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L'uguaglianza dei diritti in Palestina/Israele non è

di Israel Shamir - 24/12/2005

Fonte: voltairenet.org


Lo scrittore e giornalista Israel Shamir è una delle personalità
israeliane più impegnate contro la definizione ebraica dello stato
d'Israele e contro il sistema di aparheid che ne deriva. Ex-
portavoce del Mapam (Partito Socialista Israeliano) ed Ex-traduttore
del presidente Herzog, Israel Shamir è descritto dai suoi detrattori
come "un ebreo che odia se stesso", e dai suoi sostenitori come "uno
dei più grandi intellettuali israeliani". Risponde alle domande di
Silvia Cattori sulla campagna di diffamazione di cui è oggetto e sul
modo di combattere il razzismo di stato israeliano.


Calunnie di guerra
Silvia Cattori: Cosa risponde a coloro che l'accusano di diffondere
l'idea di un "complotto per una dominazione ebraica mondiale"?

Israel Shamir: Poco importa quello che si dice; la gente sente solo
ciò che vuole ascoltare! Tutti i miei libri mostrano che non
c'è "cospirazione", né "complotto", ma che ci sono politiche che
servono gli interessi degli ebrei e che certi interessi sono più
potenti di tanti cospiratori. L'aristocrazia non complotta, si
accontenta di avere interessi comuni. In realtà, è l'interesse
principale del gruppo che conta, non è in alcun caso quella che io
non riconosco come una "cospirazione".

Silvia Cattori: Lei viene anche rimproverato di aver rilasciato
delle interviste a delle riviste legate all'estrema destra. Cosa può
rispondere? Cosa pensa lei dell'estrema destra?

Israel Shamir: Io mi rivolgo a tutti, non solo ai miei amici più
vicini. Perchè voglio avere un'influenza su persone dagli orizzonti
diversi e portarle al mio punto di vista. Non vedo alcuna ragione di
boicottare un giornale o una rivista. Ho scritto per Haaretz, un
giornale israeliano a grande tiratura, molto "come si deve",
malgrado il fatto che questo giornale pubblichi articoli di
estremisti nazisti israeliani. Scriverei per il New York Times,
malgrado che questo giornale sostenga la guerra contro l'Iraq. Ecco
perchè, a mio avviso, non c'è ragione di rifiutare nessun organo di
stampa.

Silvia Cattori: Quando lei scrive che la posizione 'sinistra-destra'
è sorpassata, che è invece importante riunire tutte le forze
disponibili per combattere il nemico comune (vale a dire gli Stati
Uniti e Israele), lei, non ha paura di promuovere alleanze sbagliate?

Israel Shamir: Non ho paura di comunicare: né con la sinistra, né
con la destra, perchè abbiamo altre cose in comune. Sinistra/destra
è una contrapposizione che conviene ad un universo a dimensione
lineare, ma il nostro universo ha per lo meno tre dimensioni. Per
questo, degli elementi lontani su una linea possono trovarsi vicini
in un'altra dimensione. Il mondo non è unidimensionale. Se avete
studiato la geometria, potete capire ciò che voglio dire. Dobbiamo
prendere in considerazione ben altro rispetto al collocamento
sinistra/destra quando si tratta di sapere chi sono i nostri amici e
chi sono i nostri nemici; il rapporto col cielo e la terra deve
essere preso in conto; o, se volete, su un piano più banale, il
rapporto con gli Stati Uniti e Israele, con la mondializzazione e
con le nostre radici. Io appartengo alla sinistra, ma a una sinistra
antimperialista. Un alter-mondialista di destra è più vicino al mio
cuore di un sinistrese mondialista settario

Silvia Cattori: Lei ha pubblicato degli articoli di analisi dei
risultati delle elezioni presidenziali del 2002 e del referendum del
2005 in Francia, sostenendo che questi risultati sono motivati dagli
eccessi del sionismo. Questa opinione sorprende la maggior parte dei
francesi. Cosa la porta a credere che la situazione in Palestina
possa influire sulle elezioni in Francia.

Israel Shamir: Il sionismo è un problema che non riguarda solo la
Palestina; qui il sionismo si manifesta, per esempio, nella
sottomissione agli Stati Uniti e all'influenza predominante delle
voci pro-sioniste nei media francesi. La lista Euro-Palestina ha
fallito proprio perchè ha voluto limitarsi al quadro molto ristretto
del problema palestinese. Se questa lista avesse richiesto la de-
sionizzazione della Francia, la quale implicava la rottura con la
Nato e gli Stati Uniti; se i rappresentanti di questa lista avessero
fatto appello al rovesciamento completo del programma sionista,
avrebbero avuto un enorme quantità di voti.

Silvia Cattori: Lei contesta forse l'esistenza dei campi di
sterminio nazisti? Contesta l'ampiezza del genocidio ebraico, come
pretendono i suoi detrattori?

Israel Shamir: Non so nulla riguardo a tutto questo dibattito sul
negazionismo. Non riesco nemmeno a capire perchè i francesi si
eccitino tanto riguardo alla seconda guerra mondiale, che è finita
da tanto tempo. Ma visto che lei mi pone la domanda, voglio
rispondere. Contesto il discorso centrato sull'olocausto, e non i
fatti che lo riguardano. I fatti prendono un significato preciso nel
momento in cui vengono inseriti in un discorso. Il discorso centrato
sull'olocausto è legato all'idea che la vita e la morte di un ebreo
sono più importanti di quelle di un goy[1][1]. Per me l'olocausto
non è peggiore degli altri crimini di guerra: Hiroshima, Dresda,
Leningrado affamata. E' una parte delle cose orribili che sono
successe tra il 1939 e il 1945. Rigetto un significato religioso o
storico particolare dell'olocausto. Per me, si tratta di una
costruzione ideologica che entra in competizione con altri discorsi
più ugualitari, a proposito della guerra.

Silvia Cattori: Il paradosso non è forse che le accuse di
negazionismo contro di lei non provengono solo da istituzioni
ebraiche di estrema destra, ma anche da militanti di sinistra?

Israel Shamir: E' evidente che il nostro nemico infiltra la destra e
anche la sinistra ovunque, come possiamo vedere. L'infiltrazione è
un tipo di gioco politico, è una tattica classica. I maoisti
infiltrano les strutture della socialdemocrazia, con il successo che
sappiamo. La "Dirigenza Ebraica" [una formazione estremista
israeliana] è riuscita a infiltrare il Likud, e l'ha fatto così bene
che Sharon ha perso la sua maggioranza. L'infiltrazione a sinistra è
massiccia. Ma vale la stessa cosa per la destra. L'infiltrazione, è
un procedimento vecchio come il mondo.

Silvia Cattori: Allora il fatto che Amnesty International, dal 2002
al 2004, si sia tenuta in disparte mentre Israele conduceva
operazioni militari senza precedenti contro civili, è forse il segno
che questa organizzazione sarebbe sotto l'influenza (del sionismo,
ndt)?

Israel Shamir: Amnesty International non è altro che un'arma in più
nelle mani dei nostri nemici. Se esaminate le liste dei prigionieri
politici, non troverete nessun prigioniero politico rinchiuso in una
prigione israeliana. Troverete sul mio sito ouèbe degli articoli
interessanti a questo riguardo, sotto la voce: "Abbasso i diritti
dell'uomo". Hanno rifiutato di riconoscere nella persona di Vanunu
un prigioniero politico, un obiettore di coscienza! Fanno ciò che
gli Stati Uniti e Israele gli dicono di fare. Sono infiltrati a tal
punto che, praticamente, non si può più fare nulla per liberarli da
questa infiltrazione. Francis Boyle, un uomo di valore, amico della
Palestina, un giurista internazionale, ha scritto su questo
argomento. E' con lui che si deve discutere di questo problema che
riguarda particolarmente Amnesty International.

Mettere fine all'apartheid in Israele/Palestina
Silvia Cattori: Passiamo alla resistenza del popolo palestinese. In
Occidente si presenta Hamas come un movimento terrorista, il cui
progetto, inserito nel suo programma, è di "uccidere tutti gli
ebrei". Qual'è la sua opinione al riguardo?

Israel Shamir: Hamas non vuole massacrare "tutti gli ebrei"; questa
è un'invenzione del nemico! Io non l'ho mai letto da nessuna parte,
non ho mai incontrato nessuno che avrebbe scritto, nè perfino
pensato, una cosa del genere. Ma noi dobbiamo essere consapevoli che
i propositi possono talvolta superare il pensiero di chiunque.
Voltaire ha scritto che l'umanità non sarà felice se non dopo che
l'ultimo re sarà stato impiccato con le budella dell'ultimo prete;
dobbiamo allora aver paura di Voltaire e rifiutare di prenderlo in
considerazione? Uccidere tutti i preti non è meglio di uccidere
tutti gli ebrei! Voltaire non voleva uccidere nessuno: le persone
esagerano, talvolta, per attirare l'attenzione. Non bisogna prendere
tutti i propositi sul serio!

Silvia Cattori: L'idea del boicottaggio, soprattutto accademico,
contro Israele, sta facendo strada in Europa. Lei pensa che il
boicottaggio, tanto efficace contro il regime di apartheid del Sud
Africa, possa esserlo altrettanto contro l'apartheid che Israele
impone agli arabi?

Israel Shamir: Non dico di no. Ma è essenziale, in Francia,
boicottare ugualmente le persone che appoggiano Israele. E'
importante combattere i personaggi che hanno un'influenza sulla
politica e l'informazione, quali Alain Finkielkraut, Roger Cukierman
o Alexandre Adler. Questa è la priorità delle priorità, qui, in
Francia. Costoro sono importanti sostegni di Israele, influenzano
l'opinione pubblica e quindi le scelte politiche dei vostri governi.
Finchè non avrete emarginato questo genere di "messaggeri" che, nei
media o in seno ai governi, hanno i mezzi di rendere inefficace
tutto ciò che voi fate, voi non siete sulla buona strada. In Africa
del Sud, il boicottaggio è stato efficace perchè il potere sud
africano non aveva sostegno all'esterno! Vi dovete battere in ogni
paese, nel vostro e negli altri. Alain Finkielkraut, Alexandre
Adler, Bernard Kouchner, Bernard Henry Levy e consorti, stanno
portando la Francia a sottomettersi agli Stati Uniti, a diventare un
paese colonizzato.

Silvia Cattori: Dunque, la sua idea è che, nè i movimenti di
solidarietà, nè i negoziati porteranno mai a dei risultati
fintantochè il mondo politico-mediatico in Occidente resterà sotto
l'influenza di quelle persone che collaborano, in un modo o
nell'altro, con l'occupante israeliano ed il suo alleato americano?

Israel Shamir: Dovete sapere che in seno ai movimenti di
solidarietà, c'è un problema reale. Ci sono persone che controllano
e frenano i militanti ben intenzionati, per portarli verso falsi
dibattiti, per indebolire i movimenti che vogliono combattere
Israele.

Silvia Cattori: Se ho capito bene, lei sta dicendo che la condizione
dei palestinesi continuerà a peggiorare fintantochè coloro che
difendono la loro causa non combatteranno i pro-israeliani che, nei
loro rispettivi paesi, si attivano, a diversi livelli, per bloccare
qualsiasi iniziativa che non servirebbe gli interessi di Israele?

Israel Shamir: Andare in Palestina, è utile, per i giovani, perchè
questo permette loro di vedere gente buona, coraggiosa, di scoprire
una realtà sconosciuta, di parlarne, al loro ritorno, senza aver
paura. Anche ciò può aiutare i giovani stranieri a rompere dei tabù.
Ma non porta alla salvezza. In realtà, la lotta, per ognuno di noi,
deve essere condotta là dove si vive. Si deve anche aver coscienza,
naturalmente, delle interconnessioni tra i fenomeni.

Silvia Cattori: E, lei, è col suo lavoro di scrittore che resiste
contro la guerra coloniale del suo paese?

Israel Shamir: Ogni arma, in mano al soldato, è diretta contro il
nemico; e io sono un'arma. La spada non si cura del soldato; la
spada è fatta per rendere il più efficace possibile il braccio del
soldato, perchè possa colpire il nemico. I palestinesi sono del
tutto capaci di piantare gli ulivi. Non hanno bisogno del mio aiuto.
Certo, sarebbe cosa buona e bella, per la mia anima (e la mia buona
coscienza), aiutarli. Ma essi hanno molto più bisogno di armi che
permettano loro di combattere. Nelle loro mani io sono quell'arma!

Silvia Cattori: Persone impegnate come Uri Avnery o Michel
Warshawsky, per esempio, non vengono attaccati dai militanti del
loro proprio campo, come è attaccato lei. Perché?

Israel Shamir: I "sionisti soft", o i sionoidi, non sono i miei
nemici. Ma, secondo me, queste persone sono una perdita di tempo.
Vogliono avere una coscienza pulita, facendo filantropia. Io,
invece, voglio vincere; voglio smantellare l'apartheid, voglio che
ci sia uno stato ugualitario in Terra Santa, voglio mostrare alla
gente la strada che permetta loro di andare nella giusta direzione.

Silvia Cattori: Ma ... lei, non dice forse la stessa cosa di
costoro, con altre parole?

Israel Shamir: Non diciamo la stessa cosa. Essi criticano la
politica israeliana, ma giustificano l'esistenza dello stato di
Israele così come è stato costruito. Affermano che gli ebrei del
mondo intero hanno il diritto di venire in Israele, ma nello stesso
tempo, sostengono quegli accordi che di fatto rifiutano il diritto
dei rifugiati palestinesi cacciati dalle loro case di rientrare nel
paese a cui appartengono, in Israele/Palestina. Si tratta di
discriminazione razziale pura e semplice.

Silvia Cattori: Quando lei raccomanda uno stato in cui israeliani e
palestinesi vivano insieme - laddove il campo dei "moderati"
sostiene la posizione "due popoli, due stati" - non crede che la sua
posizione sia totalmente utopistica?

Israel Shamir: In Francia, gli ebrei hanno ottenuto l'uguaglianza
dei diritti duecento anni fa! In quell'epoca, ciò sembrava
totalmente utopistico! Dire che "vincere Israele è totalmente
utopistico" ecco un'affermazione veramente razzista!

Silvia Cattori: Sappiamo che la stragrande maggioranza degli
israeliani collaborano con la politica di oppressione del loro
governo, in questa situazione quale cambiamento si può sperare?

Israel Shamir: Quello che conta, è avere una visione chiara, sapere
ciò che si vuole, essere in buoni termini con gli altri, per quanto
ciò è possibile, uniti, al di là delle spaccature, contro i vostri
nemici. Allora si hanno buone possibilità di vincere. In
Inghilterra, fino agli anni Venti, il paese era diretto da persone
che si erano formate ad un'unica e sola scuola: quella di Eton.
Quante persone avevano potuto studiare a Eton? Certo non delle
migliaia. Tuttavia sono riuscite ad assicurarsi il controllo totale
dell'Inghilterra.

Silvia Cattori: Durante la cena annuale del CRIF (Conseil
représentatif des institutions juives de France), il suo presidente
ha criticato la politica estera della Francia in presenza di 18
ministri, senza suscitare la loro reazione. Come spiega lei un
simile atteggiamento di sottomissione?

Israel Shamir: Ecco la mia spiegazione: Le élites della Francia,
come tutte le élites dei paesi europei, credono fermamente
nell'esistenza di un enorme potere ebraico. Ed è proprio questa
credenza che dà l'esistenza a questo potere. Per cui, evidentemente,
la cosa migliore sarebbe che coloro che appartengono alle élites si
sentano dire da parte vostra, o da chiunque altro: "Sapete gli ebrei
non sono al potere, non è vero che dirigono il mondo".

Silvia Cattori: Lei è ottimista riguardo alle possibilità di pace in
Palestina?

Israel Shamir: Per quanto riguarda la Palestina, sono totalmente
pessimista. Ma sono ottimista a lungo termine, perchè sono persuaso
che i palestinesi alla fine vinceranno. Tuttavia non ci si deve
aspettare nulla di buono dal regime di Abu Mazen: tutti questi
piccoli passi, per me, sono totalmente privi di senso: non portano
da nessuna parte.

Silvia Cattori: Cosa si può suggerire alle persone che vogliono
agire a favore dei diritti del popolo palestinese, senza perdersi
più in azioni sterili?

Israel Shamir: In ogni paese, ovunque ci troviamo, dobbiamo fare
uscire allo scoperto i rappresentanti dei nostri nemici; a qualunque
livello si trovino, dobbiamo far in modo che non se la cavino a buon
conto.

Silvia Cattori: Ma concretamente chi sono questi "rappresentanti dei
nostri nemici"?

Israel Shamir: In Svizzera, o in Francia, i loro rappresentanti sono
tutti coloro che sostengono gli intrighi americano-israeliani.
Sharon, indubbiamente, aiuta a unire chi lotta: parlare (male...) di
Sharon, va bene. Ma Shimon Peres non è assolutamente migliore di
Ariel Sharon. Nei vostri rispettivi paesi, dovete sostenere tutti
coloro che lottano sinceramente contro l'impegno a fianco degli
Stati Uniti, di Israele e del neoliberalismo. Fate in modo che
l'America sia quanto più isolata è possibile. E poi, secondo il mio
umile parere, dovete sforzarvi di stabilire rapporti con le forze
positive in Medioriente, ed anche in Russia. Questo paese, che nel
passato fu amico di tutti i popoli onesti, oggi si trova ad un
bivio. La Russia è molto importante, è necessario stabilire legami
con essa.

Silvia Cattori: Ma come stabilire legami con tutte queste forze
disperse?

Israel Shamir: E' per questo che sono qui. Siamo come farfalle;
passiamo da fiore a fiore, portiamo la buona novella. Lo spirito non
è morto; la gente è sempre viva! In Russia, hanno costruito delle
armi magnifiche per vincere il nemico: alcuni buoni libri da
tradurre e diffondere. Non solo la nostra generazione, ma la
generazione precedente, che è stata particolarmente ispirata da
quello che è stato fatto in Russia. E tuttavia la Russia può sempre
essere la motrice. Dobbiamo aiutare questo motore, i motori delle
coscienze e delle opinioni hanno bisogno di essere aiutati. Chi può
mai saperlo? Potrebbero forse trarci fuori dalle difficoltà e
permetterci di andare avanti.