentica non può essere monolitica, e dunque richiede la compresenza e l’equilibrio delle differenze e delle opposizioni…in questa nozione, vi è la chiave per un’apertura organica al pluralismo, superando gli opposti estremismi costituiti dal Monismo e dal Dualismo (cioè le uniche filosofie note alla modernità).

 

Reticolo cosmico (vedi scuola di Pitagora, Anassimene, Platone, Neoplatonismo…): il cosmo è come una immensa rete, in cui tutti gli enti e gli eventi sono intrecciati e relazionati; l’uomo è un aspetto della tessitura cosmica, non il padrone.

 

Cicli cosmici (vedi Eraclito, scuola di Pitagora, Platone, Neoplatonici…): il mondo manifesto (la natura) ricalca essenzialmente un archetipo di tipo circolare. Di qui la conformazione ciclica della maggior parte degli eventi naturali, come confermano le innumerevoli esperienze cosmologiche narrate dagli antichi. Tutti gli abitatori dell’universo non possono che adeguarsi all’ordine ciclico dell’esistenza. Così  è stato anche per gli umani, prima che si affermasse la fede nell’ideologia sviluppista della “Crescita”.

 

Teologia antica : il termine “teologia” è oggi alquanto screditato, specie negli ambienti laici occidentali, poiché essi hanno in mente la teologia monistica di derivazione biblica, così come codificata nelle formule dogmatiche ed esclusivistiche ben note in Occidente.

Ma nell’antichità vigeva tutt’altra concezione della teologia, riassumibile nel detto tradizionale, ripreso da vari ecofilosofi, secondo cui “tutto è pieno di dei”. Ne discendeva una visione sacrale per cui, data la diffusività del divino, tutto era almeno tendenzialmente degno di rispetto e non solo il mondo umano (etica cosmocentrica). Invece, quando gli dei abbandoneranno una gran parte del mondo, lasciandola per così dire incustodita, su di essa potrà abbattersi la furia attivistica e manipolatrice dell’ente privilegiato !

 

La presenza della non-dualità

Questa espressione, presa alla lettera, non appartiene alla tradizione greco-italica, bensì all’Oriente (vedi Advaita). Tuttavia, come rileva anche Panikkar, il significato della non-dualità (e questo è ben più importante dell’espressione formale)è  presente anche nell’antichità occidentale . A ben riflettere, tutte le nozioni basilari che  abbiamo richiamato rivelano la presenza della saggezza non-duale, che costituisce il filo unitivo che collega le citate nozioni e altre ancora…

Quando la saggezza non-duale esce di scena (vedi età moderna), si affermano filosofie limitate, cioè dualistiche (vedi Cartesio, Kant…) o monistiche (vedi Hegel, Marx…), accomunate nel fatto di assecondare concezioni conflittuali e autoritarie (riduttivistiche) di vario genere. Nel corso degli ultimi secoli, questi filosofi sono considerati grandi maestri del pensiero, semplicemente perché hanno cercato di sistematizzare il punto di vista dualistico o quello monistico, all’interno di un orizzonte culturale incapace di immaginare altre possibilità.

 

Il riapparire della saggezza non-duale, in una forma ecofilosofica adatta al contesto attuale, può dischiudere nuove prospettive, che prima risultavano inaccessibili.

 

 

 * (Presentazione dell’incontro del 4 maggio 2007 a Treviso, organizzato da:     CTP 1, ASSOCIAZIONE PER LA DECRESCITA SOSTENIBILE, ASSOCIAZIONE ECOFILOSOFICA)