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Il libro della settimana:Alain de Benoist, Terrorismo e "guerre giuste"

di Carlo Gambescia - 16/05/2007

Il libro della settimana:Alain de Benoist, Terrorismo e "guerre giuste", Guida, Napoli 2007, pp. 120, euro 10,00

Non c'è che dire, come sempre Alain de Benoist coglie nel segno. Anche quest'ultima sua fatica, Terrorismo e “guerre giuste” (Guida, Napoli 2007, pp. 120, euro 10,00 – http://www.guidaeditori.it/ ), costituisce una notevole bussola “metapolitica”. Va perciò lodata la scelta di Agostino Carrino, docente di diritto pubblico e costituzionale presso l’Università di Napoli, di ospitare il testo nella densa collana “Leviathan”, da lui diretta. Dove sono già uscite opere di Michel Troper, Georg Ress, Kurt Seeelman, Raymond Aron e dello stesso de Benoist (Identità e comunità, 2005). E in cui presto vedranno luce, tra gli altri, saggi di Julien Freund e Otto Kirchheimer.
Ma veniamo a Terrorismo e “guerre giuste”. Il libro ruota intorno a tre punti fondamentali.
In primo luogo, se ci si passa l’espressione, viene “smantellata” la tesi della filiazione intellettuale del pensiero neocon statunitense, non tanto ( o comunque non solo) dalla filosofia di Strauss, quanto dalla teoria politica di Carl Schmitt: una tesi apprezzata e usata da certa sinistra liberal americana, per "nazificare" attraverso la caricatura di Schmitt, Strauss e i neocon di Washington. De Benoist, testi alla mano, fa piena luce, sulla grande diversità di pensiero tra Schmitt e Strauss, e sulla conseguente esiguità di contatti diretti e indiretti.
In secondo luogo, il pensatore francese attesta come il liberalismo neocon sia della stessa (cattiva) lega di quello preso di mira da Schmitt, già negli anni Venti del Novecento. E, appunto, basato sulla celebrazione del mercato e dell’individualismo. Al quale va aggiunto, nella versione americana, certo pericoloso ottimismo messianico (totalmente estraneo, anche quest’ultimo, all’opera di Schmitt).
In terzo luogo, il pensatore francese, chiarisce, sulla scia di alcune intuzioni schmittiane, perché dopo l'11 Settembre, l'amministrazione americana abbia iniziato a fare “buon uso” (si fa per dire) del concetto di “guerra giusta” a un nemico assoluto (il terrorismo islamico). E per quale motivo lo stato d’eccezione, dichiarato all’indomani della distruzione delle Torri Gemelle, sia invece divenuto permanente. Secondo de Benoist si sarebbe messo in moto una specie di processo a spirale. Innanzitutto, la scelta di impiegare il concetto di “guerra giusta”, non poteva non implicare, come è avvenuto, l’automatica trasformazione del “nemico terrorista” in Male Assoluto: un nemico, di conseguenza, da estirpare a qualunque costo, attraverso una “guerra giusta”. Di qui l'escalation militare americana... Mentre l’uso del concetto di “emergenza”, strettamente collegato al primo (quello di “guerra giusta”), doveva necessariamente condurre alla dilatazione temporale dello “stato di eccezione”, proprio a causa della natura deterritorializzata (asimmetrica) del terrorismo. Di qui la trasformazione dell'escalation militare in stato di "eccezione" permanente...
Insomma, politica e moralismo (peggio se liberale), come insegnava Carl Schmitt, non vanno d’accordo. Guerra giusta ed emergenza, sono così divenuti in ambito internazionale due fattori di disordine e non di ordine . E soprattutto veicoli dell’espansionismo Usa all'esterno, e di limitazione delle libertà politiche e civile all'interno (non solo degli Stati Uniti).
Il quadro è così instabile che resta assai difficile formulare qualsiasi previsione. Come nota de Benoist: “La nuova strategia ‘preventiva’ dell’amministrazione Bush non prolunga di fatto né il vecchio wilsonismo morale né il ‘realismo’ dei sostenitori dell’equilibrio delle forze. Certo, essa prende in prestito al primo la sua convinzione essenzialmente morale di una ‘missione universale’ assegnata alla nazione eletta, e al secondo la preoccupazione di una politica orientata verso la difesa dell’ ‘interesse nazionale’ degli Stati Uniti, ma costituisce sopra tutto un miscuglio inedito, a base di egemonismo unilateralista, la cui messa in opera, equivalendo a reintrodurre in maniera selettiva il jus ad omnia nella politica internazionale, determina non la modifica, bensì la distruzione completa delle regole scritte o non scritte del diritto internazionale” (pp. 50-51).
Concludendo, Alain de Benoist, Carl Schmitt, Stati Uniti e terrorismo internazionale: una miscela teorica esplosiva. Un libro da non perdere.