Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il boomerang dei diritti umani

Il boomerang dei diritti umani

di Carlo Lupo - 22/01/2006

Fonte: rinascita.info



Nel suo sedicesimo rapporto annuale, l’organizzazione Human Rights Watch (Hrw) accusa gli Stati Uniti e alcuni loro alleati di esaltare i diritti umani senza rispettarli.
Il rapporto sottolinea come tortura e altri tipi di abusi, compiuti dagli Stati Uniti nel corso dell’ultimo anno, abbiano sensibilmente diminuito la credibilità americana in tema di tutela dei diritti umani. L’Human Rights Watch sottolinea che tortura e maltrattamenti sono stati, nel 2005, parte consistente della strategia antiterroristica dell’amministrazione di Bush.
Kenneth Roth, direttore esecutivo dell’ambigua organizzazione statunitense per i diritti umani, in auge nell’era Clinton e da sempre in prima fila nella costruzione di prove che possano giustificare interventi armati da parte della superpotenza militare, come nel caso dei bombardamenti umanitari sulla popolazione civile serbe, si limita però a porre l’accento su quella che definisce “l’ipocrisia della politica americana” perché - afferma – “la lotta al terrorismo è legata alla causa dei diritti umani, ma l’uso di tecniche illecite è sbagliato e contro-produttivo”. Non è dunque l’aggressione militare contro il popolo iracheno a essere una violazione dei diritti umani, in quanto preparata da un punto di vista mediatico anche dalla stessa organizzazione, che nel rapporto continua ad accusare, e quindi a preparare il territorio per nuovi interventi militari, la Siria e la Corea del Nord, oltre chiaramente a puntare il dito contro la Russia e la Cina che userebbero “la guerra al terrorismo per attaccare i loro avversari politici”. Le parole strategiche di Human Rights Watch sono le stesse di sempre. Lo schema è quello consueto, quello già visto in Kosovo, e in Iraq.
La solita lezione di democrazia politicamente corretta sui diritti umani che, non ci sono dubbi, verrà raccolta in pieno dai democratici statunitensi, che hanno buone chances di riprendersi nel prossimo futuro la Casa Bianca. Il messaggio è chiaro: l’amministrazione Bush ha esagerato, rischiando di rompere il giocattolo delle violazioni dei diritti umani, dietro cui si nascondo interessi strategici ormai evidenti.
D’altronde, è proprio con Bill Clinton che la sedicente organizzazione umanitaria ha vissuto il suo periodo migliore, con tanto di premio Nobel nel 1997. E non a caso pare sia proprio la moglie dell’ex presidente democratico, Hillary Clinton, la prossima candidata alla presidenziali Usa, pronta a scontrarsi nientemeno che con Condoleeza Rice. Ed ecco che le (giuste) accuse contro i torturatori di casa propria assumono però un significato politico ben definito. Un significato palesemente prodemocratico e antirepubblicano.
Human Rights Watch si vanta di essere un’organizzazione superpartes e di non accettare fondi da associazioni governative, ma soltanto da privati e fondazioni. Rinascita, per motivi di spazio, elencherà di seguito soltanto qualcuno fra tali membri e finanziatori, tanto per dare un’idea su quanto sia labile l’indipendenza di tale organizzazione per i diritti umani. Il tema sarà, comunque, approfondito prossimamente sulle colonne di questo quotidiano.
Tanto per gradire il presidente di Hrw, Peter Osnos, è un uomo di quel campione di democrazia e ‘filantropo’ Gorge Soros e direttore esecutivo di Public Affairs. Soros è tra l’altro uno dei maggiori finanziatori di Human Right Watch. E ciò già sarebbe sufficiente a chiudere la pratica. Per comprendere quanto Hrw graviti intorno agli interessi democratici made in Usa, bastano - per ora - pochi nomi.
Fra i tanti ‘cervelloni’ attualmente o che erano fino a poco tempo fa in forza a Hrw, si può trovare ad esempio Henri Barkey, professore alla Leight University e sposato con Ellen Laipson… assistente speciale di un’altra campionessa democratica, nientemeno che Madeleine Albright.
E ancora: Kati Marton, ex presidente della Commissione sulla protezione dei giornalisti, anche se ‘stranamente’ tale ‘protezione’ non è stata estesa ai giornalisti uccisi dalla Nato nel corso dei bombardamenti sulla televisione serba. Kati Marton è famosa per i suoi cocktail party, in particolare le cronache rosa d’oltreoceano ne ricordano uno organizzato in nome di un altro bel campione dei diritti umani, il generale democratico Wesley Clark.
Last but not least, Kati Marton è la moglie di Richard C. Holbrooke, già plenipotenziario Usa nei Balcani, strenuo fautore della “guerra umanitaria” e poi ambasciatore all’Onu. Tanti, tanti altri ancora sarebbero degni di essere elencati su queste colonne. E sarà fatto. Tutti personaggi, questi, che avrebbero avuto un ruolo di rilievo alla Casa Bianca nel caso in cui John Kerry avesse vinto le scorse elezioni presidenziali.
Tanto per fugare ogni dubbio.