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Furio Colombo e la «Memoria» a senso unico

di Antonio Caracciolo - 19/06/2008

 


Cosa si intende qui per Israel Lobby?
«Una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga beneficio».
Ed in Italia come stanno le cose?
Stiamo cercando di scoprirlo!




1. Il risorgimentalismo sionista di Furio Colombo. –

In Furio Colombo ammiro la compostezza e pacatezza con cui espone tesi che suscitano invece in me una forte reazione intellettuale e morale. Evidentemente ciò è un indubbio segno della sua professionalità. Non si arriva alla sua invidiabile posizione comportandosi da scalmanati o da sfegatati sostenitori della causa di Israele, le cui ragioni Furio Colombo falsifica con grande signorilità. È da aggiungere che il giornalista e politico filoisraeliano non è del tutto ignaro delle tesi contrapposte, ma le spunta riducendole alla insignificanza. Anche questa è un segno della sua abilità. Come a dire: conosco i controargomenti, ma non valgono nulla. Valgono invece i miei, come ad esempio la tesi che il sionismo sarebbe nient’altro che il nostro Risorgimento. A questo punto si può porre sotto la categoria del Risorgimento anche lo sterminio degli amerindi. Quanto poi ai palestinesi la tesi di Furio Colombo è: se soffrono, la colpa è degli stati arabi che ne hanno fatto carne da macello, non avendo voluto riconoscere il diritto divino di Israele. Quanto poi all’ONU l’unica risoluzione cui si riconosca legittimità è quella più iniqua e discutibile: la spartizione della Palestina con la dichiarazione dei due Stati. Proviamo ad immaginare se anziché spartire la Palestina l’ONU avesse deciso di spartire l’Italia, destinando un suo territorio ai risorgimentalisti sionisti e facendo sloggiare, ad esempio i calabresi, per far posto ai “sopravvissuti” dell’Olocausto, una categoria storiografica quanto mai dubbia sulla quale non si puà neppure discutere per proibizione di legge. Di altri “sopravvissuti”, veri e certi, cioè quelli degli oltre 400 villaggi etnicamente ripuliti dai risorgimentalisti sionisti non ho finora trovato cenno in Colombo, ma sono sicuro di qualche sua elegante e composta capriola sull’argomento.

1. Il risorgimentalismo sionista di Furio Colombo. – Cliccando sul link si accede ad una registrazione di radio radicale di un convegno della regione Toscana in “onore” del 60° anniversario dello Stato di Israele. La manifestazione è sostanzialmente una presentazione di un libro di Furio Colombo sul “sogno” israeliano. La categoria del “sogno” è tipica della mentalità americana, essendo Colombo vissuto per parecchio tempo in America. Lì tutti hanno un “sogno” da realizzare o meno. Applicando questa categoria, anzi trapiantandola in Medio Oriente, Furio Colombo immagina il “sogno” dello Stato di Israele, destinato ed essere in eterno un “brutto sogno” per quei palestinesi che ne hanno fatto le spese. Stavo giusto riflettendo in questi giorni come un evento storico, più o meno idealizzato e mitizzato, possa diventare una religione, ed anche una grande religione. Il cristianesimo, incentrato sulla figura del Cristo, di cui è perfino dubbia la storicità e soprattutto sul Ritorno e la Rededenzione, è diventata la grande religione che sappiamo. Le stesse considerazioni si possono applicare al cosiddetto Olocausto, la cui religio è diventa titolo di risarcimento per una colpa ed un danno su cui vi è divieto di discussione e ricerca storica. Proseguendo di questo passo non vedo perché la Nakba non possa diventa un evento storico-religioso-politico tale da unificare tutto il mondo arabo-musulmano che si oppone all’espansione dell’imperialismo americano, diversa da quelli precedenti a carettere prevalentemente territoriale ed invece consistente in un numero crescente di “basi” note e segrete sparse in tutto il mondo. In Italia ne abbiamo oltre un centinaio. In Germania vi è una brutta storia. In Medio Oriente si vuole incominciare, ma fortunamente qualcuno resiste ed insegna a resistere a quanti come noi hanno ormai perso tutta la loro dignità ed ogni senso di indipendenza e libertà, anche se si sprecano parole come libertà, democrazia, diritti umani, giustizia, e simile baggianate prive di contenuto.

Ho appena sfogliato il libro di Colombo nella Libreria Feltrinelli sotto casa. Ne hanno due copie. Costa 10 euro per 120 pagine circa. Lo comprerò alla prossima uscita. Ne farò poi una critica testuale, riga per riga, pagina per pagina, nella sezione “letteratura sionista” di questo blog. Non dubbio che il libro vi rientri a pieno titolo ed ha certamente una consistenza di gran lunga maggiore della irritante superficialità e pochezza dei libri di Fiamma Nirensten, che è tuttavia un personaggio significativo e rappresentativo del sionismo italiano, dove “italiano” non ha nulla a che vedere con l’Italia se non per il fatto che tutti questi personaggio operano in Italia, esercitando non poco terrorismo ideologico verso gli italiani di diverso avviso, che tornano nuovamente ad essere oppressi come lo sono stati pressoche in tutti i secoli della loro storia. Paradossalmente forse il periodo in cui sono stati più liberi è stato il fascismo. Lo so che è una provocazione, ma non intendo ora soffermarmi si questo aspetto.

Invece, intendo dare una breve anticipazione di quella che sarà una mia critica al libro di Furio Colombo, il quale ha una sua tecnica piuttosto singolare. Gioca di anticipo sulle tesi degli avversari che da persona colta non ignora: l’ignoranza non ha mai fatto bene a nessuno e non è un valore in sè positivo, anche se è preferibile l’ignoranza alla menzogna inculcata dai nostri mass media e dalla politica culturale seguita alla cosiddetta Liberazione. Più facile apprendere cose nuove che non liberarsi dalle menzogne inculcate per sedimentazioni successive con concorso di istituzioni politiche, scolastiche, educative ed intellettuali-giornalisti alla Furio Colombo. Dicevo gioca di anticipo. Cosa intendo? Richiama brevemente e minimalisticamente le tesi avversarie senza farne una seria trattazione e confutazione. Lascia invece intendere ad un pubblico già orientato che si tratta poco più di sciocchezze. La Nakba? Macché. Tutta colpa degli arabi, ignorando le ben diverse e fondate argomentazioni di un Ilàn Pappe. E così via.

Mi soffermo un attimo sull’idea di Risorgimento non facendo una ricerca erudita su un argomento sterminato, ma richiamando ciò che ognuno di noi ha appreso nelle scuole elementari, cioè nella scuola dell’obbligo che ogni italiano dovrebbe aver fatto. Attraverso questa nozione si è costituita buona parte dell'identità politica degli italiani, fino a quando non è giunto Bossi a far perdere a non pochi il gusto di dirsi e sentirsi italiani. Basta qui ricordare l’uso che i leghisti intendono fare della bandiera italiana e la fortunata depenalizzazione del vilipendio alla bandiera di uno stato. Chi vuole manifestare così il suo dissenso, potrà continuare a bruciare bandiere israeliane ed americane, pagando una multa ma non rischiando sanzioni penali, che sarebbero toccate a Bossi se avesse dovuto pagare per le offese alla bandiera italiana. Una legge ad personam nella sua origine, ma estensibile ora ad ognuno per la generalità che è propria di una legge.

Ciò che distingue il nostro concetto di Risorgimento da quello spurio del sionismo è il fatto che l’Italia “risorge” da secoli di dominazione straniera sul suo territorio. Gli italiani erano autoctoni dei loro territori. I “sionisti” son gente venuti dal mare, sbarcando su una terra abitata, appunto dai palestinesi. Fin dall’inizio il disegno politico è di “ripulire” il territorio dai suoi indigeni, veri abitanti del loro territorio, cui nelle trasformazioni politiche conseguenti alla distruzione colonialista dell’Impero Ottomano poteva competere l’idea di Risorgimento. È probabile che il sionismo abbia attinto alla Bibbia, dove si parla di distruzione dei Cananei. Sono pagine terribili assolutamente indegne di un testo religioso. Le abbiamo lette tutti quanto basta per rigettarle nella loro lettere e nel loro spirito. Gli ebrei possono cibarsi spiritualmente dei loro testi religiosi, ma non possono pretendere da noi che quei testi diventino la nostra cultura e la nostra identità. Lì “noi” non siamo. Ci stia pure Fiamma Nirenstein e magari anche Furio Colombo e quanti altri lo vogliono. Ma in un mondo diviso è lecito ad ognuno scegliere la sua parte politica e la sua appartenenza, anche con qualche sacrificio e qualche rischio.

È dunque, a mio avviso, un’autentica impostura tentare di legittimare un’impresa coloniale e razzista quale è il sionismo attraverso la nostra idea di Risorgimento. Io credo che ogni italiano che si senta ancora tale debba insorgere contro una simile strumentalizzazione e falsificazione della storia. Su Fini non vi è da contarci da quando si è lasciato incantare dalle sirene del potere. Credo che buona parte, se non la totalità, della classe politica italiana si sia pienamente assuefatta all’idea di essere una provincia dell’impero americano. La loro permanenza al potere è possibile in quanto restino ubbidienti all’Impero. Ed ecco qui un’altra giuggiola di Furio Colombo. Insiste nel non voler intendere le parole di Ahmadinejad per quel che dicono e trova altamente scandaloso che si voglia “cancellare” uno stato che fa parte dell’Onu, quasi che questo genere di cancellazioni non siano all’ordine del giorno da parte del centro dell’Impero. Basta che a Washington bollino uno stato come “canaglia” per decretarne la fine. La nozione di terrorista non ha altro significato che l’inclusione unilaterale in un’apposita lista decisa non dall’ONU, ma dagli USA e subito ratificate da ministri alla Frattini. Per non parlare poi della diffusa pratica dei “colpi di stato”, dove la nozione di democrazia viene coniugata con il necessario requisito del gradiment statunitense, subito ratificato dai servili stati europei, che forse hanno qualche inconscio senso di colpa non per l’«Olocausto» o la Shoa, ma per quella indubbia capacità di resistenza che gli asiatici sanno dare a fronte di europei che godono del loro servilismo. A chi si è piegato è di disturbo la vista di chi conserva la schiena dritta e preferisce la morte al piegare la schiena. Mentre sono largamente fasulli i martiri cristiani, risultano tragicamente veri ed inquietanti la lista dei kamikaze che in mancanza di altre armi trasformano il loro corpo in un’arma micidiale per se stessi e per gli altri. Abbiamo avuto un solo caso nella nostra storia risorgimentale: Pietro Micca. Ci hanno insegnato che era un eroe. Lo stesso metro di giudizio non vale per i “terroristi”, il cui gesto eroico e la cui memoria viene infangata non senza un certo imbarazzo, giacchè i redattori dei telegiornali non possono nascondere la tragica evidenza di chi esprime il suo pensiero politico con il sacrificio della sua vita.

Splendida l’efficacia delle politica antisraeliana di Ahmadinejad. Il non riconoscimento da parte araba dello Stato di Israele è di gran lunga più efficace di qualsiasi bomba atomica. L’assurdità delle menzogne di questi giorni sull’atomica iraniana destinata a distruggere Israele dovrebbe spiegare come la potenza distruttiva di questo ordigno di morte – finora usato solo dagli Usa a Hiroshima e Nagasaki – potrebbe fermarsi davanti a campi profughi è palestinesi. La bomba atomica non si ferma ai confini. Pertanto, l’atomica iraniana dovrebbe essere tale da distinguere gli israliani dai palestinesi. Qualcosa di simile esiste nella Bibbia. Il dio paesano Jahvè disse ai suoi di segnare le loro porte con il sangue perché nella notte sarebbe passato uccidendo soltanti i primogeniti degli egiziani, salvando i loro. Una sorta di semaforo rosso dell’antichità, non essendo Jahvè nella sua onniscenza capace di sapere chi abitava nelle singole case. In fondo, la pulizia etnica degli oltre 400 villaggi palestinesi può vantare questo autorevole precedente religioso.

Non venendo rigorosamente riconosciuto Israele da tutto il mondo arabo compato ai sionisti israeliani non resta altro che il riconoscimento di Furio Colombo, il quale ha una sua strategia europea. Secondo lui gli stati europei dovrebbe dividersi il lavoro e lavorarsi ognuno ai fianchi un gruppo di stati arabi per costringerli con i mezzi della diplomazia e con ogni altro mezzo, più o meno pulito, di pressione a riconoscere lo stato di Israele, che può soltanto sulle armi statunitensi e sull’interesse dell’Impero ad avere una testa di ponte, un avamposto per la penetrazione in tutto il Medio Oriente, sede delle principali risorse petrolifere, di cui qualche goccia potrebbe venir destinata agli ubbidienti vassalli europei. Questa strategia suggerita da Furio Colombo per l’Europa, che fra le tante colpe ha ora quelle di non adoprarsi nel senso auspicato da Colombo, è cosa che fa riflettere. Sarò grato a quel mio lettore che riuscirà a trovarmi un passo testuale dello storico Mommsen che ho ascoltato in una citazione fatta da altri in un interessante convegno di cui devo aver già detto altrove. Lo storico Mommsen indicava il ruolo degli ebrei nella compagine del mondo romano come un lievito dissolvitore della mirabile unità politica del mondo romano. Pare che questo giudizio di Mommsen abbia contribuito ad alimentare l’antisemitismo della prima metà del Novecento. Riflettendo sulle indicazioni politiche di Furio Colombo nonché sulla sua attività parlamentare viene da pensare che dopo il 1945 come conseguente di eventi noti tutta l’Europa sia stata obbligata all’ebraizzazione quasi come una sorta di pena di contrappasso. E come se ciò non bastasse nella visione di Colombi i singoli stati europei dovrebbero contribuire anche alla ebraizzazione del mondo islamico, favorendo la rottura della loro unità politica nei confronti di Israele. Davvero una grande visione degna di un grande pensatore che ama il suo paese, che però non si capisce quale sia propriamente, se l’Italia o Israele. Ogni cittadino che non sia organico alla Casta, italiana o europea, si chiede perché mai non instaurare relazioni pacifiche con il 99,2 per cento del mondo arabo-musulmano e considerare il restante 0,2 per cento di territorio e popolazione un mero problema interno di quell’area geopolitica. L’Olocausto? Ma che c’entra? Non è questo un capitolo della storia europea che in nessun modo può riguardare l’Islam?

Insomma, Furio Colombo con la sua aria signorile e dimessa assolutamente non ci convince e ci da invece forte la sensazione di uno che con eleganza e dolcezza vuol prenderci per i fondelli. Ma con altrettanta eleganza e dolcezza rispediamo al mittente le inaccettabili tesi politiche, storcihe, culturali, religiose. Chiamamente noi non stiamo in parlamento, nella Commissione esteri ed in tutti quei luoghi dove si prendono decisioni sulla nostra testa spacciandole per democrazia. Noi diciamo: “no!” e ci opponiamo con tutti i mezzi leciti che ci sono possibili e consentiti. Fra questi rientrano il fare le pulci al sionismo propagandistico di Furio Colombo, almeno finché non sarà abolito del tutto surrettiziamente l’articolo 21 della costituzione, come proprio Furio Colombo ha incominciato a fare con la “sua” Giornata della Memoria, dove delle sue opinabilissime vedute sono state imposte per legge a tutti i cittadini, sacrificando perfino la libertà di insegnamento dei docenti italiani che ormai non sono più liberi di pensarla diversamente sulla storia e sulla filosofia. Neppure il fascismo era arrivato a tanto.

Aggiunta su quella che mi sembra un’autentica grossolana idiozia cui non si sottrae neppure Furio Colombo, cosa che peraltro succede quando la causa che si sostiene è irrimediabilmente sbagliata. Nella registrazione di cui al link il senatore (ahimé) dice che D’Alema ministro degli esteri avrebbe dovuto concentrare tutta la sua attività di ministro degli esteri italiano nel cercare di ottenere la liberazione dei dei soldatini israeliani catturati in circostanze che non hanno attratto a sufficienza la mia attenzione, quasi che i milioni di morti e di feriti di questa sciagurata e sporca guerra neoimperiale di invasione e sfruttamento non siano cosa su cui valga la pena neppure di versare una lacrima. A questo ci siamo ridotti e son questi i nostri parlamentari, anche quelli dall’aria perbenista.