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Confessioni di un sicario dell'economia

di Luigi Grassia - 08/01/2006

Fonte: lastampa.it

Così l’America tiene schiavo il Terzo Mondo  
 
Provate a riandare con la memoria ai giorni successivi all’11 settembre 2001: sugli schermi tv scorrevano facce di americani smarriti, angosciati nel chiedersi «ma che cosa abbiamo mai fatto per meritarci tanto odio?». Dopo di allora centinaia di libri hanno provato a rispondere a questa domanda. Opere di giornalisti o di accademici, in qualche caso persino di ex agenti della Cia; forse è un esempio unico quello dell’economista John Perkins che nell’autobiografia Confessioni di un sicario dell’economia (Minimum Fax) racconta di come per quarant’anni egli abbia lavorato per il governo americano con l’esplicita missione di rovinare i Paesi del Terzo mondo e renderli dipendenti da Washington. Non solo: in squadra con altri americani Perkins sostiene di avere fomentato l’integralismo per destabilizzare e tenere in ostaggio i governi dei Paesi islamici (tutti i governi: amici o nemici che fossero) e finanziato Osama bin Laden non solo ai tempi dell’invasione sovietica in Afghanistan ma anche quando ormai la deriva anti-occidentale e terrorista del suo movimento era evidente. Un gioco da apprendisti stregoni esploso, appunto, in quel fatale 11 settembre. Sgombriamo il terreno da un dubbio: Perkins non è un ciarlatano. Ha un background di top manager e di economista. 

Negli Anni 60 venne formato dalla National Security Agency (uno dei servizi segreti Usa) alla professione di «Economic Hit Man», cioè sicario economico, chiamato proprio così negli ambienti di Washington, e poi assunto da una società parapubblica di costruzioni e di consulenza che gestiva contratti multimiliardari di sviluppo destinati ai Paesi poveri e promossi dal Tesoro americano, dall’Fmi e dalla Banca mondiale. Scopo di questi programmi: fare in modo che 1) le imprese americane coinvolte venissero pagate con gli interessi e che 2) i Paesi in questione sprofondassero poi in una spirale di debiti che li rendesse per sempre schiavi. Stando a quanto racconta Perkins, il capolavoro suo e della sua squadra è stato il «Grande Riciclaggio» dei petrodollari sauditi (altra espressione che pare sia d’uso a Washington), che però ha finito per avvolgere gli Stati Uniti in un viluppo di corruzione e relazioni pericolose. L’ex sicario dell’economia attribuisce pesanti responsabilità dirette a Bush padre e figlio, ma avverte: anche i democratici sono complici di lunga data, non basterà un’elezione a cambiare le cose.