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In principio era la meraviglia. Le grandi questioni della filosofia antica (novità editoriale)

di Enrico Berti - 21/05/2007

Enrico Berti
In principio era la meraviglia
Le grandi questioni della filosofia antica
2007, pp. 362, € 18,00
Collana i Robinson / Letture
ISBN 9788842082538
Argomenti Filosofia antica e medievale: storia e saggi
 

In breve
«Gli uomini (tutti gli esseri umani, uomini e donne, Greci e barbari, liberi e schiavi), sia ora sia in principio cominciarono a filosofare (cioè a cercare il sapere) a causa della meraviglia.» Dunque per Aristotele: «In principio era la meraviglia». La ‘filosofia’, cioè la consapevolezza della propria ignoranza e il desiderio di superarla, di apprendere, di conoscere, di sapere, ha quindi inizio dalla meraviglia. Dallo stupore, quindi, di fronte alle grandi domande di sempre: l’universo ha avuto un’origine? Che cos’è l’essere? Chi sono gli dei? Che cos’è l’uomo? Come vivere per essere felici? Qual è il nostro destino dopo la morte? Quali i meccanismi dell’affermare e del negare, della dialettica come della poesia? In queste pagine Enrico Berti ripercorre le domande che i filosofi antichi hanno elaborato nei secoli, analizza e mette a confronto le loro risposte con quelle delle religioni rivelate e ne cerca le reciproche influenze, scava nei rapporti tra filosofia e politica, filosofia e scienza, filosofia e storia. Il suo volume è una storia della filosofia antica non comune. È un percorso nei temi della filosofia classica – classica perché vale sempre, conserva nel tempo il suo valore e tutta la freschezza di ciò che è originario.

Indice
Prologo - I. L’universo ha avuto un’origine? - II. Che cos’è l’essere? - III. Chi sono gli dèi? - IV. Che cos’è l’uomo? - V. Perché dici questo? - VI. Che effetto fa la poesia? - VII. Che cos’è la felicità? - VIII. Qual è il destino dell’uomo dopo la morte? - Note

Il titolo di questo volume, In principio era la meraviglia, fa riferimento al «principio della filosofia», cioè al tempo degli antichi Greci, perché la filosofia, come dice la parola stessa (philosophia, «amore del sapere», derivata da philein, «amare» e sophia, «sapienza»), l’hanno inventata i Greci. Gli altri popoli antichi, i Cinesi, gli Indiani, i Persiani, gli Egiziani, hanno avuto certamente grandi civiltà, grandi culture, ed anche grandi forme di sapere, o di sapienza, o di saggezza: si pensi a Confucio, o a Budda. Ma difficilmente queste potrebbero essere considerate «filosofia» nel senso greco del termine, perché non nascono dalla meraviglia, cioè dal puro desiderio di sapere, ma da altri bisogni, desideri, atteggiamenti. Le grandi domande che la filosofia occidentale ha continuato a porsi sono in gran parte quelle formulate per la prima volta dai Greci. Non tutte, certo: per esempio i Greci non si sono chiesti quali sono le condizioni a priori del conoscere, o quali leggi regolano la storia, o come scrutare il subconscio dell’uomo, o altre cose del genere. Però le domande che si sono posti, con l’eccezione forse di qualcuna (per esempio: chi sono gli dèi?), sono le stesse con cui la filosofia occidentale ha continuato a confrontarsi nel corso dei secoli.
I Greci tuttavia non hanno soltanto formulato delle domande: essi hanno anche cercato delle risposte. Ancora una volta, a questo proposito, è chiara l’indicazione di Aristotele.
«È indispensabile, comunque, che l’acquisizione della sapienza sollevi, in un certo modo, ad un punto di vista che è contrario a quello in cui noi ci trovavamo all’inizio delle nostre ricerche. Tutti, infatti, come dicevamo, cominciano col provar meraviglia che le cose siano in un determinato modo, come sono soliti comportarsi di fronte alle marionette o ai solstizi o all’incommensurabilità della diagonale. Difatti a tutti quelli che non ne abbiano ancora indagato il motivo sembra un prodigio il fatto che una certa lunghezza non possa essere misurata neppure dall’unità minima. Ma, come avviene nei suddetti casi allorché gli uomini li abbiano compresi, così anche noi dobbiamo approdare, alla fine, ad un punto di vista contrario, che è anche, secondo il proverbio, quello migliore: difatti per un uomo esperto di geometria la maggiore stranezza del mondo sarebbe la commensurabilità della diagonale rispetto al lato».
Si comincia, insomma, con la meraviglia, ma non si rimane sempre nella meraviglia. Una volta scoperta la causa che si cercava, non ci si meraviglia più. Gli esempi portati da Aristotele sono significativi: il movimento delle marionette stupisce chi non sa da chi siano mosse, non stupisce più colui che lo scopre; i solstizi, cioè l’arrestarsi della crescita della notte (o del giorno), stupiscono chi non conosce l’astronomia, per cui tutti i popoli hanno fatto del solstizio d’inverno la più grande festa dell’anno (il Natale); l’incommensurabilità della diagonale col lato del quadrato stupì i Pitagorici, che volevano ridurre tutto a misura esatta (tant’è vero che decisero di tenerla segreta e misero a morte quello di loro che la svelò), ma non stupisce la geometria più avanzata.
I Greci non avevano il gusto per la ricerca fine a se stessa: essi cercavano per trovare. Oggi a volte si preferisce concepire la filosofia come pura ricerca, o come ricerca senza fine. Sembra quasi che il cercare sia un atteggiamento nobile, critico, raffinato, che desta simpatia e rispetto, mentre il trovare sia banale, grossolano e dogmatico. In realtà la ricerca è sincera, o autentica, solo se cerca per trovare. Chi cerca per il solo piacere di cercare non cerca veramente, ma finge di cercare. Chi invece cerca veramente, con impegno, con determinazione, con passione, lo fa perché gli interessa trovare ciò che cerca. Altrettanto si può dire del domandare. Il domandare autentico è quello che vuole ottenere una risposta. Il domandare fine a se stesso è solo una posa. Perciò i Greci non hanno solo formulato domande, ma hanno cercato anche di dare delle risposte alle loro domande. Nel seguito di questo libro ho cercato di presentare con chiarezza alcuni degli interrogativi che hanno attraversato la storia del pensiero greco e le risposte che ad essi hanno fornito i principali filosofi.