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La guerra dei semi. L’arca dei vegetali distrutta dalla rivalità tra due professori

di Monica Perosino - 18/01/2008

L’Istituto del Germoplasma è uno dei 47 organi di ricerca del Cnr che operano nel settore dell’agricoltura, con l’obiettivo di salvaguardare e conservare le risorse genetiche vegetali di interesse per l’agricoltura italiana e mediterranea. Pietro Perrino è stato direttore dell’Istituto fino al 2003. A Bari era custodito un tesoro. Ottantamila semi di piante in via d’estinzione raccolti in tutto il mondo e gelosamente conservati nelle celle refrigerate dell’Istituto di Germoplasma dal 1969. Era la culla della biodiversità mondiale e del suo patrimonio genetico. Ora il tesoro di Bari non esiste più. O quasi. Il 40% dei semi è morto, gli altri che restano sono moribondi.

La causa materiale della strage sarebbe il calore: per un anno le celle hanno mantenuto una temperatura di 20°, 40 in più del dovuto. Fine dei semi. Inizio dell’inchiesta della procura di Bari per capire di chi sia la responsabilità.

Dietro lo sterminio del patrimonio vegetale italiano, come sempre, pare ci sia una lotta tutta umana. L’ultimo atto dello scontro, qualche giorno fa, è la richiesta di rinvio a giudizio dell’attuale direttore dell’Istituto barese del Cnr, Luigi Monti, che dovrà rispondere di abuso d’ufficio continuato ai danni di Pietro Perrino, uno dei fondatori ed ex direttore della Banca del Germoplasma fino al 2002, quando viene accorpata a altri quattro istituti del Cnr e diventa Istituto di Genetica Vegetale. È allora che inizia la battaglia, a suon di carte bollate, esposti, ripicche, serrature cambiate e celle frigo abbandonate a se stesse.

Nel 2004, sollecitato a più riprese, il Cnr nomina un commissario ad acta che controlli la conservazione dei semi e plachi il conflitto interno. Ma non basta. Le celle frigo e gli impianti non vengono riparate ad arte, almeno secondo la procura di Bari, che decide di mettere tutto sotto sequestro e nomina Pietro Perrino custode giudiziario. Il freddo, per i semi, è vitale. Se gli impianti non funzionano, anche per brevi periodi, l’escursione termica può danneggiarli irrimediabilmente.

Ora i due contendenti affrontano un nuovo testa a testa. Da una parte Perrino, a difendere i «suoi» semi e 40 anni di lavoro, dall’altra il nuovo direttore, convinto che il ricercatore voglia solo prendere il suo posto e si opponga al passaggio di consegne.

Secondo i pm, Monti avrebbe tentato di prendersi i meriti di Perrino «rubandogli» alcuni progetti, di esautorarlo, di allontanare un suo collaboratore tecnico e, soprattutto, avrebbe «omesso di intervenire per pagare le opere indispensabili al riattamento del sistema del freddo nelle camere del germoplasma». Con un conseguente danno al patrimonio del Cnr e dello Stato. L’avvocato dell’accusato Monti, Giuseppe Spagnolo, non ha dubbi: si tratterebbe di un complotto senza fondamento, un «tentativo di nascondere irregolarità di conservazione dei semi con azioni di ostruzionismo».

Intanto, sotto sequestro da luglio, le celle hanno ripreso a funzionare, mentre la magistratura ha disposto una consulenza tecnica per capire quanto germoplasma sia stato danneggiato e perché.

Sarà un lavoro lunghissimo, un’analisi che impegnerà i periti per almeno un anno. Di sicuro c’è che parte del materiale è irrimediabilmente perduto: cereali, legumi e ortaggi che in natura non esistono più da anni, neanche nei sistemi agricoli più arretrati, raccolti ai quattro angoli della Terra. Il destino resta incerto per gli 80 mila campioni raccolti in tutto il mondo (13 mila solo dall’area mediterranea) che facevano della Banca Genetica di Bari la più ricca d’Europa. Con buona pace della biodiversità.