Le ventenni e il femminismo: integrazione o parità tra i sessi?
di M.N.M. - 10/03/2008

Quello fu uno dei primi vagiti del femminismo, ma per le nuove generazioni è preistoria. Dice Lisa Rosso, 26enne padovana e leader delle «Big Babol», ideatrici di un blog «rosa»: «Noi abbiamo sempre battaglie da combattere. Siamo svantaggiate sul lavoro, i posti di potere sono esclusiva degli uomini, che ogni tanto ce ne cedono qualcuno, e in politica siamo poche. Anche la bellezza è un fattore discriminante: siamo giudicate in base all’aspetto fisico, all’abbigliamento, alla vita sessuale. Se sei libera sei una da poco, se a 40 anni sei single sei una zitella che nessuno vuole. E l’aborto?
Di tutt’altro avviso Elisabetta Bilei, scrittrice mestrina 21enne e «pupilla» di Federico Moccia: «E’ indispensabile scendere in piazza per tutelare diritti vecchi e nuovi. Oggi il maggior pericolo è non riuscire a consentire alla donna di affermarsi professionalmente e avere anche una famiglia. O deve scegliere o è condannata a un doppio lavoro, difficilmente riconosciuto. Il femminismo esiste ancora ma è minacciato dalla competizione tra donne, portate a farsi la guerra per indole e per colpa degli uomini. E invece dovremmo unire le forze, per esempio per combattere il precariato dei giovani e tutelare
E’ preoccupata la scrittrice vicentina
E’ d’accordo Barbara Codogno, giornalista padovana di 35 anni: «Le donne sono agguerrite, anche se i modi di combattere sono cambiati. Usano ancora le piazze, ma come ultima ratio, prima ricorrono ai siti, ai forum, ai blog. Per fare gruppo usano la tecnologia e la scienza, abbattendo l’atavico pregiudizio che le vuole incapaci di gestirle. Chissà perchè ogni campagna elettorale si gioca sulla nostra pelle, anche se il potere non è donna. Mi fa schifo la demonizzazione di una legge, la 194, che non è un inno all’aborto bensì una forma di tutela importante della salute della donna. E poi ha abbassato del 30% le interruzioni di gravidanza. Ai politici dico: lasciate decidere le donne sul loro corpo, sulla loro vita sessuale, sulla maternità. Purtroppo però questo Paese lo guidano i maschi e la Chiesa».
E’ sfiduciata Melita Toniolo, ventenne modella trevigiana: «Non ho mai visto una donna titolare di un’agenzia e raramente di un’azienda. E non capisco il perchè. Ma quello che mi infastidisce di più è che in casa se non ci fossimo noi non esisterebbero pulizia e ordine. Sarebbe giusto concedere stipendio e pensione alle casalinghe, che lavorano per quattro. Io non scendo in piazza perchè non credo serva a cambiare le cose: non riusciamo a farlo nemmeno esercitando il diritto di voto. E questo mi fa perdere fiducia, nella politica e nella giustizia. I soli che possono farci voltare pagina sono i governanti».
Fuori dal coro Anna K. Valerio, padovana 28enne e direttrice delle «Librette» di Controra, collana della casa editrice «Ar» di Franco Freda. «La mia preoccupazione è che si perda il maschio, che lo si svuoti della sua identità — rivela Anna —. Io come donna non mi sento minacciata e non mi appassiono alle crociate pro divorzio e aborto, anche se rifuggo dal bigottismo universale. Sull’interruzione di gravidanza starei attenta a non confondere una pratica che si può evitare adottando precauzioni con l’aborto terapeutico, sacrosanto e da perfezionare. Guai a chi lo tocca. Però io mi batterei per i diritti del genere umano e non all’insegna del populismo e del moralismo ma per aspirare alla perfezione di sé. Mi piacciono l’uomo e la donna ben riusciti — prosegue Anna — ognuno con le proprie peculiarità e attitudini. Non è biologicamente naturale voler essere uguali. Sul lavoro il carrierismo ostinato e rabbioso nuoce alle donne e il castigo è l’assenza di maschi per cui sospirare ma anche la mortificazione dell’uomo, per il quale ho una fisiologica indulgenza. Io sono per l’integrazione non per la parità tra i sessi: il dovere del maschio è esercitare forza e decisione, quello della femmina è