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Oligopoly Inc. 2005

di redazione ECplanet - 29/12/2005

Fonte: ecplanet.com

 


Al sesto WTO (Organizzazione del Commercio Mondiale) ministeriale di Honk Kong, il governo mondiale tenta di barcamenarsi tra le tante, spinose, questione inerenti le politiche commerciali prossime venture. Ciò che appare come compra-vendita tra paesi è in realtà una ri-distribuzione del capitale tra sussidiari di una unica corporazione multinazionale: Olygopoly Inc. 2005.

La concentrazione non riguarda solo le risorse alimentari - il cibo e l'agricoltura - ma tutto ciò relativo ai prodotti e ai processi della vita. Le 10 maggiori compagnie al mondo di sementi hanno esteso il loro controllo da 1/3 a metà del commercio globale; le 10 maggiori compagnie al mondo di biotech controllano 3/4 delle vendite mondiali; le 10 maggiori compagnie farmaceutiche al mondo controllano quasi il 59% del mercato totale.

Differenti attori, partecipi di una medesima trama.

Hope Shand, direttore della ricerca dell'ETC Group, osserva: “Il potere corporativo è aumentato drammaticamente. Quello a cui stiamo assistendo è una sempre maggiore concentrazione del controllo su tutti gli aspetti della vita (biopolitica, ndr)”. Una lotta sotterranea si stà combattendo anche sulla “nano-scala”, per giungere a controllare i blocchi della vita fondamentali (gli atomi). Gli investimenti corporativi nel settore della nanotecnologia e della biologia sintetica sono volti alla conquista del controllo ultimo della materia.

Pat Mooney, direttore esecutivo dell'ETC Group, la vede così: “Mentre la concentrazione corporativa di capitali domina il mercato delle merci, la concentrazione delle proprietà delle nuove tecnologie nei vari settori industriali mira ad un dominio biopolitico totalitario. Il messaggio che giunge da Hong Kong è chiaro”.

Secondo il rapporto dell'ETC Group, il potenziale impatto delle nuove nano-tecnologie sui mercati del centro-sud del mondo sancirà il definitivo superamento della tecnologia rispetto al commercio.

LIBERALIZZAZIONE SELVAGGIA

“Il commercio agricolo, ed una sua maggiore liberalizzazione, può sbloccare il potenziale del settore agricolo e promuovere una crescita a favore dei poveri, ma questi benefici non sono scontati”. Chi guadagnerà maggiormente da una liberalizzazione del commercio agricolo saranno i paesi industrializzati.

Considerato che la maggior parte delle persone povere vive nelle zone rurali e dipende dall'agricoltura per la propria sopravvivenza, la crescita del settore agricolo è cruciale per ridurre la povertà in modo sensibile. Ma perché la liberalizzazione del commercio vada a favore dei poveri, prima di aprire i loro mercati agricoli, è necessario realizzare infrastrutture ed istituzioni commerciali di sostegno, investimenti nella formazione del capitale umano e meccanismi di protezione del reddito per i settori sociali più vulnerabili.

 

“Le trattative dovrebbero avanzare non a beneficio di un gruppetto di Paesi, ma in favore di 120 nazioni che rappresentano i quattro quinti dell’umanità”: ha detto il ministro del Commercio indiano, Kamal Nath, nella quarta giornata del Vertice, “Se i nostri interessi non saranno interamente presi in considerazione non aderiremo ad alcun tipo di accordo” gli ha fatto eco il ministro dell’agricoltura dell'Isole Maurizio Arvi Boolell, a nome dei 56 Paesi membri del gruppo Africa-Caraibi-Pacifico (ACP) – legati da particolari accordi all’Unione Europea - in una giornata in cui il Sud del Mondo è sembrato parlare a una sola voce.

Cifre alla mano, Boolell, a nome dei Paesi ACP, ha insistito sulla totale mancanza di attenzione dei “Grandi” a tre prodotti-chiave del Sud del mondo: cotone, zucchero e banane. L'attuale posizione degli USA – che versano 4 miliardi di sovvenzioni ai loro produttori – costa agli agricoltori africani 450 milioni di euro all'anno e minaccia la vita di 15 milioni di persone.

Un altro gruppo dei Paesi del Sud del mondo – tra cui Brasile, India e Zambia, componenti del cosiddetto ‘G20’ – hanno fatto fronte comune, sollecitando soprattutto Europa e USA ad affrontare la questione dell’accesso ai mercati, dei sussidi agricoli e ad alcune esportazioni. Sulla questione alimentare è tornato anche John Powell, direttore generale del Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) dell'ONU: “È scandaloso e vergognoso che 18.000 bambini muoiano di fame al giorno e che la morte di ognuno di loro possa essere evitata”. Questa notizia è stata diffusa dal periodico ETC Group.