L’esposizione, curata da Francesca Dini, mette per la prima volta a confronto il più celebre dei Macchiaioli con i più illustri tra gli artisti che raccolsero l’eredità innovatrice della Macchia per declinarne temi e aspirazioni in versione naturalistico – borghese, in sintonia con l’evoluzione della cultura francese ed europea.
Attraverso un percorso di 35 opere, per lo più di grandi dimensioni (alcune inedite e mai esposte prima) e in perfetta nuance con il parco di Villa Bardini, la mostra sottolinea quindi affinità, illumina diversità anche profonde, e ristabilisce così i giusti rapporti tra un caposcuola, che non fece mai nulla per esser tale, e suoi più giovani compagni d’arte, ovvero tra i protagonisti di una stagione pittorica bella e fuggitiva, in cui l’idealismo risorgimentale finì per affliggersi nelle delusioni post-unitarie e l’idea di un progresso incombente si venò rapidamente di sottili nostalgie. Undici capolavori di Fattori sono messi a confronto con splendidi dipinti di Francesco e Luigi Gioli, di Eugenio Cecconi, di Adolfo e Angiolo Tommasi, di Ruggero Panerai, di Guglielmo Micheli, di Egisto Ferroni, di Niccolò Cannicci, di Raffaello Sorbi.

FRANCESCO GIOLI, Primavera (1879), olio su tela, cm 50,5 x 132,5
A Fattori, definito da Oscar Ghiglia “Un grande pittore di tutta la natura” è dedicata la prima sezione della mostra, ove notissimi quadri quali “La marcatura dei cavalli in Maremma”, “La Raccolta del fieno in Maremma”, “Tombolo, cavalli in fuga”, “Viale Principe Amedeo”, rievocano per sommi esempi la longeva e innovativa parabola fattoriana, il rigore formale, la fedeltà ai principi del realismo, la profonda umiltà dell’artista nel porsi di fronte alle più semplici manifestazioni della natura. Le successive quattro sezioni (Pittura dei campi, Naturalismo ‘cortese’, La Maremma, La veduta urbana) individuano i temi comuni e più frequentati tanto da Fattori, quanto dai naturalisti: splendidi dipinti quali “La lacciaia” di Eugenio Cecconi”, “La primavera” di Francesco Gioli”, “Passeggiata in Piazza San Gallo” di Ruggero Panerai rappresentano la Toscana delle piccole grandi cose, dell’umile vita di ogni giorno, delle terre vergini e bellissime, del lavoro anonimo, delle strade e delle piazze animate, degli idilli agresti.